Recensione
L’autore di Donne col rossetto nero, Alessandro Defilippi, è medico e psicoterapeuta, non stupisce, quindi, che i colpevoli dei delitti in questo giallo siano degli psicopatici, secondo il principio che è bene scrivere solo ciò di cui si è competenti.Nessun assassino sarebbe tanto difficile da scoprire di un serial killer con doppia personalità e forse mai l'investigatore di questa storia potrebbe riuscire a catturare il colpevole, se questi non fosse troppo pigro per andare a cercare le vittime fuori dalla cerchia delle sue conoscenze più intime, lasciando inoltre sul corpo delle vittime un astuccio d’argento porta trucchi che presenta
un fiore simile a un elmo appiattito dai petali blu scuro, con una sottile pelosità biancastra
mentre il viso delle vittime
era coperto da una pesante patina di cipria scura in contrasto con il bianco latteo del collo. Gli occhi erano orlati da strati e strati di ombretto di vari colori, viola, nero, blu scuro, fino a una lunga striscia rossa che, superate le sopracciglia, arrivava ad attraversare la fronte. Anche le labbra erano truccate. Nero, un rossetto nero. Una maschera.
Palcoscenico del racconto posto nei primi anni cinquanta sono i caruggi di Genova. Il protagonista è il colonnello dei carabinieri Anglesio, ossessionato dalla scomparsa della moglie presunta morta per essere precipitata in mare con l'auto quando aveva poco più di trent’anni, ma il cui corpo non era mai stato rinvenuto. La moglie soffriva di disturbi mentali per cui era stata talvolta ricoverata in ospedali psichiatrici.
La complessa figura del detective Anglesio è l’unica nota discretamente originale di un giallo il cui intreccio risulta già ampiamente sfruttato in altri romanzi e anche in diversi film, fra cui il più famoso è probabilmente Psyco di Hitchcock. Anche il colpevole è subito ben individuabile, né l'autore si preoccupa di depistare troppo il lettore, limitandosi ad un colpo di scena finale già scontato dai lettori smaliziati.
Peraltro il racconto è scorrevole e accattivante, e appaiono ben caratterizzati i personaggi, specie il protagonista, vedovo della moglie e preoccupato che Letizia, la sua attuale giovane fidanzata, possa essere presa di mira dal serial killer di altrettante giovani e avvenenti donne.
Viene da chiedersi, per entrare in sintonia con l'attività psicoanalitica dell'autore, quanto si rispecchino nel protagonista le fantasie dell'autore stesso, dato che in molti uomini di mezza età alberga il desiderio di avere una bella fidanzata con metà dei propri anni, tanto più quando la donna in questione oltre che avvenente viene descritta come sensibile, affettuosa, ricca e intelligente, tante qualità, insomma, che potrebbero far innamorare qualsiasi uomo e quantomeno solleticare il suo Ego.Ma Anglesio sente (o immagina di sentire) la presenza di fantasmi intorno a sé e presume che si aggiri nel suo appartamento quello della ex moglie, perché ogni tanto, in caso di necessità, trova la porta di casa già aperta e, se li ha gettati alla rinfusa, rinviene i propri vestiti ben piegati e stirati, tanto che verrebbe da pensare che, ad averne di fantasmi così che girano per casa, anche la vita di ognuno sarebbe facilitata.
In fondo, più che alla ricerca del colpevole, nel romanzo ci si appassiona maggiormente alla vita privata del colonnello Anglesio e, insieme a lui, viene da chiedersi se la moglie sia veramente morta, dato che il corpo non è mai stato rinvenuto, e se la fidanzata, invece, non sia troppo disponibile a concedere le proprie grazie ad uomini attempati appena conosciuti, anche se, a parziale giustificazione, essi si presentano molto distinti, assolutamente fascinosi e di indubbia utilità contingente.
Giudizio:
+3stelle+ e mezzaDettagli del libro
- Titolo: Donne col rossetto nero
- Autore: Alessandro Defilippi
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2017
- Collana: Stile libero
- ISBN-13: 9788806233648
- Pagine: 265
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 17,50
Gentile Emerson,
RispondiEliminala ringrazio per la sua recensione che mi è stata appena segnalata. Posso solo dirle che la mia attività di psicoanalista non è legata alle mie fantasie personali, nonostante io sia indubbiamente anche oltre la mezza età. Direi che la relazione giovane donna-uomo più anziano sia un topos letterario e mitico. Magari un luogo comune, ma, si sa, le cose banali sono tali perché vere. Ancora grazie per l'attenzione. Spero di risentirla.
adf