15 gennaio 2018

Augusto - John Edward Williams

Uno dei migliori romanzi storici di tutti i tempi e un capolavoro della letteratura americana contemporanea, Augustus è uno scavo psicologico profondo e intimo che fa riflettere sulla solitudine che si nasconde dietro al potere. Sono le Idi di marzo del 44 a.C quando Ottaviano, diciottenne gracile e malaticcio ma intelligente e ambizioso quanto basta, viene a sapere che suo zio, Giulio Cesare, è stato assassinato. Il ragazzo, che da poco è stato adottato dal dittatore, è quindi l’erede designato, ma la sua scalata al potere sarà tutt’altro che lineare. John Williams ci racconta il principato di Ottaviano Augusto e i fasti e le ambizioni dell’antica Roma attraverso un abile intreccio di epistole, documenti, diari e invenzioni letterarie da cui si scorgono i profili interiori dei tanti attori dell’epoca, i loro dissidi, le loro debolezze: l’opportunismo di Cicerone, la libertà e l’ironia di Orazio, la saggezza di Marco Agrippa, la raffinata intelligenza di Mecenate, ma soprattutto l’inquietudine di Giulia, una donna profonda e moderna, che cede alla lussuria quanto alla grazia. In Augustus, che valse all’autore il National Book Award nel 1973, protagonista è la lingua meravigliosa di Williams che ci restituisce a pieno lo spirito della Roma augustea. Un capolavoro della narrativa americana che, fra ricostruzione storica, finzione e perfezione stilistica, non manca mai di dialogare con il presente, e in cui la grande storia è lo spunto per riflettere sulla condizione umana, sulle lusinghe del potere e sulla solitudine di chi lo esercita.

Recensione

Nella statuaria creata dalla propaganda di regime, pur mantenendo un’omogeneità di fondo nella fisionomia dei tratti, nascono e si diffondono diverse immagini del primo principe, Ottaviano Augusto. Anche dalle lettere da cui è formato ‘Augustus’ emergono i vari volti di una persona che il destino ha trasformato da individuo a incarnazione del potere: Augusto rappresenta il momento in cui un attributo, augustus, il rifondatore, diventa l’appellativo riservato alla carica suprema, la maschera ufficiale del potere stesso.

Dalle lettere che l’autore immagina scritte tra personaggi che hanno formato la famiglia e l’entourage di Ottaviano, da Agrippa a Livia a Mecenate, o dal diario della prigionia di Giulia, la figlia prodiga di sé e vittima dell’azione moralizzatrice dello stesso padre insieme al poeta Ovidio, affiora una personalità multiforme e complessa, padre, anche della patria, premuroso e affettuoso e insieme cinico e pragmatico governante, uomo coraggioso e lungimirante eppure anche disilluso e rassegnato politico.

I punti di vista che ricompongono i tratti della personalità e della storia interiore di Ottaviano Augusto sono i più diversi e disparati, e non sempre la narrazione riesce a farli reggere bene insieme eppure il risultato, per quanto storicamente non sempre affidabile – ma del resto qui siamo in un romanzo e non in un’opera storiografica – è una introspezione dettagliata nell’animo del fondatore di un Impero che ha segnato la storia dell’umanità in tanti modi ancora tangibili.

In alcuni punti, come il diario in forma di lettera a se stessa di Giulia, scritto durante il confino a Pandataria, oppure la lettera della vecchia nutrice che incontra Augusto per caso nelle vie di Roma, la trama risulta eccessivamente modernizzata nell’autoconsapevolezza esplicita degli schemi mentali femminili per il primo caso e, nell’incontro con l’anziana nutrice, per eccesso di carico patetico in favore, per così dire, di telecamera. In effetti, tolto il discorso dell’attendibilità storica che pure scava un solco tra le Memorie di Adriano e opere come questa o come il Giuliano di Gore Vidal, la sensazione dominante durante e dopo la lettura è che ci si trovi di fronte a un tentativo, tecnicamente apprezzabile, di traghettare una vicenda umana e storica esemplare verso forme espressive e schemi concettuali attuali, dall’agilità prevedibile da sceneggiatura alla scelta di attribuire al protagonista, nelle parole di altri personaggi e nelle sue stesse, una sensibilità esistenziale venata di malinconia e incertezze che affiorano dalle profondità dell’animo tanto vicine all’uomo moderno quanto poco credibili per il fondatore di un Impero, per quanto gravato dal peso della sua missione.

Intendiamoci: non che il risultato non sia affascinante e per molti versi anche convincente. Una lettura dell’evoluzione del regno di Augusto come un’inevitabile involuzione autoritaria è in parte giustificabile e verosimile, come pure è interessante l’esplorazione delle dinamiche interiori di chi si appresta a scalare i vertici del potere; nel complesso la scrittura scorrevole e la coerenza interna della trama creano un ritratto non frammentario ma compatto di Augusto, nonostante le tante voci che si intrecciano e i diversi punti di vista che creano la sensazione di vicinanza e lontananza rispetto a un uomo di fatto solo nel portare il peso delle sue responsabilità umane e politiche.

Anche la circolarità del racconto che inizia con una lettera di Cesare in cui viene sancito il destino del futuro padrone di Roma da parte del padrone del momento e termina con una lunga lettera-testamento di Augusto, che equivale a un bilancio dell’esistenza e del progetto politico, contribuisce a definire una figura a tutto tondo, complessa e contraddittoria ma comunque imponente.

Se dunque non si può prendere la biografia di Williams come una fedele ricostruzione storica del personaggio Ottaviano Augusto né tanto meno come affresco di un momento epocale, rimane tuttavia un ottimo prodotto dell’industria editoriale nel tentativo di realizzare un romanzo storico tutto sommato accurato e insieme, nella fluida traduzione di Stefano Tummolini, godibile.


Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Augustus
  • Titolo originale: Augustus
  • Autore: John E. Williams
  • Traduttore: Stefano Tummolini
  • Editore: Fazi
  • Data di Pubblicazione: 2017
  • Collana: Le strade (326)
  • ISBN-13: 9788893252836
  • Pagine: 410
  • Formato - Prezzo: eBook - Euro 9,99

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