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8 ottobre 2018

Il Rapporto Pelican - John Grisham

Due giudici, un veterano della Corte suprema e l'ultimo eletto nel gotha della giustizia americana, vengono assassinati nella stessa notte. L'FBI non ha alcun indizio. Ma una giovane studentessa in legge sta compiendo una lunga ricerca relativa ai casi ancora pendenti presso le corti che la metterà sulle tracce del duplice assassino. Ne verrà fuori un rapporto dettagliato su un insospettabile strettamente legato ai vertici dello Stato.

Recensione

Se con L’uomo della pioggia, John Grisham, mi aveva colpito per la sua chiarezza di linguaggio e per la sua capacità di ridurre ai minimi termini la complessa nomenclatura giuridica, con Il Rapporto Pelican mi ha invece destabilizzato.

Un libro sicuramente avvincente e con una trama molto fitta, costruita nei minimi dettagli ed intrecciata in maniera egregia ma lo stesso non si può dire per l’andamento della narrazione: arrivata alla metà del romanzo mi sono ritrovata a perdere il filo del discorso, chi è chi e chi fa cosa? Troppi personaggi presentati in maniera discontinua all’interno dei capitoli e soprattutto troppe figure che, nonostante si susseguano, passano dal nome proprio al soprannome – forse la presenza di un glossario avrebbe aiutato a tenere il passo.

Superata la mia prima incertezza sui personaggi, veniamo alla struttura della storia in sé: la ragazza da salvare, il manoscritto da preservare ad ogni costo in nome della verità, i cattivi che incombono, la corruzione dilagante tra le malefatte del governo ed un sicario che si sporca le mani per chi non può; il tutto sommato alla presenza della Cia e della Stampa che ossessionata dalla verità cerca di guadagnarsi la notizia in prima pagina. Elementi, questi, che tra loro funzionano ma a non avermi convinto è il modo in cui il famigerato Rapporto Pelican entra in scena – una studentessa di legge appassionata di questioni insolute che scrive un rapporto su quanto accaduto a due giudici della Corte Suprema, assassinati misteriosamente a distanza di poco tempo in circostanze insolite – vada per la ragazza che dà sfogo alla sua bravura ma come è possibile che tale documento dall’essere UN semplice rapporto diventi improvvisamente IL Rapporto? Bravura, conoscenze ed agganci giusti, tutto giustissimo ma è la credibilità che il Rapporto indossa con una facilità disarmante a lasciarmi spiazzata – in fin dei conti Darby Shaw, questo il nome della studentessa di legge, non è nota alla Casabianca, nessuno la conosce al di fuori del microuniverso della facoltà di Legge.
Eppure il suo lavoro tocca le scrivanie giuste ed arriva rapidamente a destinazione.
Un fulmine a ciel sereno e tutto viene messo in discussione: dalla sua il romanzo ha sicuramente l’intenzione di rivalutare l’importanza e soprattutto la forza della parola, tramite il Rapporto, tramite la Stampa, la parola diventa sinonimo di veridicità ed ecco che una penna, una macchina da scrivere o un pc diventano più letali di una pistola. La parola diventa un’arma ed è capace di uccidere, di distruggere e di avviare una rivoluzione sociale e politica.

Il Rapporto Pelican è perciò il vero protagonista del romanzo, non Darby, non Gray Grantham – il giornalista del Washigton Post – non il Presidente degli Stati Uniti, non i politici corrotti. Innegabile però il ruolo fondamentale di tutti i personaggi che colorano la trama e vi aggiungono quel poco che basta a completare un disegno perfettamente costruito - nel quale però avrei gradito una maggiore fluidità in quella parte centrale dove ad un certo punto sembra presentarsi quasi una stasi; leggiamo delle peregrinazioni di Darby che sembra andare ovunque ed in nessun luogo, il che va bene ma non per un numero troppo elevato di pagine che altrimenti finisce per arrestare il passo veloce della lettura.

Una parola va spesa poi proprio per il personaggio di Darby che si fa protagonista di un percorso introspettivo – di cui però noi non attraversiamo tutte le fasi, considerando il fatto che non ci troviamo davanti ad una narrazione onnisciente – una metamorfosi che è comunque possibile cogliere di paragrafo in paragrafo imparando a leggere tra le righe. Tutto quello che non viene detto apertamente è raccontato velatamente negli spazi bianchi tra le pagine. Dobbiamo diventare lettori attenti alle sfumature per apprezzare tutti i colori dei Rapporto Pelican di Grisham. Un testo controverso ma deciso, una storia forte che dà tanto al lettore e che nella parte finale accelera nuovamente la narrazione smorzando quella stasi-itinerante (intesa come loop narrativo) in cui cadiamo per pochi capitoli.
Nonostante le perplessità però, il libro merita almeno 4 stelle e il genere legal thriller continua ad attirare la mia attenzione. Il romanzo si conclude dando al lettore tutte le risposte alle domande che si diramano tra le pagine del libro, così da farlo sentire soddisfatto della lettura.
La costruzione psicologica dei protagonisti in alcuni punti eccelle per merito ma in altri punti viene sacrificata per dare spazio alla “vicenda dei pellicani”.
Difficile raccontare un libro di questo calibro senza svelare troppo della trama. Un testo controverso ma sicuramente una grande prova di Grisham.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Il Rapporto Pelican
  • Autore: John Grisham
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: ultima edizione 2016
  • Collana: Oscar bestsellers
  • ISBN-13: 978-8804667643
  • Pagine: 392
  • Formato - Prezzo: Brossura - 10,60 Euro

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