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14 giugno 2018

Giallo Van Gogh - Marianne Jaeglé

Auvers-sur-Oise, luglio 1890. Vincent Van Gogh torna dal campo dove è andato a dipingere, barcollando, ferito a morte. Non ha tentato di suicidarsi, come si crede comunemente. Gli hanno sparato. Ispirato alle scoperte degli storici Steven Naifeh e Gregory White Smith, questo romanzo ripercorre in modo purista gli ultimi due anni della vita del pittore e ne interroga la tragica fine. Chi è responsabile della sua morte? Perché l'ha ucciso? Come è durata la leggenda del suicidio per centoventi anni?Mostrando Vincent Van Gogh alle prese con il suo tempo, con quelli che lo circondano e con la creazione, il romanzo rende giustizia a un uomo eccezionale condannato a morte.

Recensione

La traduzione del titolo originale del libro di Marianne Jaeglé,che è una biografia romanzata degli ultimi anni di vita di Van Gogh, è Vincent viene ucciso.
Ma il titolo originale,  basato sulle conclusioni cui sono giunti i due studiosi americani Naifeh e White Smith, appare troppo banalmente rivelatore della teoria appoggiata dall’autrice e la casa editrice L’asino d’oro ha ritenuto opportuno modificare il titolo in Giallo Van Gogh, giocando sul doppio significato che viene ad assumere il termine “giallo” per stuzzicare la curiosità del lettore.
Stante, quindi, che risulta un "giallo" la morte del celebre pittore, come curiosità si può aggiungere che è recente la notizia che il “giallo” usato da Van Gogh per dipingere i suoi famosi girasoli sarebbe instabile alla luce, facendo virare gradualmente il colore verso il marrone.

Lasciamo ai lettori valutare se effettivamente Vincent Van Gogh possa essere stato ucciso e limitiamo la nostra analisi al racconto degli ultimi due anni di vita del pittore olandese.
Tutti sappiamo che Van Gogh aveva disturbi mentali tendenti alla schizofrenia e all’autolesionismo e, pertanto, era stato più volte ricoverato in istituti psichiatrici.
Tuttavia il ritratto che l’autrice fa dell'artista è quello di un uomo semplice e buono che viveva spartanamente e disposto a offrire quel poco che possedeva quando incontrava persone apparentemente più bisognose di lui, come quando si priva degli ultimi cinque franchi, ottenuti con difficoltà dalla svendita di un quadro e che gli servivano per comprare da mangiare, per regalarli ad una prostituta incontrata per caso e madre di un bebé. Un uomo, quindi, quasi in odore di santità, secondo l’autrice, che veniva spesso dileggiato dai giovani che, si sa, sono talvolta crudeli con chi sentono diverso.

Tuttavia questa rappresentazione che l’autrice dà di Van Gogh è parzialmente in contrasto con la biografia tradizionale del pittore in cui viene sottolineata la grande cultura di Vincent Van Gogh, figlio di un pastore protestante, che conosceva tre lingue e leggeva molto.
Si era dedicato alla religione, al commercio di opere d'arte e aveva inoltre frequentato scuole di pittura, anche se non si riconosceva nei loro insegnamenti. Non era quindi un sempliciotto e a lui calzerebbe, come viene detto nella postfazione, quanto affermava di se stesso Picasso: “a dodici anni dipingevo come Raffaello, però ho impiegato tutta una vita a imparare a dipingere come un bambino.”

Talvolta, tuttavia, il comportamento del pittore risultava sventato proprio come quello di un bambino.
Gauguin, ad esempio, durante la loro convivenza si irritava molto per il fatto che non provvedesse a chiudere i tubetti di colore e a pulire i pennelli dopo aver finito di dipingere, rischiando di rovinare gli uni e gli altri.
Per quanto riguarda la famiglia d’origine, l’autrice si limita a dire che Vincent si sentiva in qualche modo schiacciato dall’aver ricevuto lo stesso nome del primogenito morto, quasi fosse una maledizione e che il rapporto con il fratello minore, Theo, era strettissimo, tanto che era lui a finanziare come e quando poteva Vincent.
Non viene però approfondita la motivazione di un rapporto tanto profondo e perché invece fosse pressoché assente quello con l’altra sorella e l’ultimo fratello che poi sarebbe morto suicida.
In compenso l’autrice non si astiene dal biasimare Gauguin, ritenuto troppo preso da se stesso per saper condividere l’amicizia con Van Gogh e anche in competizione con l’amico che l’ospitava a Arles, in Provenza, nella famosa Casa Gialla (cfr. foto del dipinto).

Pare che Vincent non avesse proprio un buon carattere, come invece sembra sostenere l’autrice, tanto che una volta avrebbe tirato un calamaio addosso a Gauguin. Sul fatto, però, che Paul Gauguin fosse un donnaiolo, egoista e opportunista non ci possono essere dubbi.

La Jaeglé non si sofferma troppo neanche a parlare della tecnica del colore utilizzata da Vincent, tecnica che però è invece trattata nella interessante ma non sempre facile lettura della postfazione al romanzo di Anna Maria Panzera. La curatrice  riporta alcune delle affermazioni inserite nelle tante lettere spedite dall'artista al fratello Theo, come: “… il pittore del futuro sarà un colorista come non si è ancora mai visto …” e ancora: “Il vero disegno è modellare con il colore.”
Tanto complessa risulta la postfazione di Anna Maria Panzera nella descrizione della tecnica di Vincent Van Gogh come pittore, tanto lineare la scrittura di Jaeglé nel raccontarci in modo forse troppo semplicistico, e per tale motivo non sempre condivisibile, la sua personale immagine di Van Gogh come essere umano.
E' peraltro interessante il contrasto fra la lunga e piuttosto tecnica postfazione di Anna Maria Panzera, che pone Van Gogh insieme a Cezanne quali "iniziatori del moderno", rispetto al racconto di Marianne Jaeglé, che appare, invece, piuttosto riduttivo della complessa personalità del pittore.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Giallo Van Gogh
  • Titolo originale: Vincent qu'on assasine
  • Autore: Marianne Jaeglé
  • Traduttore: Maria Letizia Fanello
  • Editore: L'asino d'oro
  • Data di Pubblicazione: giugno 2018
  • Collana: Omero - narrativa
  • ISBN-13: 9788864424599
  • Pagine: 320
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,00

1 commento:

  1. Grazie della recensione, tra le più approfondite lette finora. Avete ragione sulla postfazione, ma se la Stamberga dei Lettori vorrà sciogliere qualche dubbio o qualche curiosità, eccomi disponibile!

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