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8 febbraio 2019

Notre Dame de Paris - Victor Hugo

Sullo sfondo di una Parigi medievale, sinistra e tumultuante - la cattedrale di Notre-Dame è il vero palcoscenico di tutta la storia - la bella zingara Esmeralda è contesa tra il deforme campanaro Quasimodo, il malvagio arcidiacono Frollo, anima nera del romanzo, il poeta pazzo Gringoire e il nobile capitano Phoebus. Protagonista aggiunto la folla, per la prima volta al centro di un libro che mette in scena i sentimenti piú contrastati ed estremi in cui si intrecciano dramma ed epopea e in cui si confrontano il male e il bene, il bello e l'orrido e i dolorosi interrogativi dell'autore, i suoi turbamenti profondi.

Recensione

Quando pensiamo a Notre Dame de Paris, vuoi per la risonanza del cartone animato Disney, vuoi per il mondo dei musical, la prima immagine che si accende nella nostra mente è quella della bella Esmeralda e di un gruppo di accattoni meglio noti come La Corte dei Miracoli.
Ebbene non c’è niente di più erroneo di limitare la storia del Maestro, Victor Hugo, alla vicenda della zingara, del suo seguito gitano e dell’amore per il tenebroso ed affascinante Phoebus.

L’opera di Hugo si articola in ben 11 libri, suddivisi a loro volta in altrettanti capitoli, più di 500 pagine dedicate alla narrazione di un dramma, una tragicomica delirante e viscerale vicenda fatta di morti, amori proibiti, metamorfosi ed espiazione. Procediamo con ordine.
Partendo dai personaggi, è doveroso dedicare una digressione sulla possibilità di distinguerli in due tipologie: il primo gruppo è quello che chiamerei dei personaggi dinamici – coloro che compiono tra le pagine una vera e propria mutazione, una maturazione ed un cambiamento – il secondo è quello invece dei personaggi statici – coloro che nonostante il cambiamento della narrazione e dello sviluppo inaspettato della stessa, non mutano la loro natura rimanendo sempre uguali a se stessi.
Oltre a questa prima suddivisione – che potremmo definire verticale e diacronica, ossia attraversata dallo sviluppo temporale – ne segue un’altra, orizzontale questa volta e sincronica: personaggi primari, dinamici e necessari, personaggi secondari, statici e marginali.

Analizzando le due prime porzioni della suddivisione ci troviamo perciò davanti ai personaggi dinamici, primari e necessari, tra i quali troviamo assolutamente Claude Frollo, Quasimodo ed Esmeralda.

Claude Frollo, meglio conosciuto come il prete di Notre Dame, si colloca rapidamente tra le fila dei buoni sin dai primi capitoli a lui dedicati, la perdita dei genitori, l’infanzia difficile votata alla responsabilità per il fratellino minore Jean, l’amore per le arti e le scienze ed infine l’adozione del povero Quasi-modo fanno sì che il lettore sia mosso a tenerezza nei suoi confronti e legga nelle sue gesta la storia di un personaggio votato alla bontà e all’altruismo. Nel corso della narrazione però qualcosa cambia e lentamente il prete si spoglia delle limitazioni imposte dalla sua posizione sacerdotale, di quelle catene metaforiche da cui si sente stritolato, dando libero sfogo ai suoi sentimenti: è l’amore per Esmeralda, dapprima negato e represso mascherato da odio per i gitani che alla fine sfocia in un sentimento malato, nell’ossessione e nel possesso fisico della ragazza. È facile perciò capire come la sanità mentale del prete vacilli di capitolo in capitolo, lentamente Frollo diviene folle, pazzo d’amore per quella zingarella che lo rifiuta, lo detesta e lo ripudia fino alla morte. L’uomo misurato, di arti e di scienze crolla definitivamente ai piedi di Notre Dame, stroncato dalla potenza di quei sentimenti contrastanti. O mi ami o muori, le fatidiche parole che racchiudono l’aut aut davanti al quale il prete mette a dura prova la giovane Esmeralda. Il riso sardonico e brutale davanti alla tremenda scena della Piazza lo consacra alla morte certa che sopraggiunge ad un decesso già attuato interiormente da tempo.

Quasimodo, il campanaro di Notre Dame, entra in scena invece dalla parte sbagliata militando dapprima tra i cattivi. La sua ostilità verso gli uomini e la sua bestialità incondizionata fanno di lui un personaggio da limbo: è lo stesso Hugo che ce lo racconta come un uomo-animale mosso da una cattiveria primordiale verso i suoi simili. In poche pagine però la verità viene rapidamente fuori e si comprende con estrema facilità che lo stato d’animo di Quasimodo – perfetta immagine di una immanenza trascendente fermamente ancorata al suo microcosmo, il microuniverso della chiesa – è dovuto al ripudio che la razza umana ha sempre mostrato nei suoi confronti. Orbo, zoppo, muto e gobbo si scopre in realtà essere di una bontà e di una delicatezza che cozzano con le sue rigide e spigolose esteriorità, il suo animo gentile e timido, nonché poetico, lo rendono amabile al lettore – pensiamo ai lunghi discorsi fatti alle statue del campanile o alle sue campane. La sua bestialità però non tarda ad esplodere nelle situazioni di pericolo, specialmente nei momenti in cui la minaccia è rivolta alla sua bella Esmeralda. Anche lui, in un modo completamente diverso rispetto al prete, è innamorato della ragazza ma mentre il primo è animato dal desiderio e dall’ossessione di possesso, Quasimodo ha un profondo rispetto misto ad un timore pudico nei suoi confronti. La ammira e la venera da lontano, come uno spettatore silenzioso mentre Frollo la affronta vis a vis minacciandola e gridandole in faccia il suo “amore” senza mezze misure. È incredibile notare come Frollo ed Esmeralda siano gli unici amori della vita del campanaro, due antipodi che paradossalmente saranno la motivazione della fine anche del povero gobbo stesso.

Veniamo ad Esmeralda, il terzo personaggio dinamico e necessario. La sua figura fa da collante all’intera storia, ne è causa ed effetto allo stesso tempo ed innesca tutta una serie di meccanismi che alimentano la vicenda. Esmeralda è il perno centrale che muove il romanzo e ahimè interpreta dapprima il ruolo della ragazza forte e sfrontata, pronta a tutto e senza paura ma l’incontro con il bel militare de Chatepeurs converte il suo essere in una timorosa, debole e titubante fanciulla. Ricordiamo che dalla sua, la bella zingara ha solo sedici anni ma è già donna, non ha avuto tempo per l’adolescenza dovendo badare a se stessa con un’infanzia difficile e una totale assenza di figure genitoriali a rassicurarla o aiutarla nella sua crescita, indirizzandola per la retta via; eppure nonostante questo, Esmeralda è cresciuta bene, sulla difensiva nei confronti del Mondo così da essere perennemente sul “chi va là”. Dopo l’amore malato di Frollo ecco una nuova forma di amore che con la sua irruenza porta a conseguenze negative: l’amore per Phoebus nuoce alla fanciulla rendendola sì vulnerabile ma anche prosciugandola della sua forza, la tortura e la forca infatti la trovano inerme, trasformata, spettro di ciò che era in principio. Solo nelle braccia della madre riuscirà a ritornare ad essere bambina vestendo i panni che la sua età e le sue esperienze non le hanno permesso di indossare, una situazione disperata ed un monologo a dir poco straziante e viscerale della madre ritrovata dalla bella zingarella, chiudono il capitolo lasciando il lettore senza fiato e con le lacrime agli occhi.

Analizzando invece le due porzioni della seconda parte troviamo quei personaggi secondari, statici e marginali che attraversano le pagine del romanzo dando un tocco di colore con le loro vicende, vediamo Pierre Gringoire il famoso autore di misteri oppure Jean Frollo, lo sventurato e disgraziato fratello di Claude dedito ai vizi e agli ozi e poi ancora la Corte dei Miracoli che con il suo impeto gioioso colma le strade della Città Vecchia rubacchiando qui e lì ai malcapitati delle vie. Tra i personaggi secondari, un po’ per gusto personale un po’ per esigenze di classificazione, collocherei anche il bel Phoebus – che di bello ha forse solo l’aspetto, con un animo corrotto e leggero come il suo. Il classico belloccio che fa girar la testa a tutte le signorine che ricadono ai suoi piedi, mi meraviglia dunque che tra le pretendenti ci sia finita anche la bella Esmeralda, così furba ma anche così fragile allo stesso tempo.

Quello che è importante sottolineare – ed è anche ciò che rende il Notre Dame de Paris così vero – è che non troviamo dei personaggi totalmente buoni o totalmente cattivi, come accade nella realtà delle cose i protagonisti delle vicende sono ibridi, mutevoli, lunatici, cangianti ed è proprio questo che li rende umani e reali.
Il romanzo è dotato di una forza sferzante che ha l’effetto di uno schiaffo in pieno viso, sconvolge e muove il lettore agli stati d’animo più estremi: gioia, ira, dolore, sofferenza.
Solo un Maestro come Hugo poteva costruire un’opera dall’impeto così forte, una costruzione colossale che segue dei livelli ben progettati.
Lo stile altamente descrittivo segue delle logiche molto particolari, immaginando una scena come un quadro: abbiamo la composizione e dunque gli elementi che ne fanno parte con una prima visione d’insieme, segue poi la singola descrizione di ognuno di essi attraverso un parlato fluido e consequenziale come se le parole si concatenassero tra loro non lasciando spazio a incertezze o dubbi.
Una perfezione esemplare che si coglie nella scelta delle espressioni, poetiche ed estremamente forti allo stesso tempo, quasi come se Hugo scrivesse una poesia in prosa. La magia della Parigi del 1400 rapisce il lettore e lo fa volare alto tra le torri e il campanile di Notre Dame, lo fa sognare e gli fa vivere una storia unica trasformandolo in spettatore sulla scena.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Notre Dame de Paris
  • Autore: Victor Hugo
  • Editore: Grazanti
  • Data di Pubblicazione: 1994
  • ISBN-13: 9788811585435
  • Pagine: 566
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9,00 Euro






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