Recensione
Il Tizio che cammina ha rifornito le nostre Dorothy di deliziose scarpette rosse con cui tornare in Kansas. Peccato che il ka-tet non abbia la minima intenzione di tornare sui propri passi: è la Torre Nera il loro obiettivo, perché tutto serve il ka.
Ecco dunque giungere il tet a Calla Bryn Sturgis, pittoresca località che ricorda, come Stephen King stesso afferma nella postfazione, i film di Sergio Leone: quei villaggi assolati con i portici in legno, il profumo dell’erba e del fieno, quei campi faticosamente coltivati battuti dal sole, quei canyon e quelle miniere che richiamano così tanto alla memoria il primo capitolo della saga, L’ultimo cavaliere. Eppure c’è un accordo stonato, nella colonna sonora di Enrio Morricone: è la voce metallica di Andy Robot Messaggero (Molte Altre Funzioni), che una mattina annuncia al folken che i Lupi stanno tornando a prendere i loro bimbini. Alla gente del Calla altro non resta che invocare il soccorso dei pistoleri, degli ultimi eredi di Arthur Eld: e a essi altro non resta che accorrere alla chiamata, volesse anche significare giacere morti nella polvere a faccia in giù.
Non tutto il folken è d’accordo, in ogni caso: e sta al ka-tet di Roland parlare bene, magari anche con l’appoggio del pére Callahan (vecchia conoscenza dei Kingofili) il quale nasconde l’infame Tredici Nera nella sua chiesa. Il pére proviene dallo stesso dove di Jake, Eddie e Susannah, in cui, a proposito, la preziosa rosa è minacciata dalle pretese della Sombra Corporation sul terreno in cui sorge, e che appartiene a Calvin Torre.
Lupi in arrivo, metà del folken contro, la pericolosa Tredici Nera in bilico tra sonno e veglia, la rosa in pericolo: il panorama sembra già abbastanza complicato, ed ecco che Susannah non solo è incinta del demone che ha trattenuto per permettere a Jake di attraversare la sua porta e giungere da loro, ma ha anche sviluppato una nuova personalità: è Mia, che nella Lingua Eccelsa significa Madre.
Un fottuto western, questo, che trasporta dal medioevo fantasy del quarto volume quale era Mejis alle brulle terre del Calla. La prima metà scorre adagio, rallentata soprattutto dal lunghissimo racconto di Callahan, che dona quasi un sequel a Le notti di Salem, poi…si salvi chi può: la storia parte al galoppo, gli intrecci si complicano, le indagini si infittiscono, il sangue sprizza e un grosso passo viene compiuto nel cammino verso la Torre. La figura di Roland, già fantasmagorica, in questo volume raggiunge forse il suo culmine: pare quasi di averlo davanti, il duro pistolero segnato dal tempo, a ballare la Commala mentre il folken del Calla intona la canzone di Oriza. Jake cresce, finalmente, forse per sempre: è tempo per lui di lasciarsi addietro l’immaturità dei pochi anni che possiede; Eddie è tenuto a sopportare una notizia che mette a dura prova il suo legame con Susannah…la quale è nuovamente divisa in due, in un momento, questa volta, molto poco propizio.
Ed eccolo, il nuovo cardine della saga, il pére Callahan, il Vegliardo: un prete che, per essere uno squartavampiri ex-alcolista, appare abbastanza bigotto, sia lode all’Uomo-Gesù; ma nel sesto libro farà la sua porca figura.
Serve specificare che lo considero uno dei migliori libri della saga?
I libri della saga, tutti editi da Sperling&Kupfer:
- L'ultimo cavaliere (The Gunslinger, 1982 - 2003)
- La chiamata dei tre (The Drawning of the Three, 1987)
- Terre desolate (The Waste Lands, 1991)
- La sfera del buio (Wizard and Glass, 1997)
- I lupi del Calla (Wolves of the Calla, 2003)
- La canzone di Susannah (Song of Susannah, 2004)
- La Torre Nera (The Dark Tower, 2004)
- The Wind Through the Keyhole (annunciato per il 2012)
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: I Lupi del Calla
- Titolo originale: The Dark Tower V: The wolves of the Calla
- Autore: Stephen King
- Traduttore: Tullio Dobner
- Editore: Sperling&Kupfer
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: Paperback
- ISBN-13: 9788820035747
- Pagine: XIII-647
- Formato - Prezzo: Brossura, sovraccoperta - Euro 14,50
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