Linconl nel Bardo di George Saunders ha vinto questa notte il Man Booker Prize per la narrativa.
E' il secondo anno consecutivo che il premio viene assegnato ad un autore americano, dopo la vittoria a sorpresa l'anno scorso de Lo schiavista di Paul Beatty.
Notevole il fatto che Saunders - nato in Texas nel 1958 - sia riuscito a vincere con il suo primo romanzo, dopo aver raggiunto la fama come autore di racconti, in Italia arrivato in quattro raccolte: Bengodi, Pastoralia, Nel paese della persuasione e Dieci dicembre. D'altra parte la sua vittoria era data per scontata da quando sono state annunciate per la prima volta le candidature.
Il romanzo, pubblicato in Italia da Feltrinelli, si apre nel 1862 con la visita del presidente Abramo Lincoln alla tomba del figlio undicenne, morto di tifo. Verrà a visitarlo lo spirito del ragazzino, al quale si uniranno presto altri spiriti, una comunità chiassosa e composita che abita quel reame tra la vita e la morte.
Un romanzo unico e complesso, che spesso assume più la forma di un'opera teatrale o un racconto tramandato oralmente secondo uno stile del tutto originale che, secondo l'autore, era il più adatto per trasmettere l'impatto emotivo del racconto.
Saunders, noto anche per un celebre racconto agli studenti intitolato L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza, aggiunge questa vittoria a una lunga lista di riconoscimenti che includono il Folio Prize, due volte il National Magazine Award e PEN/Malamud Award.
Saunders è stato anche inserito dal “New Yorker” nella lista dei “venti scrittori per il ventunesimo secolo”.
Il libro:
Febbraio 1862, la Guerra Civile è iniziata da un anno, e il Presidente degli Stati Uniti, Abraham Lincoln, è alle prese con ciò che sta assumendo i contorni di una catastrofe. Nel frattempo Willie, il figlio prediletto di undici anni, si ammala gravemente e muore. Verrà sepolto a Washington, nel cimitero di Georgetown. A partire da questa scheggia di verità storica – i giornali dell’epoca raccontano che Lincoln si recò nella cripta e aprì la bara per abbracciare il figlio morto –, George Saunders mette in scena un inedito aldilà romanzesco popolato di anime in stallo. Il Bardo del titolo, un riferimento al Libro tibetano dei morti, allude infatti a quello stato intermedio in cui la coscienza è sospesa tra la vita passata e quella futura. È questo il limbo in cui si aggirano moltitudini di creature ancora troppo attaccate all’esistenza precedente come Willie, che non riesce a separarsi dal padre, e il padre, che non riesce a separarsi dal figlio. Accompagnati da tre improbabili guide di ascendenza dantesca, assisteremo allo sconvolgimento nel mondo di queste anime perse per l’arrivo di Willie, che è morto e non lo sa, e di suo padre, che è come morto ma deve vivere per il bene del proprio paese. Ascolteremo le voci – petulanti, nostalgiche, stizzose, accorate – degli spiriti e il controcanto della storia. Leggeremo nei pensieri di Lincoln e nella mente di suo figlio, uniti da un amore che trascende il dolore e il distacco fisico. Il romanzo si svolge in una sola notte, in un territorio dove tutto è possibile, dove la logica convive con l’assurdo, le vicende vere con quelle inventate, dove tragedia e farsa si compendiano in un’unica realtà indifferenziata e contraddittoria. Come si può vivere, amare e compiere grandi imprese, sapendo che tutto finisce nel nulla.
Pagine: 347 p., Brossura - Euro 18,50
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