Recensione
In Tu che sei di me la miglior parte vengono raccontati i primi diciotto anni di vita del protagonista, Tommy Bandiera. Tommy ha perso il padre da piccolo e forse è a causa di questo, o per uno di quei casi fortuiti che si verificano durante l'esistenza, che viene a crearsi un legame speciale con Raul, il suo carismatico amico per la pelle, e Ester, la prima ragazza da cui rimane folgorato, entrambi di fatto orfani di padre.Tenuto conto che il linguaggio utilizzato dall’autore è tipicamente giovanile, come lo è anche il tipo di umorismo, nonché l’interesse per la musica rock ed il calcio, e dato che è normale avere avuto a scuola un amico del cuore ed essersi innamorati della prima bella ragazza incontrata, potrebbe sembrare che questo romanzo di formazione sia destinato ad interessare un pubblico composto prevalentemente di giovani. C’è da sperare, tuttavia, che nessun ragazzo voglia crescere affrontando le stesse esperienze di Tommy. Egli, infatti, si associa agli ultras della squadra di calcio locale e si dedica ad atti di violenza e teppismo nei confronti delle squadre avversarie. Inoltre, al fine di potersi permettere quelle cose che tanto piacciono ai giovani e che consentono loro di sentirsi autonomi, non si accontenta della solita paghetta che gli rilascia mensilmente la madre, ma si dedica allo spaccio di droghe leggere di cui lui stesso fa largo uso.
Anche procedendo verso la maggiore età Tommy non prova alcun rimorso per le sue azioni violente e delinquenziali -ancorché meno violente e delinquenziali di quelle dei suoi compagni- e la carenza di valori da parte di Tommy è probabilmente da imputare all'assenza del padre e alla poco propositiva ancorché amorevole figura materna, impegnata a rifarsi una vita sentimentale.
Buona la caratterizzazione dei personaggi, ma un discorso a parte merita la bella Ester che mette in guardia Tommy dall’innamorarsi di lei perché, secondo quanto asserisce, pur non volendo lei si sente destinata a far male a chi le sta vicino. Mi sembra che l’autore abbia voluto ritagliarle un atteggiamento da donna fatale che mal si addice a una diciassettenne. Poi, si sa, se una ragazza promette il cuore a qualcuno per poi tradirlo subito dopo, per quanto dica di “non voler far del male” è chiaro che male lo fa e anche coscientemente. Pertanto le sue parole sembrano soltanto un maldestro tentativo di scaricare anticipatamente la propria coscienza da colpe future, quasi che si preoccupi unicamente di non dover neanche sostenere il peso del rimorso per eventuali cattive azioni. Se Ester rappresenta la "miglior parte" del protagonista, come recita il sonetto di Shakespeare che le dedica Tommy, sorge una notevole perplessità circa la capacità di valutazione del prossimo da parte di Tommy.
Il romanzo è scorrevole e vivace ma si può rimanere delusi se ci si aspetta di trovare in esso la leggerezza e l’originalità che caratterizzavano Jack Frusciante è uscito dal gruppo a cui l’autore deve la sua popolarità. Inoltre il messaggio che lancia sembra quello per cui il delitto paga e, per quanto purtroppo la realtà sia spesso questa, non direi che sia positivo, tenuto anche conto che il destinatario del romanzo sembrerebbe essere un pubblico non ancora abbastanza maturo da non rischiare di lasciarsene influenzare.
Giudizio:
+3stelle+ e mezzaDettagli del libro
- Titolo: Tu che sei di me la miglior parte
- Autore: Enrico Brizzi
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 2018
- Collana: Scrittori italiani e stranieri
- ISBN-13: 9788804678861
- Pagine: 546
- Formato - Prezzo: Rilegato con copertina - Euro 20,00
Un libro che ho caricato sul kindle e che voglio leggere entro l'estate!