Recensione
Il serpente tatuato è il terzo romanzo scritto da Roberto Spandre.
È stato inserito nel genere “gialli”, tuttavia, leggendolo, si ha l’impressione che il crimine e le indagini che ne conseguono siano solo lo spunto per parlare degli usi e costumi del Brasile e, soprattutto, del suo territorio e della preparazione del cibo locale.
L’autore riesce a trasmettere il proprio entusiasmo al lettore nel trattare questi argomenti, tanto che viene voglia di visitare i luoghi da lui descritti non fosse altro che per poter assaggiare la saporita cucina sudamericana.
Il protagonista de Il serpente tatuato, ambientato in Brasile, e degli altri due romanzi, Tracce di cenere e Delitto alla fiera, ambientati rispettivamente a Cuba e Messico, è Sandro Acinas, un ricercatore universitario di nazionalità italiana ancorché di padre spagnolo, portato per le lingue latine e disposto a girare per lavoro in Sudamerica.
Sandro Acinas è uno di quei rari individui che riescono a suscitare la simpatia nel prossimo di cui facilmente diventa amico. E nelle persone che incontra riesce a vedere anche aspetti della personalità imprevedibili, come si può dedurre da questa frase che accomuna due categorie di persone che, in genere, si presume, in comune abbiano poco, per non dire che sono in antitesi una con l'altra:
Accanto a lui era seduto un tipo dall’aspetto romantico o da contabile di banca …
Forse dipende dalla visione del prossimo che ha il protagonista, Acinas, ma i personaggi descritti da Spandre tendono a assomigliarsi. Appaiono tutti gentili (anche i meno positivi) e disponibili a fornire le informazioni che Sandro Acinas chiede nello svolgimento della sua attività investigativa.
In questo terzo romanzo, a differenza del primo, sono state messe molte note esplicative dei termini stranieri e, cosa altamente apprezzabile, un’utile piantina geografica del Brasile con l'indicazione dei luoghi visitati che, peraltro, avrei posto all’inizio anziché alla fine del libro. C'è anche un'introduzione al romanzo in cui viene descritto, fra l'altro, il modo di pensare tipico dei brasiliani.
Il romanzo è ben scritto e pieno dell'ironia dell'autore, ma potrebbe deludere coloro che si aspettassero la suspense di un thriller o un giallo psicologico. L'intreccio criminoso, invece, serve più che altro a giustificare i viaggi e i cibi gustati con soddisfazione dal protagonista che si preoccupa di raccontarne al lettore la preparazione e le circostanze in cui sono stati creati. Sarebbe troppo lungo indicare le ricette più complesse, anche se più appetitose, mi limito quindi a segnalare come esempio quella dello "escondidinho", che è composta da:
... carne secca stufata, ricoperta con purè di mandioca e poi gratinata con formaggio "coalho" (formaggio prodotto mediante la coagulazione del latte) ...
si dice, ma non è certo, che l'origine risalga ai tempi degli schiavi ai quali era proibito mangiar carne ... quando riuscivano a procurarsene un poco, la cucinavano ma poi la "nascondevano" ... da qui il termine "escondidinho" ... con la mandioca perché non la vedesse il padrone.
Per quanto l'intreccio non si ritenga in grado di accontentare gli amanti del "giallo", peraltro potrà soddisfare coloro che amano la letteratura di viaggio e il turismo gastronomico ed è in base a questo criterio che si formula il giudizio.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il serpente tatuato
- Autore: Roberto Spandre
- Editore: Cavinato Editore International
- Data di Pubblicazione: 2016
- ISBN-13: 9788869823497
- Pagine: 266
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 17,00
Vi ringrazio, Emerson in modo particolare, per la bella recensione. Sono questi giudizi e considerazioni che aiutano a migliorare le opere future.