Recensione
C’era una volta in Galizia una ricca e potente famiglia aristocratica, quella dei marchesi Muniz de Davila, a cui nessuno osava mai opporsi, tant’è che poteva spadroneggiare a suo piacimento sul territorio senza che la polizia osasse intervenire.
Quando il capo famiglia morì, il potere e la ricchezza passarono nelle mani di Alvaro, il maggiore dei tre figli.
Alvaro, a differenza del padre, non era arrogante né convinto della propria superiorità sulle classi meno abbienti, ma cercava di fare sempre la cosa più giusta, come la coltivazione della vite per la produzione di vino, che poteva dare lavoro ai suoi compaesani, oltre aumentare il patrimonio famigliare. Peraltro Alvaro trascorreva metà della sua vita a Madrid dove aveva sposato un altro uomo, Manuel Ortigosa, scrittore molto popolare e apprezzato.
Piuttosto che come un romanzo giallo, Tutto questo ti darò si configura a mio avviso come una favola per adulti ambientata ai nostri giorni, in quanto caratterizzata da troppi elementi irrealistici.
Ciò premesso, il romanzo inizia con la polizia che bussa un giorno alla porta di casa di Manuel Ortigosa, cinquantenne scrittore di best-seller, per comunicargli la morte in un incidente stradale di Alvaro Muniz de Davila. Manuel, oltre a venire a sapere in quella circostanza di essere l’erede dei possedimenti in Galizia del suo sposo, inizia a scoprire che Alvaro aveva una doppia vita: quella che trascorreva a Madrid con lui e quella che di nascosto passava in Galizia con la scusa di impegni di lavoro.
Subito dopo la morte del marchese Muniz de Davila, avvenuta tre anni prima dell’incipit del romanzo, anche Fran, il fratello minore di Alvaro, era morto in circostanze poco chiare, ma si era preferito far credere alla gente che fosse rimasto ucciso da una overdose di stupefacenti. La polizia non aveva ritenuto opportuno indagare, non volendo andare contro i desideri della potente famiglia Muniz de Davila, né per questa morte né, successivamente, per quella di Alvaro, avvenuta apparentemente in seguito ad un incidente stradale, ma in realtà dovuta ad un’emorragia causata da una ferita da taglio.
;Saranno solo Manuel Ortigosa, in qualità di erede, Nogueira, tenente in pensione della Guardia Civil, e padre Lucas, un prete già compagno di scuola di Alvaro, a dar corso a delle vere indagini per scoprire il colpevole degli omicidi.
Le parole che danno il titolo al romanzo sono tratte dal vangelo di Matteo e, per la precisione, sono quelle pronunciate dal diavolo per tentare Gesù mentre digiuna nel deserto: "Tutte queste cose ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai."
È anche il senso della frase che il marchese Muniz de Davila aveva rivolto al figlio Alvaro per convincerlo ad occuparsi della gestione del patrimonio familiare, a condizione che lui tornasse a vivere in Galizia, si sposasse con una ragazza di buona famiglia e rispettasse le apparenze e le altre convenzioni nobiliari.
Un matrimonio di convenienza è assolutamente abituale tra nobili. Pensa al mio con tua madre: è il miglior esempio che un accordo del genere possa essere conveniente per entrambi. Tu potrai concederti ogni tanto una scappatella a Madrid, a prendere una boccata d’aria.
Alvaro aveva in effetti rifiutato la proposta del padre, anche se alla sua morte, in qualità di figlio maggiore aveva ricevuto ugualmente il patrimonio immobiliare ed il titolo nobiliare che gli spettava.
Il romanzo tratta alcuni temi scabrosi, quali l’omofobia e la pedofilia del clero. Tali argomenti portano involontariamente in secondo piano il movente piuttosto labile degli omicidi di cui è costellato il romanzo.
Riesce difficile al lettore seguire la logica per arrivare a scoprire l'identità del colpevole che, come avviene solo nelle favole, sembra aver sfruttato di volta in volta circostanze particolarmente fortunate per uccidere le sue vittime, riuscendo ad essere sempre al posto giusto nel momento giusto e senza testimoni di sorta.
Ma il vantaggio derivante all’assassino da queste morti è talmente futuribile e aleatorio da non poter essere preso in considerazione dai tre investigatori che si pongono sulle sue tracce.
L’autrice è indubbiamente brava a nascondere le carenze logiche del romanzo, focalizzando l’attenzione del lettore soprattutto sulla saga della nobile famiglia Muniz de Davila, i cui componenti risultano dotati quasi tutti di personalità complessa e malsana.
Ma talvolta, per sopperire alla mancanza di logica e per cercare di coinvolgere il lettore, enfatizza eccessivamente i sentimenti dei personaggi. Fa sorridere leggere che perfino il rude e omofobo tenente Nogueira della Guardia Civil, che durante la sua carriera si era imbattuto nei crimini più feroci, si sciolga in pianto al racconto di un abuso sessuale su un minore avvenuto alcuni decenni prima da parte di un frate.
In una favola si può sorvolare sulle incongruenze della trama, ma in un romanzo giallo, che dovrebbe seguire un filo logico per arrivare alla scoperta del colpevole, sorgono giustamente molte perplessità.
Come romanzo, Tutto questo ti darò risulta inoltre un po’ troppo ridondante di buoni sentimenti da parte dei personaggi positivi, mentre quelli negativi appaiono particolarmente perfidi e falsi.
Non stupisce che i maggiori elogi all'autrice siano stati espressi da un pubblico femminile alquanto avanti con gli anni. Tuttavia il racconto è scorrevole e, come in ogni favola, i buoni vincono, mentre i cattivi, hanno la giusta punizione al termine delle oltre cinquecento pagine di cui è composto il romanzo.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo:Tutto questo ti darò
- Titolo originale: Todo esto te daré
- Autore:Dolores Redondo
- Traduttore:Ascanio Temonte
- Editore:DeA Planeta
- Data di Pubblicazione:2017
- ISBN-13:9788851153274
- Pagine: 572
- Formato - Prezzo: Rilegato con copertina - Euro 16,50
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