Recensione
Caso editoriale del 2016 per gli evidenti riferimenti al clan Manson e agli omicidi di cui si rese autore, Le ragazze di Emma Cline è prima di tutto un libro furbo, in grado di nascondere la sua banalità dietro a una scrittura eccessiva e barocca che o si odia o si ama.
Nella prosa della Cline c'è troppo di tutto: troppi aggettivi, troppe metafore, troppi tentativi dozzinali di poesia. E' un susseguirsi di frasi come questa:
Everyone was healthy, tan, and heavy with decoration, and if you weren't, that was a thing too-you could be some moon creature, chiffon over lamp shades, on a kitchari cleanse that stained all your dishes with turmeric.
infilate giù per la gola del lettore una dietro l'altra, senza che gli venga lascaito il tempo di respirare.
Forse in dosi inferiori avrei potuto trovare questo tipo di scrittura poetica ma così com'è, suona solo molto pretenziosa.
E' quest'ultimo uno dei pochi pregi del romanzo. L'autrice davvero cattura il cuore dell'epoca in cui è ambientato il racconto, perfettamente rappresentata dalla foto di copertina dell'edizione originale, con le due ragazze indolenti e sfocate, prese a parlare di pace e amore senza dare un vero significato alle parole.
Una volta rimossa questa patina di prosa sovrabbondante, cosa rimane?
Al centro del racconto c'è un'adolescente particolarmente insicura, senza amici e con genitori divorziati, che subisce il fascino di una ragazza più grande e più cool , il cui unico scopo nella vita sembra quello di rompere le regole.
Quasi inevitabilmente, il desiderio di integrarsi e il fastidio verso i genitori che tipicamente emerge a quest'età prendono il sopravvento su quel pallido senso dell'etica o della morale che un'adolescente trascurata avrebbe potuto avere.
Per una ragazza come Evie, disperatamente in cerca di attenzione, l'atteggiamento di superiorità distaccata di Suzanne e la possibilità di essere finalmente integrata in un gruppo hanno un potere d'attrazione molto maggiore del leader stesso del gruppo, Russel, che dovrebbe essere il motore degli eventi.
Ecco perché Russel rimane spesso in secondo piano, una figura tanto minacciosa quanto finta, priva per il lettore del fascino che indubbiamente esercitava sul suo gruppo di ragazze perdute, in quanto raccontato da un Evie adulta e disincantata, in grado di riconoscere nella propria insicurezza la vera ragione del successo di figure manipolatrici come questa.
In effetti il libro è intitolato Le ragazze e non "Il culto" o "L'orrido omicidio di Cielo Drive" e questo già dovrebbe fornire un'indicazione chiara sulla strada che intende prendere l'autrice.
Ancora meglio forse, avrebbe potuto intitolarsi "La ragazza", visto che il focus della narrazione è quasi esclusivamente su Evie, l'unico soggetto con cui la Cline sembra a suo agio. Il senso di disagio e inadeguatezza che caratterizzano l'adolescenza, il desiderio di "qualcosa di più", per quanto indefinito esso sia: questi sono i temi ai quali l'autrice è interessata e con essi si confronta ripetutamente attraverso l'intero romanzo.
Delle altre ragazze, in realtà, abbiamo solo fugaci impressioni; uno spazio un po' più rilevante viene dato a Suzanne, in quanto oggetto dell'adorazione di Evie, ma si tratta per lo più di accenni sparsi. Nessun tentativo viene fatto per esplorare il loro passato e le loro motivazioni, temi evidentemente troppo complessi per essere affrontatati dall'autrice.
Ci sono, a onor del vero, sporadici accenni a riflessioni più ampie: queste sono ragazze che rifiutano di accettare il ruolo secondario di moglie e madre che la società impone loro; ragazze stanche di essere trattate con paternalismo e di essere oggetto di molestie tanto comuni quanto casuali che, ironicamente, finiscono preda di un uomo che finge di dar loro l'attenzione che cercano.
L'autrice prova quindi a tracciare i contorni di questa depravata forma di ribellione ma ci riesce solo a metà, non ne afferra tutte le complessità e quindi abbandona l'impresa, eliminando Evie dal centro della scena ogni volta che gli eventi si fanno più seri. La Cline non sembra in grado di gestire la rapida discesa all'inferno, la follia senza cuore, non può nemmeno incominciare a capire Russel/Manson e quindi nemmeno ci prova, riducendo quindi il suo romanzo all'ennesima storia di un'adolescente ribelle.
Mi chiedo quindi perché la scrittrice abbia scelto un soggetto tanto complicato da affrontare. L'ipotesi più facile, come sempre, è che ella abbia intuito il clamore che un libro teoricamente ispirato da Charles Manson avrebbe potuto suscitare e abbia deciso di sfruttare la pubblicità gratuita ma è anche possibile che abbia semplicemente trovato l'argomento affascinante senza rendersi conto di essere troppo immatura per scriverne.
Il risultato è un libro leggibile ma appesantito da una prosa a tratti nauseante, abbastanza interessante da essere letto fino alla fine ma non abbastanza brillante da lasciare il segno.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Le ragazze
- Titolo originale: The Girls
- Autore: Emma Cline
- Traduttore: eliminare campo se il libro è italiano
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 7 settembre 2016
- Collana: Stile Libero Big
- ISBN-13: 9788806226169
- Pagine: 340
- Formato - Prezzo: brossura - Euro
Ciao! Credo che questo sia l'unico parere negativo che io abbia letto su questo romanzo, che infatti ho in wishlist. Mi dispiace non ti sia piaciuto :(
RispondiEliminaÈ la prima recensione negativa che leggo su questo libro, e sono preoccupata perché ciò che hai scritto sullo stile mi fa venire in mente Virginia de Winter (troppo di tutto), che reggo a piccolissime dosi D:
RispondiEliminaPerò il libro ce l'ha mia sorella, quindi se mai dovessi decidermi a leggerlo non mi costerebbe nulla XD
Probabilmente è una questione di aspettative.
RispondiEliminaDi libri sulle complessità adolescenziali ce ne sono a bizzeffe e non mi pare che questo aggiunga nulla di nuovo. Non scrive cose sbagliate, anzi, e posso capire che molte ragazze/donne ci si siano ritrovate ma non vedo niente di originale che possa giustificare il clamore.
L'elemento originale poteva arrivare dal legame tra la protagonista e la setta chiaramente ispirata a quella di Charles Manson ma l'autrice è rimasta a mio parere troppo ai margini dell'argomento, pochi e facili accenni, nessuna vera comprensione del fenomeno.
Il fatto poi che la prosa sia sovrabbondante è una critica che ho ritrovato in molte recensioni in lingua originale. Può essere che la traduzione italiana smorzi l'effetto.