Recensione
Immaginazione è il concetto chiave per capire il senso delle riflessioni di Matteo Meschiari, che ribaltano in prospettiva copernicana la percezione dell’ambiente. Alla lettera questa parola indica tutto ciò che ci circonda, ma già questa immagine presenta un mondo con l’uomo al centro: una visione antropocentrica, che ha espresso, nella storia, alcuni tra i valori più alti nella storia dell’umanità. Tuttavia, sembra suggerire l’autore, questo punto di vista soggettivo dell’uomo che si colloca al centro con tutto il mondo minerale, vegetale e animale intorno, rischia di farci dimenticare la nostra origine e la sua centralità per la sussistenza della razza umana.
Il saggio invita a tenere presente il tema ecologico come grande sfida attuale per l’umanità, se mai non bastassero i continui dibattiti e le notizie sulla sostenibilità delle attività umane. La conseguenza che ne deriva è l’esigenza, sempre meno procrastinabile, di compiere un rovesciamento del rapporto con quella che per millenni abbiamo considerato una madre comune, la Terra. Le riflessioni sui legami tra scienze geografiche e teorie anarchiche portano a una rivoluzione inquadrata come liberazione da strutture e sovrastrutture gerarchiche, che si sono incrostate attorno all’uomo e alla società e lo hanno allontanato dalla fonte del suo sostentamento e in definitiva della sua stessa vita, la terra madre, concreta, orizzontale, priva di ogni ordine, senso ed equilibrio perché è essa stessa la sorgente di tutto e su di essa l’uomo sta in equilibrio, simbolicamente e realmente.
Anarchia della terra e rinnovamento del concetto di paesaggio come realtà circostante significano, per l’uomo, riconoscere di far parte dell’ambiente e di non esserne a capo, di poterlo e doverlo vivere in profondità senza caricarlo di una ricerca di senso che gli è estraneo. A tratti sembra che l’idea di terra di Meschiari, spogliata di ogni accento pessimistico, richiami alla mente nella sua solenne e imponente maestà l’immagine leopardiana di una natura così immensa che non si riesce a percepire per eccesso di vicinanza.
E allo stesso modo la definizione di ecologia ha un aspetto politico, legato alla fruizione condivisa e responsabile di risorse finite e alla conservazione progettuale di un patrimonio da lasciare in eredità così come lo si è ricevuto, ma anche e prima di tutto un valore poetico, presente nella dimensione ancestrale e selvaggia che oggetti come albero, foglia, crepaccio, terra, ghiacciaio assumono se li consideriamo nella loro semplicità primitiva invece che dal nostro punto di vista ‘umano’. La rivoluzione anarchica diventa possibile se sostituiamo ai paesaggi della mente creati secondo un principio armonico una mente che si fa paesaggio e accetta l’entropia del mondo come proprio fondamento: questa sostituzione riporta l’uomo a un rapporto diretto con la terra e la natura, come nell’arte primitiva delle grotte di Lascaux, a un’ecologia dell’arte invece che a un’arte ecologica, che è prodotto di una visione antropocentrica.
La riforma passa attraverso un ripensamento semantico della geografia in senso qualitativo – nel paragrafo sul valore intrinseco delle sfumature del verde, ad esempio, ma anche in quello sui possibili significati del termine paesaggio emerge un legame complesso tra quest’ultimo e il linguaggio, non solo geografico, che lo descrive – e permette all’uomo di trasformare il rapporto con esso in forma transitiva. Con questa premessa diventa possibile cambiare il rapporto con il mondo esterno riducendo le distanze e si può camminare IL paesaggio invece che NEL paesaggio, camminare L’albero invece che sotto l’albero: l’esplorazione diventa riappropriazione della dimensione panica e dinamica della realtà.
Se è vero che il bosco, come la selva oscura, l’albero della vita e così via, il paesaggio in generale, hanno da sempre popolato l’immaginario dell’uomo nel suo vivere l’esistenza come una foresta di simboli, è giunto il momento, suggerisce Meschiari negli ultimi capitoli del saggio che sfociano quasi nel lirismo geografico, di riportare dentro ciò che è fuori, la foresta appunto, di perdersi nella disordinata realtà della terra con i suoi infiniti e concreti percorsi possibili, e compiere un percorso per certi versi contrario alla discesa dello Zarathustra nietszchiano dai monti con il ritorno alle origini selvagge e prerazionali della creatività poetica dell’uomo, che alla Terra deve tutta la sua reale concretezza.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Geoanarchia. Appunti di resistenza ecologica
- Autore: Matteo Meschiari
- Editore: Armillaria
- Data di Pubblicazione: 2017
- Collana: I Cardinali
- ISBN-13: 788899554187
- Pagine: 148
- Formato - Prezzo: brossura - Euro 12,00
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