Recensione
Credo che tutti, almeno una volta nella vita, abbiano pensato a quanto sarebbe piacevole spogliarsi di tutte le responsabilità e mettersi in viaggio senza avere una meta precisa e senza limiti di tempo. È quello che fa in Cacciatori nel buio il ventottenne Robert, insegnante di letteratura inglese, insoddisfatto del proprio lavoro e privo di legami affettivi in patria se non quelli familiari. Robert si reca da solo nel Sudest asiatico, pensando di tornare in Inghilterra una volta esauriti i pochi soldi che ha portato con sé. Avendo già il biglietto di ritorno dell'aereo, quando rimane con gli ultimi dollari tenta la fortuna in un casinò in Cambogia. Riesce a vincere una somma ragguardevole e decide di fermarsi ancora nel paese asiatico.Per un insieme di circostanze gli viene sottratto il gruzzolo che aveva vinto e, invece di tornare nel Sussex dove i suo familiari lo aspettano, prova a rimanere ancora in Cambogia. Per mantenersi, risponde agli annunci di un giornale in cui vengono richiesti insegnanti di inglese disposti a dare lezioni private. Al fine di non far preoccupare i genitori in patria, racconta loro di stare divertendosi molto e, per essere più credibile, fa intendere di aver conosciuto una bella ragazza del luogo.
Ed effettivamente conoscerà una giovane donna, Sophal, il cui padre lo assume per darle lezioni di inglese. La figura di questo uomo, il dottor Sar, medico di professione e alquanto ricco, è piuttosto curiosa, in quanto sembra finanziare Robert perché si porti a letto la figlia, visto che lei l'inglese lo conosce benissimo. Forse il motivo sta nel tentativo di stimolare la ragazza a capire ciò che vuole fare nella vita, dato che ha studiato medicina alla Sorbona, ma, tornata in patria, non sembra intenzionata a dedicarsi alla professione medica.
Il dottor Sar, parlando con Robert, gli esprime le proprie opinioni sulla differenza di mentalità cambogiana rispetto a quella occidentale, precisando, tuttavia, che le nuove generazioni stanno modificando il loro modo di pensare:
Dopotutto siamo solo cambogiani. Troppo poveri e deboli per dire di no. Abbiamo sempre bisogno di qualcosa da voi. Solo la generazione di mia figlia sta cominciando a dire vaffanculo. In loro vedo un cambiamento – un risveglio.
Per quanto improbabile come personaggio reale, il dottor Sar è interessante perché cerca di trovare una spiegazione logica alle stragi del regime, estendendone la colpa anche all'importazione di idee occidentali:
I crimini cambogiani … furono commessi dalle persone più istruite del paese, gente che aveva studiato a Parigi. Quelli che avevano vinto le borse di studio. Quelli fortunati. Gente che sapeva di essere nel giusto, istruita, che aveva visto il mondo. Crimini che avevano l’impronta dell’Illuminismo. È questa la cosa più difficile da capire. Se quei ragazzi non fossero andati alla Sorbona, se fossero rimasti nelle scuole buddhiste, avremmo avuto la solita monarchia corrotta del Sudest asiatico, con piccoli crimini qua e là, ma niente di più. Non ci sarebbero stati gli stermini né il dominio assoluto. …
Ma non era solo roba nostra; era un esperimento molto europeo. Voi eliminate la gente per realizzare le idee. È un comportamento specificamente occidentale. Pol Pot era un bravo studente, ti faccio notare, e un ottimo falegname. Un ragazzo dolce.
E’ proprio il dottor Sar che definisce gli stranieri occidentali che vagano in Asia senza un apparente motivo o, come si usa dire, alla ricerca di se stessi, Cacciatori nel buio, da cui il titolo del libro. Il dottore spiega che venivano una volta così chiamati gli irrequieti cortigiani della corte imperiale nel Giappone medievale, sempre a caccia di vantaggi personali ma anche della felicità.
Nel frattempo i soldi che Robert aveva vinto al casinò, e che gli erano stati sottratti, passano di mano in mano, ma producono solo dolore o morte a coloro che ne vengono in possesso.
Il difetto maggiore del romanzo è il comportamento decisamente irrazionale e spesso contraddittorio di quasi tutti i personaggi, condizionati da stati d'animo altalenanti. Altrettanto irritante è l'ingenuità e l'avventatezza del protagonista, come se fosse normale lasciarsi trascinare in viaggi da persone sconosciute sedicenti guide ad un'età in cui si dovrebbe avere raggiunto una certa maturità.
Tuttavia il romanzo risulta anche originale, riuscendo a trasportare il lettore in un mondo molto diverso dal nostro per mentalità e costumi.
Buona la caratterizzazione dei personaggi e numerosi i colpi di scena, mentre il finale, per quanto non del tutto conclusivo, non è peraltro scontato. Pertanto il romanzo che è molto scorrevole risulta altresì avvincente, sempre che non si abbiano aspettative troppo elevate circa la logica degli avvenimenti, ma si sia disposti ad accettare sic et simpliciter tutte le improbabili coincidenze che si verificano nella storia. Volendo cercarla c'è anche una morale che è quella che la fortuna bisogna meritarsela..
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Cacciatori nel buio
- Titolo originale: Hunters in the Dark
- Autore: Lawrence Osborne
- Traduttore: Mariagrazia Gini
- Editore: Adelphi
- Data di Pubblicazione: 2017
- Collana: Fabula
- ISBN-13: 9788845932007
- Pagine: 280
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 19,00
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