Recensione
Per quanto gli autori svedesi di romanzi gialli siano in Italia molto apprezzati, non tutti riescono a produrre opere di qualità. Fra i buoni romanzieri, dopo la morte di Mankell, il migliore è a mio avviso Persson che, come si può intuire dalla competenza tecnica dei suoi scritti, lavora nel campo della criminologia di cui è docente. È inoltre profiler e consulente per il ministero della Giustizia e i servizi segreti.Dopo una serie di romanzi che aveva come protagonista il capo della polizia Lars Martin Johansson, persona quantomai equilibrata, colta, capace e intuitiva, adesso Persson intrattiene il lettore con un altro detective che è esattamente l'opposto del primo. Si tratta del commissario Evert Bäckstrom, uomo rozzo, presuntuoso, razzista, manipolatore e egoista. Sempre sul punto di venire accusato di corruzione, riesce sempre a farla franca grazie al suo fiuto e alla sua fortuna. Il fatto che riesca nonostante i suoi difetti a risolvere i casi a lui affidati è dovuto in gran parte all’abilità della sua squadra di investigatori molto affiatati fra loro. Dato che gli svedesi non raggiungono i dieci milioni, è probabile che i componenti delle forze di polizia per la gran parte si conoscano e possano interagire fra loro al meglio, conoscendo pregi e difetti dei colleghi con cui devono confrontarsi.
Ciò che si apprezza nei romanzi di Persson è l’originalità e la credibilità dell’intreccio. In La donna che morì due volte la vicenda parte dal ritrovamento dei resti di un cadavere la cui morte risale a cinque anni prima. La vicenda ha però risvolti curiosi, in quanto dall’esame del DNA risulta che le spoglie sarebbero quelle di un individuo di sesso femminile già dato per morto dodici anni prima nello tsunami che si era abbattuto sulla Thailandia. Sotto alcuni aspetti, pertanto, si potrebbe parlare di un cold case, nell'accezione più ampia del termine, dato che occorre riaprire il caso della prima donna dichiarata morta.
Persson, con la sua ironia, si diverte a prendere bonariamente in giro il pubblico ministero che, pur non avendo competenze specifiche, vuole gestire in prima persona le indagini a cui deve sovraintendere.
Dato che la figura centrale dell’indagine è quella del commissario Bäckstrom, sarebbe opportuno che il lettore avesse già imparato a conoscerlo dai precedenti romanzi per apprezzarlo compiutamente. Tuttavia, dato che Bäckstrom tende sempre a defilarsi il più possibile nel lavoro e ad arroccarsi sui propri preconcetti, non si può parlare di lui come l’unico protagonista. Nelle indagini intervengono, infatti, tutti i componenti della squadra investigativa e, in particolare, si staglia la figura della detective Annika Carlsson, braccio destro del commissario e culturista senza inibizioni.
In definitiva La donna che morì due volte è un romanzo scorrevole, originale, divertente e, allo stesso tempo, impeccabile sotto l’aspetto tecnico-procedurale da cui si evince, pertanto, la competenza dell’autore senza che, peraltro, le conoscenze di cui fa mostra in materia appesantiscano la trama ma, anzi, rendendola più realistica.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La donna che morì due volte
- Titolo originale: Kan man dotva ganger?
- Autore: Leif GW Persson
- Traduttore: Katia De Marco
- Editore: Marsilio
- Data di Pubblicazione: ottobre 2018
- Collana: Farfalle
- ISBN-13: 9788831729857
- Pagine: 480
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 18,00
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