29 giugno 2017

La classifica dei libri più venduti dal 19 al 25 giugno


Cari lettori,
abbiamo diverse novità per la nostra rubrica di oggi, tutte nuove uscite dal sapore vacanziero che le case editrici propongono con precisione assassina per assicurarsi di essere incluse fra le vostre letture sotto l'ombrellone.
Naturalmente al primo posto continua a troneggiare La rete di protezione, venticinquesima avventura del commissario uscito dalla penna dello scrittore siciliano Andrea Camilleri.
A fargli compagnia sul podio arriva un altro celebre giallista italiano, Marcello Simoni, specializzato però in thriller storici, genere di cui è diventato punto di riferimento con la pubblicazione de Il mercante di libri maledetti. Ora l'autore ferrarese arriva in libreria con una nuova saga, Secretum, ambientata nella Firenze medicea, il cui primo capitolo si intitola L'eredità dell'abate nero.
Chiude il terzetto di testa una delle autrici rosa più in voga negli ultimi anni, Lucinda Riley, che sempre per Giunti pubblica La ragazza italiana, un romanzo che piacerà particolarmente alle lettrici nostrane vista la sua ambientazione nel mondo dell'opera lirica italiana, che fa da contorno all'ennesima storia d'amore travagliata in cui è specializzato questa autrice.
L'ordine del tempo del fisico Carlo Rovelli questa settimana deve quindi accontentarsi della quarta posizione, dopo tre settimane consecutive sul podio. La nuova opera divulgativa del fisico riesce però a mantenersi davanti a un'altra nuova uscita di spicco, La strega della regina del giallo nordico Camilla Läckberg. Marsilio porta quindi in Italia la nuova avventura di Erica Falck e Patrik Hedström dopo Il domatore di leoni, arrivato sui nostri scaffali l'anno scorso.
Per la prima volta in mesi Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo deve quindi accontentarsi di una posizione nella seconda metà della classifica, precedendo Il caso Fitzgerald, il nuovo e attesissimo thriller di John Grisham che in questa opera strizza l'occhio ai lettori scegliendo come protagonista un libraio alle prese con dei manoscritti perduti di F. Scott Fitzgerald.
Perde qualche posizione anche il bestseller Tredici di Jay Asher, che abbiamo recensito un paio di settimane fa sulle nostre pagine, mentre sale fra i primi dieci Divorziare con stile che non è l'ennesimo manuale di self help ma il nuovo racconto di Diego De Silva che, come nel suo stile, affronta tematiche quotidiane con sguardo ironico, che spesso sconfina nel comico.
Chiudiamo il nostro appuntamento di oggi con l'ennesimo thriller arrivato in libreria in questi giorni: Corruzione di Don Winslow, altro nome importante del genere, dopo il successo de Il cartello che rimase nella nostra classifica per diverse settimane.
Con Winslow concludiamo quindi la puntata odierna sperando di avervi fatto venire qualche idea per i libri da portare sotto l'ombrellone. Fino alla settimana prossima vi auguriamo buone letture!


Il libro più venduto:

Vigàta è in subbuglio: si sta girando una fiction ambientata nel 1950. Per rendere lo scenario quanto più verosimile la produzione italo-svedese ha sollecitato gli abitanti a cercare vecchie foto e filmini. Scartabellando in soffitta l’ingegnere Ernesto Sabatello trova alcune pellicole, sono state girate dal padre anno dopo anno sempre nello stesso giorno, il 27 marzo, dal 1958 al 1963. In tutte si vede sempre e soltanto un muro, sembra l’esterno di una casa di campagna; per il resto niente persone, niente di niente. Perplesso l’ingegnere consegna il tutto a Montalbano che incuriosito comincia una indagine solo per il piacere di venire a capo di quella scena immobile e apparentemente priva di senso. Fra sopralluoghi e ricerche poco a poco in quel muro si apre una crepa: un fatto di sangue di tanti anni fa, una di quelle storie tenute nell’ombra.


  • Titolo: La rete di protezione
  • Autore: Andrea Camilleri
  • Editore: Sellerio
  • ISBN-13: 9788838936555
  • Pagine: 304/
  • Prezzo: 14,00 Euro

  • Le posizioni dalla 2 alla 10:

    2.L'eredità dell'abate nero. Secretum saga - Marcello Simoni (Newton Compton - euro 9,90)
    3.La ragazza italiana - Lucinda Riley (Giunti - euro 14,90)
    4.L'ordine del tempo - Carlo Rovelli (Adelphi - euro 14,00)
    5.La strega - Camilla Läckberg (Marsilio - euro 19,90)
    6.Storie della buonanotte per bambine ribelli - Francesca Cavallo; Elena Favilli (Mondadori - euro 19,00)
    7.Il caso Fitzgerald - John Grisham (Mondadori - euro 20,00)
    8.Tredici - Jay Asher (Mondadori - euro 17,00)
    9.Divorziare con stile - Diego De Silva (Einaudi - euro 19,00)
    10.Corruzione - Don Winslow (Einaudi - euro 21,00)

    N.B. Le classifica è tratta dal sito www.wuz.it ed è elaborata dal Servizio Classifiche di Arianna. Il panel di riferimento è di oltre 1500 librerie aderenti al circuito Arianna. 

    26 giugno 2017

    Partire - Tahar Ben Jelloun

    Azel ha poco più di vent'anni e il futuro davanti: una laurea, molti sogni, la voglia di vivere e l'ambizione che si hanno a quell'età. La vita a Tangeri, tuttavia, non permette molto; povertà e corruzione fanno intravedere la felicità solo dall'altra parte dell'oceano, in Spagna. Partire è l'unica salvezza possibile. Ma anche partire è difficile, rischioso e richiede compromessi. Per AzeI partire ha il prezzo del tradimento, degli altri e di se stesso. Ha il costo di un amore in cui non crede, di una relazione omosessuale cui cede per necessità. Sembra non esserci scampo per la dignità, in questo mondo di opportunismi, prostituzione, clandestinità, sessualità tradita. Per fortuna ci sono i sogni. Ben Jelloun compone un affresco straordinario, di denuncia e poesia: il ritratto di un mondo di immigrazione e clandestinità in cui la felicità sta sempre altrove.

    Recensione

    Il dramma dell’immigrazione è l’argomento che viene sviscerato in profondità in questo romanzo, in tutte le accezioni - sempre drammatiche - possibili. Non importa l’ambientazione e nemmeno il tempo in cui tale fenomeno si svolge.
    Jelloun ci descrive un Marocco libero, ma ancora intriso dalla disperazione di una vita migliore, che appartiene a ere fa, ma che rimane vivido come ricordo, così come nella sua attualità odierna, dove magari il paese da cui si scappa è un altro, ma i motivi rimangono sempre gli stessi.
    Una vita migliore. Ecco cosa cerca Azel e tutta la carrellata di personaggi di cui ci vengono raccontate le gesta e gli esiti, a volte drammatici, quasi sempre intrisi dalla malinconia, dalla disfatta o dal voler tornare.
    Azel è un giovane senza padre, la cui madre non si è risparmiata per crescere in modo adeguato lui e la sorella Kenza, dedicandosi al contrabbando. Azel ha studiato, ma non è riuscito a sfondare nel mondo del lavoro, e più il tempo passa, più lui vorrebbe partire lontano dalla corruzione del suo paese, verso la speranza che sta all’altro capo del Mediterraneo: la Spagna. Europea, libera, tremendamente vicina ma irraggiungibile.
    Il viaggio si può compiere in clandestinità, ma è pericoloso. Il suo stesso cugino, amico più caro, ha perso la vita così. Tutto sembra perduto finché non si imbatte in Miguel, un anziano ed elegante omosessuale iberico che, per amore, pur sapendo non corrisposto, aiuta Azel a guadagnarsi il via per l’Europa, in cambio di rapporti sessuali, di un legame effimero a cui l’europeo crede e che mette il marocchino in crisi, portato a scegliere di concedersi per realizzare i suoi sogni e aiutare persino la sorella a raggiungerlo.
    Ecco cosa c’è nella storia, tremendamente realistica se ci pensiamo anche adattandola a oggi: la speranza di un futuro migliore, di potersi realizzare in un mondo dove, per quanto i moros possano essere considerati dannosi e ostili, di sicuro racchiude un posto adatto anche per chi fugge dalla sua realtà.

    La trama si inerpica nella psiche del protagonista, obbligato ad affrontare però una vita totalmente diversa da quanto aveva immaginato, che lo porterà comunque a fare le scelte sbagliate e a rovinarsi: casa sua non è in grado di soddisfarne le aspettative, la Spagna lo terrà comunque ai margini, regalandogli una vita che non sente sua.
    Azel ama le donne ma ha rapporti con Miguel, fino a quando il loro rapporto non si sfilaccia, perderà l’ausilio di Kenza, che comunque andrà incontro alle sue personali delusioni amorose, vivrà in esilio senza fututo, sino al suo personale dramma finale.
    Ma il libro affronta, tra le sue pagine, il difficile mondo del Marocco e degli esiliati da tanti punti di vista, mettendo in luce tanti modi diversi di partire: non solo Azel, ma anche Kenza, Soumaya, Malika e tanti altri raccontano al lettore la loro vita di stenti, il loro patema per il futuro, unica cosa a cui riescono ad appigliarsi per andare avanti.

    E proprio questa coralità, per quanto suggestiva, diviene l’anello debole del romanzo.
    Tante esperienze messe insieme nella trama, a volte senza soluzioni di continuità o prive di un legame stabile col senso della storia, destabilizzano e distraggono il lettore, che si affatica a stare dietro a tutti quanti.
    Per quanto i due fratelli protagonisti prevalgano, le voci a inserto, per quanto poetiche, appaiono dei piccoli affreschi piazzati nella trama senza premurarsi di trovare altro legame che il dramma stesso di chi sta male nel proprio paese.
    Per tale motivo risulta difficile cogliere l’intento narrativo dell’autore: forse una maggiore lungimiranza sul fil rouge avrebbe potuto supportare l’esplicazione del narrato, senza forzature, che appaiono nelle vicende, seppur commoventi, di alcuni personaggi all’interno del libro.
    L’ambientazione è comunque avvolgente e aromatica: parla di paesaggio, di lingue, di intersezioni culturali con semplicità e adeguatezza, e il pregio rimane proprio la luce che porta sul dramma di chi emigra.

    Partire è di sicuro un libro composito, ben scritto nello stile, ma che pecca a mio parere nella sua concezione, nel voler dare troppe voci tutte insieme in una sequela di storie che meritavano di respirare di più, e forse di divenire più trame distinte. Lo stesso finale, lirico e altisonante, appare totalmente staccato dal resto della storia, narrandoci un percorso onirico che, per quanto colpisca, non soddisfa chi ha bisogno di una gestione di trama precisa, coerente.
    Di certo rimane un libro consigliato a chi voglia interfacciarsi con l’altra parte del mare e capire i motivi che sottendono la migrazione umana delle emergenze umanitarie. Di sicuro lo consiglio a chi vuole ampliare i propri orizzonti senza vizi di stigma o pregiudizio alcuno.

    Giudizio:

    +2stelle+ e mezzo

    Dettagli del libro

    • Titolo: Partire
    • Titolo originale: Partir
    • Autore: Tahar Ben Jelloun
    • Traduttore: Anna Maria Lorusso
    • Editore: Bompiani
    • Data di Pubblicazione: 2007
    • Collana: Narratori Stranieri
    • ISBN-13: isbn13
    • Pagine: 278
    • Formato - Prezzo: Brossura - € 17,00

    24 giugno 2017

    Elizabeth Jane Howard. Un'innocenza pericolosa - Artemis Cooper

    La biografia di una delle migliori scrittrici del Novecento inglese.
    Dietro a una donna bellissima e affascinante, protagonista dei salotti letterari e ammirata da chiunque avesse a che fare con lei, si cela una donna insicura che per tutta la vita ha cercato l’amore vero.
    La storia di una donna brillante e della sua disastrosa, turbolenta vita sentimentale. Matrigna di Martin Amis, fu lei che lo iniziò alla lettura e lo spinse a diventare scrittore.
    Elizabeth Jane Howard (1923-2014) scriveva romanzi intelligenti che analizzavano l’effetto dell’amore sulle persone, ma nella vita privata le relazioni durature che tanto avidamente cercava l’hanno sempre delusa. Cresciuta con aspirazioni da attrice, vide il suo sogno infrangersi con il matrimonio e l’arrivo della guerra. Si diede quindi alla narrativa. Scrisse quindici romanzi, fra cui i cinque volumi della famosa saga dei Cazalet. Dopo il divorzio dal primo marito, il naturalista Peter Scott, ebbe una serie di relazioni con personaggi del mondo letterario: Cecil Day-Lewis, Arthur Koestler e Laurie Lee, che hanno contribuito a creare la sua fama di femme fatale. Eppure l’immagine di donna sofisticata nascondeva un’innocenza romantica che offuscava il suo giudizio in ambito emotivo. Il suo secondo matrimonio era sull’orlo del collasso quando conobbe Kingsley Amis, e per qualche anno formarono una coppia brillante e glamour, finché anche la loro unione si sfasciò. Jane si stabilì a Suffolk, dove scriveva e ospitava amici, ma la sua turbolenta vita amorosa non era ancora finita... Artemis Cooper ha intervistato Jane diverse volte nella sua casa del Suffolk. Ha anche parlato a lungo con i suoi familiari, amici e coetanei, e ha potuto consultare tutta la sua corrispondenza privata.

    Recensione

    Leggendo la saga dei Cazalet mi sono spesso interrogata sulla visione critica e, per la maggior parte, negativa, offerta da Elizabeth Jane Howard sul matrimonio.
    Ora che ho letto il coinvolgente riassunto che Artemis Cooper offre della vita della romanziera, molto di quanto narrato nel Cazalet acquista un nuovo e sconvolgente significato.

    Se avete letto la saga allora già conoscete i punti salienti della vita di EJH, almeno fino alla sua prima giovinezza.
    Discendente da una famiglia di commercianti di legnami appartenente all'alta borghesia, Jane - come è stata chiamata per tutta la sua vita - aveva una straordinaria somiglianza con il personaggio di Louise, la bellissima primogenita del più grande dei fratelli Cazalet.
    Tutta la famiglia Cazalet, a dire il vero, è modellata sugli Howard, dal capostipite noto come il Generale ai quattro fratelli, tre maschi impiegati nell'azienda di legname di famiglia una femmina che porterà una avanti una relazione omosessuale clandestina per tutta la vita.
    La coppia Edward e Villy Cazalet, in particolare, rispecchia purtroppo i genitori che Jane ha realmente conosciuto. Dico purtroppo perché, come per la povera Louise, anche per Jane le relazioni con madre e padre si sono rivelate presto piuttosto difficili: la prima sembrava sempre insoddisfatta della figlia e le ha trasmesso un'insicurezza che condizionerà l'intera vita da adulta, il secondo, inguaribile donnaiolo, la renderà oggetto di traumatizzanti abusi.

    La Cooper compie il suo lavoro di biografa in modo eccellente, evitando la pedanteria dei dettagli inutili ma al tempo stesso fornendo al lettore i particolari essenziali per comprendere la scrittrice inglese, tracciando attente analisi di ogni suo romanzo nella quali con perspicacia illustra i parallelismi con la biografia di Jane oltre che i punti di forza delle sue abilità come narratrice.

    Artemis Cooper guarda al suo soggetto con comprensione quasi materna, sottolineandone la forza di carattere ma meravigliandosi incessantemente dell'abilità e comprensione mostrate dalla Howard nel dissezionare le relazioni amorose e il vincolo matrimoniale quando nella sua vita privata non ha fatto altro che inanellare una successione di errori dolorosi.
    Una contraddizione che salta immediatamente all'occhio anche del lettore ogni qualvolta la biografa narra di un nuovo amore infelice nel quale Jane sembra ripetere sempre gli stessi errori.

    La scrittrice sembra individuare nell'atteggiamento freddo e ipercritico della madre di Jane la fonte di quasi tutti i suoi problemi, dallo spasmodico desiderio di essere amata alla patologica insicurezza che la rendeva dipendente e capace di sopportare le peggiori umiliazioni da parte di uomini inguaribilmente fedifraghi.
    Personalmente, ritengo che anche le frequenti avancés subite dal padre durante l'adolescenza, che sia la Howard che la Cooper liquidano con leggerezza, abbiano lasciato il segno portando inconsapevolmente la romanziera a scegliere uomini inaffidabili, dalla personalità dominante e nella maggior parte dei casi già impegnati e disposti a offrire a Jane solo il ruolo "dell'altra".
    Bisogna dire che la lettura della sfilza di uomini sposati pronti a cadere fra le braccia della bellissima scrittrice volendo però conservare la comodità e la sicurezza della propria vita con moglie e figli non aiuta a farsi un'idea rassicurante dell'istituzione del matrimonio e degli uomini in generale, tutt'altro.
    Anche nel caso in cui abbiate una mentalità più aperta della mia, probabilmente giungerete all'opinione che è meglio evitare di sposare uno scrittore: sapranno indubbiamente essere affascinanti ma il loro fascino è pienamente compensato da forti dosi di egocentrismo, codardia e immaturità.

    L'aspetto migliore della biografia, invece, è la scoperta che Jane, pur tanto insicura nella sua vita personale, aveva idee molto chiare sul suo lavoro e sapeva come farle rispettare.
    Fin da ragazzina è disposta a lottare per portare avanti il suo desiderio di diventare scrittrice; come Louise sacrifica la sicurezza del matrimonio e la possibilità di essere madre per dedicarsi alla sua passione; nel corso degli anni saprà mantenersi ferma nelle decisioni prese riguardo alle sue opere anche quando editori e colleghi mettono in dubbio e le sue scelte e si dedicherà a ogni nuovo progetto, che sia una sceneggiatura televisiva o l'organizzazione di un festival letterario, con trasporto, creatività e passione uniche.

    Un'innocenza pericolosa è una biografia che ipnotizza: Elizabeth Jane Howard non delude nemmeno come oggetto di un'opera, la sua vita ricca e movimentata fatta tanto di errori quanto di scelte coraggiose è un esempio per ogni donna che, terminata la lettura, non potrà non sentirsi più vicino alla grande romanziera.

    Giudizio:

    +4stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: Elizabeth Jane Howard. Un'innocenza pericolosa
    • Titolo originale: Elizabeth Jane Howard: A Dangerous Innocence
    • Autore: Artemis Cooper
    • Traduttore: Franca Di Muzio, Nazzareno Mataldi
    • Editore: Fazi
    • Data di Pubblicazione: 20 aprile 2017
    • Collana: La vite
    • ISBN-13: 9788893251518
    • Pagine: 426
    • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 18.50

    18 giugno 2017

    Il diciassettesimo conte - Patrizia Marzocchi

    Jolanda Marchegiani ufficialmente è autrice di romanzi rosa, ma in realtà è lei a dirigere l'agenzia investigativa L'Occhio di Sherlock al posto del cugino Johnny, il vero autore dei romanzi che si vergogna di firmare. Durante una vacanza in Slovenia, Jolanda viene avvicinata da Rodolfo che la introduce gradualmente alla storia della sua nobile casata, i Castelli della Torre. L'uomo sospetta che la recente morte del figlio di un noto ginecologo romano, avvenuta nella villa di famiglia, non sia da addebitare a un semplice arresto cardiaco, ma a una mano assassina. Ne è convinto anche il commissario Tommaso Pedroni, amico di Jolanda, che vuole usare Rodolfo e l'investigatrice come talpe, per violare l'omertà dei Castelli della Torre. Le indagini sveleranno un segreto inquietante che si cela nel passato. Una vicenda così drammatica da gettare un'ombra sulla discendenza della famiglia e spingere qualcuno a uccidere ripetutamente.

    Recensione

    Il diciassettesimo conte è un buon romanzo giallo che può rientrare a pieno titolo nel genere cosiddetto "classico", ovvero, per intendersi, il tipo di romanzo che segue il filone di indagini che trova  in Agatha Christie uno dei suoi massimi esponenti. E il racconto di Patrizia Marzocchi, a parte l'umorismo dell'autrice italiana, assomiglia molto alle storie della famosa scrittrice inglese, oltre che per l'analisi psicologica degli indiziati nella ricerca del colpevole, anche per l'ambientazione un po' snobistica, ovvero quella che coinvolge persone della cosiddetta società bene.
    Nel romanzo c’è infatti un castello e una famiglia nobile alquanto numerosa che lo abita, quella dei Castelli della Torre. L’assassino, si sa già all’inizio, deve essere uno dei suoi abitanti ed è proprio uno dei componenti della nobile famiglia, Rodolfo, ad assoldare l’investigatrice privata Jolanda Marchegiani per riuscire a smascherare il colpevole. Dato che Rodolfo è un noto tombeur de femmes, non è difficile per Jolanda venire accolta al castello fingendosi la sua amante, anche se qualcuno si stupisce dell'improvviso cambio di gusti in campo femminile di Rodolfo, dato che, fino ad allora, veniva attratto da ragazze molto dotate fisicamente ma piuttosto carenti sotto il profilo dell'intelletto.

    Jolanda, come ulteriore copertura, può asserire di essere una nota scrittrice di romanzi rosa. In realtà lo scrittore, come si legge nella trama, è Johnny, il cugino gay di Jolanda. Jolanda si limiterebbe a fargli solamente da prestanome se, talvolta, non venisse coinvolta dai media che la vogliono intervistare per il successo ottenuto dai suoi libri.
    La maggiore difficoltà nella lettura di questo giallo sta nello districarsi nella genealogia della articolata famiglia Castelli della Torre. Molto opportunamente, all'inizio del romanzo, l'autrice è venuta incontro al lettore inserendo uno schema dell’albero genealogico della famiglia nobiliare, schema che ha peraltro il difetto di essere un po’ troppo sintetico.

    La protagonista del romanzo è una donna sovrappeso che gestisce l’agenzia di investigazioni L'Occhio di Sherlock ed ha un rapporto d'odio e amore con il commissario di polizia Tommaso Pedroni con cui scambia informazioni. E' proprio il commissario Pedroni, quando i suoi superiori gli sottraggono il caso pretestuosamente, che consiglia a Rodolfo di rivolgersi a Jolanda al fine di poter seguire le indagini quantomeno per interposta persona,.

    Jolanda è una donna sempre in movimento pur con problemi di colesterolo e ipertensione. Ad attenderla a casa, dopo le fatiche della giornata, c’è la dolce Ofelia, una gatta soriana di color rosso come quella/o nella foto accanto che appartiene all’autrice del giallo. Evidentemente Patrizia Marzocchi si è ispirata a lei/lui per il suo personaggio felino.
    Come si può intuire si tratta di una commedia gialla con una leggera sfumatura rosa e molto umorismo.
    Un giallo scorrevole, divertente, coinvolgente e tutt’altro che scontato da poter leggere anche sotto l’ombrellone.


    Giudizio:

    +4stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: Il diciassettesimo conte
    • Autore: Patrizia Marzocchi
    • Editore: CentoAutori
    • Data di Pubblicazione: 2016
    • Collana: L'arcobaleno
    • ISBN-13: 9788868720650
    • Pagine: 331
    • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00

    16 giugno 2017

    Devi orzare, Baal! - Virginia Less

    Il giovane Paolo è imbarcato come prodiere su Excalibur, un quaranta piedi da regata che partecipa a un torneo a tappe. A Punta Ala conosce Micaela, velista bella e capace, con la quale vivrà una breve e sfortunata storia.Baal, il suo ruvido skipper, ritrova amici naviganti persi di vista da tempo: tutti, sportivi appassionati ed esperti, si preparano con entusiasmo alla competizione. Ma, ancor prima del via, un curioso e inspiegato incidente provoca la morte di uno di loro; altri eventi luttuosi accompagneranno il circuito.Toccherà a Baal, anch’egli in pericolo di vita, risolvere drammaticamente il giallo?

    Recensione

    Qualche anno fa vi abbiamo parlato con piacere di una raccolta di racconti gialli a sfondo marinaresco, Mal di mare, con protagonista un burbero capitano di polizia.
    Come avevamo auspicato, Virginia Less si è messa la lavoro per regalare un seguito alle avventure del capitano Osvaldi, nel frattempo però ha deciso di proporci un'altra lettura in cui l'amore per il mare ha un ruolo predominante e che è stata originariamente scritta prima di Mal di mare.

    Grande appassionata di vela, la Less ama fare della sua passione uno dei punti cardine della sua opera e non si smentisce nemmeno in questo suo romanzo d'esordio,Devi orzare, Baal!, in cui una successione di crudi omicidi funesta la serie di regate in cui sono impegnati i protagonisti.
    Di nuovo, quindi, un giallo sullo sfondo del mare, non una serie di racconti ma una storia unica seppur sufficientemente breve e appassionante da poter essere letta in poche ore.

    Tuttavia non si può non notare una certa immaturità di questo Devi orzare, Baal! rispetto a Ma di mare.
    L'autrice, soprattutto nella parte iniziale, fatica a trovare quella scorrevolezza nella narrazione che caratterizzerà invece i racconti successivi, rimanendo eccessivamente vincolata alla descrizione dettagliata delle regate in cui sono impegnati i protagonisti che, per coloro digiuni da attività "velistiche", risultano un po' complesse da seguire, nonostante la presenza in fondo al libro di un dettagliato glossario dei termini usati.

    Nei primi capitoli non solo la trama gialla ma le relazioni fra i personaggi sono estremamente diluite in mezzo agli episodi di navigazione, il che rende difficile appassionarsi alla narrazione per coloro che non sono nel ramo. L'eccesso di informazioni tecniche, infatti, e il formalismo nel descrivere come i protagonisti si sono avvicinati alla vela non riesce nell'intento di suscitare interesse verso questo sport, la passione è descritta ma non si percepisce e il lettore inesperto potrebbe arrancare. Forse un uso maggiore dei dialoghi e degli scambi di battute più brillanti avrebbero giovato a questa prima fase.

    Con un po' di lentezza la storia comunque decolla, grazie anche alla scelta di narrare gli eventi dal punto di vista del giovane Paolo, studente universitario i cui weekend si consumano come prodiere a bordo di una barca da regata, la sua vera passione. L'autrice gestisce con destrezza un personaggio così giovane, contemporaneamente spavaldo e pieno di insicurezze, che diviene il portavoce ideale delle curiosità e dei dubbi del lettore man mano che la storia procede e i delitti si moltiplicano.
    I personaggi secondari sono numerosi, forse troppi, tanto che non di tutti è facile ricordare il ruolo; quelli che emergono come Baal e Micaela sono però convincenti ed un ottimo contorno.

    Nel complesso Devi orzare, Baal! è una lettura piacevole, adatta soprattutto ad un periodo estivo, che avrebbe meritato un giudizio pienamente positivo se l'autrice avesse saputo dosare meglio la proporzione fra giallo e romanzo di mare, curando maggiormente il primo, che invece arriva a soluzione senza che ai lettori sia davvero fornito qualche indizio concreto su chi sospettare, circostanza che toglie un po' di sprint alla scoperta finale dell'assassino.

    Giudizio:

    +3stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: Devi orzare, Baal!
    • Autore: Virginia Less
    • Editore: Lettere Animate
    • Data di Pubblicazione: 2017
    • ISBN-13: 9788871120683
    • Pagine: 178
    • Formato - Prezzo: Tascabile - Euro 13,00

    15 giugno 2017

    La classifica libri più venduti dal 5 all'11 giugno


    Cari lettori,
    il caldo africano che ci attanaglia da qualche giorno ha mandato fuori fase anche noi,per questo oggi partiremo a scorrere la nostra classifica dei libri più venduti dal basso, anche perché, a onor del vero, è nell'ultima posizione che troviamo l'unica vera novità di questa settimana.
    E' appena arrivato in libreria, infatti Il ministero della suprema felicità, ritorno al romanzo di Arundhati Roy, autrice indiana che raggiunge la fama internazionale vent'anni fa con il suo romanzo d'esordio Il dio delle piccole cose. La Roy racconta ancora la sua India con una storia corale che volge l'attenzione agli ultimi, quelli che vivono per strada e non hanno mai conosciuto un vero pasto in vita loro.
    Un racconto che promette di parlare al cuore, come aveva fatto del resto il romanzo precedente, e che debutta direttamente in decima posizione, subito sotto a Alessandro D'Avenia che ritorna fra i primi dieci dopo diverse settimane d'assenza con il suo best seller L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita. Che, con la fine della scuola, molti professori l'abbiano i8ndicato come lettura estiva?
    E' in leggera discesa invece il libro di ricordi del presentatore e divulgatore scientifico Piero Angela che questa settimana vede Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute scavalcato dalla trimestrale edizione del messalino e Insieme. Il mio diario nelle vostre mani, ennesima pubblicazione di uno youtuber italiano, in questo caso Luciano Spinelli che promette di raccontarsi ai fan senza filtri, sotto forma di diario.
    Dalla quinta posizione a salire nessuna novità si segnala rispetto a settimana scorsa: stabili rimangono Paula Hawkins, con il thriller Dentro l'acqua e Tredici di Jay Asher, di cui abbiamo da poco pubblicato la recensione qui.
    Inalterato infine anche il podio che vede confermato il trionfo di Andrea Camilleri che regala ai fan la venticinquesima avventura del commissario Montalbano raccontata in La rete di protezione, anche oggi al primo posto davanti al fisco Carlo Rovelli che sembra sulla strada per bissare l'enorme successo di Sette brevi lezioni di fisica con il nuovo volumetto L'ordine del tempo . Chiude il terzetto di testa, e anche il nostro appuntamento di oggi Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo di cui vi ricordiamo, anche in questo caso, la nostra recensione.
    Chiudiamo quindi così la nostra rubrica, augurandovi come sempre buone letture!


    Il libro più venduto:

    Vigàta è in subbuglio: si sta girando una fiction ambientata nel 1950. Per rendere lo scenario quanto più verosimile la produzione italo-svedese ha sollecitato gli abitanti a cercare vecchie foto e filmini. Scartabellando in soffitta l’ingegnere Ernesto Sabatello trova alcune pellicole, sono state girate dal padre anno dopo anno sempre nello stesso giorno, il 27 marzo, dal 1958 al 1963. In tutte si vede sempre e soltanto un muro, sembra l’esterno di una casa di campagna; per il resto niente persone, niente di niente. Perplesso l’ingegnere consegna il tutto a Montalbano che incuriosito comincia una indagine solo per il piacere di venire a capo di quella scena immobile e apparentemente priva di senso. Fra sopralluoghi e ricerche poco a poco in quel muro si apre una crepa: un fatto di sangue di tanti anni fa, una di quelle storie tenute nell’ombra..


  • Titolo: La rete di protezione
  • Autore: Andrea Camilleri
  • Editore: Sellerio
  • ISBN-13: 9788838936555
  • Pagine: 304/li>
  • Prezzo: 14,00 Euro

  • Le posizioni dalla 2 alla 10:

    2.L'ordine del tempo - Carlo Rovelli (Adelphi - euro 14,00)
    3.Storie della buonanotte per bambine ribelli - Francesca Cavallo; Elena Favilli (Mondadori - euro 19,00)
    4.Tredici - Jay Asher (Mondadori - euro 17,00)
    5.Dentro l'acqua - Paula Hawkins (Piemme - euro 19,50)
    6.Insieme. Il mio diario nelle vostre mani - Luciano Spinelli (Rizzoli - euro 15,90)
    7.Sulla tua parola. Messalino luglio-agosto 2017 - AA. VV. (Shalom - euro 4,00)
    8.Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute - Piero Angela (Mondadori - euro 19,00)
    9.L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita - Alessandro D'Avenia (Mondadori - euro 19,00)
    10.Il ministero della suprema felicità - Arundhati Roy (Guanda - euro 20,00)

    N.B. Le classifica è tratta dal sito www.wuz.it ed è elaborata dal Servizio Classifiche di Arianna. Il panel di riferimento è di oltre 1500 librerie aderenti al circuito Arianna. 

    13 giugno 2017

    L'uomo che credeva di non avere più tempo - Guillame Musso

    New York, ai giorni nostri; Nathan Del Amico è uno degli avvocati più famosi della città. Ha fatto una carriera davvero invidiabile, che però ha pagato a caro prezzo: ha lasciato che un vuoto si insinuasse tra lui e la moglie Mallory e l'ha persa. Lei è tornata a San Diego dai genitori, portando con sé la piccola Bonnie, la figlia che Nathan adora e che ormai riesce a vedere così di rado. È un uomo solo. Un giorno riceve una visita inaspettata: un uomo che non ha mai visto prima, Garrett Goodrich, si presenta nel suo ufficio. È un medico di chiara fama, così sembra, eppure farnetica cose senza senso, sostiene di essere in grado di riconoscere le persone prossime alla morte, e dì avere una missione da compiere.

    Recensione

    Il tema fondante di questo romanzo, come forse lascia trasparire il titolo stesso, è di certo la necessità, a volte da auto-imporsi, di prendersi il proprio tempo contro la frenesia della vita moderna.
    E l’autore ci racconta proprio questo, in un costante fil rouge ricco comunque di intessuti di trama inaspettati, attraverso il personaggio di Nathan, un uomo di successo che, nonostante le sue origini, si è costruito dal niente e col tempo ha dimostrato il suo valore divenendo uno degli avvocati più importanti di New York e non solo. Ma da qualche tempo il protagonista, che è sempre stato spinto dall’amore per raggiungere risultati migliori, ha qualche problema: la moglie Mallory lo ha piantato, vede sua figlia di rado e si è gettato senza riserve nel lavoro pur di non pensare alla sua solitudine, al suo essere a metà. Tutto questo è il presente recente, destinato a cambiare con la comparsa del medico Goodrich che gli riferisce di essere un Messaggero, una persona dotata di un dono: la capacità di vedere chi a breve è destinato a morire.
    Alla luce di ciò il quarantenne inizia una vera e propria lotta contro il tempo per riconquistarsi la vita perduta e gli affetti, prima che sia troppo tardi con la sua paventata dipartita. E avrà nel medesimo modo la preziosa opportunità di rivivere il suo passato, di cercare in esso gli errori compiuti che lo hanno fatto diventare ciò che ora aborrisce.
    Il romanzo, scritto in modo scorrevole e curato nell’edizione, privo di qualsiasi errore di forma, appare come una favola moderna a metà strada tra il contemporaneo, per tema affrontato, e il romanzo d’amore, permeato sui sentimenti del protagonista nei confronti di Mallory e del loro percorso assieme. Oltre al tema fondante, il tutto si mescola con contenuti appartenenti al nostro modo di vivere oggi: la perenne dicotomia tra successo e anonimato, la frenesia della vita moderna che ci bombarda di stimoli non consentendoci comunque di vivere sul serio, il divorzio e le pene della separazione, senza tralasciare una riflessione molto importante, e ben calibrata sul destino degli uomini e il divario sociale.
    Nathan impersona l’uomo che ha tutto contro, nato in povertà, ma che grazie al suo impegno è riuscito a emergere, nonostante viviamo in un mondo dove tutto sembra a portata di tutti ma di fatto amplifica in modo pauroso le differenze sulla base dell’estrazione sociale.
    Un ragionamento che apre di certo infiniti sentieri di dibattito, sul quale ci sarebbe molto da esternare. E in qualche modo anche Nathan ci riesce, ponendo la sua esperienza e il suo senso di giustizia, al di sopra delle differenze, per quanto poi, passato dall’altra parte della barricata, tra quelli che contano, non si possa fare a meno di chiedersi a che prezzo raggiungere la cima se poi non sei diverso da chi ha la fortuna di chi nasce dalla parte giusta?
    La risposta, ovviamente, viene rilasciata ai lettori, da meditare nel proprio intimo.
    Buona la descrizione ambientale, che attraversa l’America di un periodo natalizio senza essere troppo luccicante e finta, una caratteristica del testo è di certo la compartecipazione atmosferica che diviene cornice emotiva delle situazioni affrontate di volta in volta: il gelo, la neve, lo spiraglio dei raggi di sole tra le nuvole arricchiscono il quadro emozionale del testo, senza esagerare. I personaggi sono netti, ben delineati nella loro storia e nel loro agire, bucano le pagine senza appesantire la storia nonostante la dovizia di particolari autobiografici e di situazioni di flash-back.
    Ne emerge infine un’opera gradevole, capace di rimanere impressa con una speranza nel lettore, dalla cui esperienza si trae di certo beneficio, o perlomeno delle buone ore di relax con una storia interessante.
    Ed è così che L’uomo che credeva di non avere più tempo si presenta: un’esperienza di lettura dedicata a chi desidera interfacciarsi con una buona storia dal finale non scontato (anzi!) che riesce a coniugare il piacere di leggere con le riflessioni, sempre presenti, sui mali della nostra modernità occidentale.

    Giudizio:

    +4stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: L'uomo che credeva di non avere più tempo
    • Titolo originale: Et aprés...
    • Autore: Guillame Musso
    • Traduttore: Fabrizio Ascari
    • Editore: Sonzogno
    • Data di Pubblicazione: 2005
    • Collana: Libri Oro
    • ISBN-13: 9788817020299
    • Pagine: 380
    • Formato - Prezzo: Copertina rigida ed. economica - € 6,00

    11 giugno 2017

    Formentera14 - Gabriele Parpiglia

    Baleari: Formentera. Il sole si spegne, ma mai del tutto, al Big Sur e si addormenta, ma mai del tutto, dall'altra parte del mare. Le stradine sterrate sono punteggiate dagli scooter colorati dei ragazzi che percorrono in un incessante andirivieni i diciassette chilometri su cui si estende la "Isla", trasformandola in un vortice di spensieratezza in continuo movimento. Formentera è la meta dell'estate dei due protagonisti: Giacomo, detto Jack, e Gloria. Lui, nato al Sud, in un paesino di poche anime è venuto a Milano senza un sogno, senza un vero obiettivo, mantenuto a fatica dai genitori che hanno rinunciato a vivere per costruire un futuro al figlio. Ma Jack non sa cosa sia il futuro. Però ha altre doti: è furbo, veloce, scaltro, conquistatore. Mente bene sapendo di mentire. Un bugiardo che incredibilmente sa farsi amare. Gloria invece è l'amore puro, l'amore in tutte le sue forme. Famiglia borghese all'apparenza sana, lei sana davvero nell'autenticità dei suoi profondi sentimenti. I due si incontrano a Milano, all'università, e si innamorano. Per lei lui è la prima volta, per lui lei è l'opportunità della vita. Come tra i rami dell'albero degli innamorati vicino a Cap de Barbaria a Formentera che decreta l'autenticità di un amore, anche nelle pagine del romanzo tutto accade "non" per caso: lo sliding doors sarà al centro di ogni capitolo fino al capovolgimento finale, dove tutto verrà rimesso in discussione. Forse se l'orecchio di lui non avesse abbandonato la guancia di lei, questo romanzo, no, non si sarebbe mai potuto scrivere. E allora, quattordici anni dopo quell'estate che ha sconvolto la vita di tutti, che ne è di Jack? E di Gloria? La verità è nascosta nell'isola. In terra e in cielo.

    Recensione

    Più che la storia d’amore fra due giovani, in Formentera14 si raccontano le avventure boccaccesche di Jack. Chi sia Jack lo veniamo a sapere direttamente da lui nelle prime pagine del romanzo:


    Mi chiamo Giacomo, detto Jack, un passato da calciatore. Ero una bella promessa ma alle figurine Panini preferisco le fighe dopo il panino. 

    Difficile che, dopo questa presentazione, non venga la tentazione di accantonare il libro, a meno di non essere un teenager in piena tempesta ormonale come lo sono i protagonisti, Giacomo e Gloria, nominalmente due studenti al primo anno di università, ma per mentalità due ragazzi ai primi anni di liceo.
    I programmi che guardano alla televisione sono, infatti, i telefilm della serie Beverly Hills 90210, l’attore preferito Jerry Calà, le canzoni che ascoltano quelle degli 883. Nessun interesse culturale, sociale o politico. tant’è che quando Gloria, che è di famiglia danarosa, chiede a Jack di andare a Cortina con lei ospite dei suoi, lui esclama senza apparente ironia:


    “Amore, ma è bellissimo! Cortina, la patria di Jerry Calà, di Maracaibo, di Claudio Amendola, dei Cinepanettoni …”

    Premesso ciò, Jack è un ragazzo di un paese del sud Italia venuto a studiare giurisprudenza a Milano.
    I suoi genitori devono fare notevoli sacrifici per pagargli gli studi che lui, pur sentendosi un verme, affronta con poca voglia e scarso successo. Poi conosce Gloria, sua compagna di università. Gloria è bella, ricca, tenera e studiosa.
    Lui se ne innamora e, dopo uno strenuo corteggiamento, lei lo ricambia. Cosa veda lui in lei è comprensibile, cosa veda lei in lui non si sa.
    Per quanto l’amore si dica che sia cieco, avrei gradito che l’autore analizzasse i motivi per cui Gloria si sente tanto attratta da Jack, invece silenzio assoluto, come se amor che a nullo amato amar perdona fosse un dogma capace di impedire all'autore di fare qualsiasi valutazione del modo di pensare della giovane.

    Jack, pur pensando di amare Gloria, non riesce a vincere la tentazione dello sballo e delle avventure facili. Gloria, pur intuendo che lui è un bugiardo matricolato e la tradisca, lo ama troppo per lasciarlo e cerca di redimerlo. La loro prima vacanza estiva insieme la trascorrono a Formentera con gli amici e qui lasciamo scoprire al lettore quello che succede.

    Ogni volta che Jack si lascia andare ad una scappatella o si impasticca, giura a se stesso che sarà l’ultima volta, crogiolandosi nell’auto flagellazione virtuale, per poi ricadere negli stessi comportamenti trasgressivi di sempre.
    Il ragazzo spera di diventare un romanziere perché sta scrivendo un diario pensando un giorno di pubblicarlo. In realtà questa sembra una scusa per procrastinare lo studio o per non dover impegnarsi in qualsiasi altra attività che gli consenta di mantenersi senza l'aiuto dei suoi. Il fatto è che lui ha poca volontà e nessun interesse. Stenta a maturare e, perché questo avvenga, dovrà prima subire un grosso trauma.

    Parpiglia propone un mondo giovanile senza ideali, alla ricerca solo del piacere immediato, specie sessuale, e in cui l'apparire diventa essenziale.
    Le ragazze cercano uomini ricchi, meglio se giovani ma già famosi e i giocatori di calcio sulla cresta dell’onda sono quanto di meglio si possa trovare. I ragazzi, invece, vogliono lo sballo e l’avventura facile.

    Il romanzo manca quasi totalmente di descrizioni. Di Gloria, ad esempio, Jack dice solo che è bella ma non indica una qualsiasi peculiarità che la differenzi dalle altre ragazze che, in genere, vengono segnalate solo per qualche attributo fisico: quella con un bel fondo schiena, l’altra con il petto prorompente, eccetera.
    Sarebbe invece sempre opportuno segnalare qualche caratteristica comportamentale che faccia risaltare una persona rispetto alle altre, anche solo con l'indicazione di qualche piccola mania che, in genere, può fare tenerezza nelle persone amate e essere fonte di irritazione dopo sposate.

    Anche dell'isola di Formentera, tanto decantata per la bellezza della natura, non viene fatta alcuna descrizione che potrebbe distinguerla dalle tante altre isole del Mediterraneo, se non il fatto che i giovani di tutta Europa vi si riuniscano e si sentano liberi di lasciarsi andare a qualsiasi eccesso, nonché la precisazione che è lunga diciassette chilometri.

    Nel romanzo c'è anche una piccola nota surreale: a Jack, e solo a lui, infatti, appare talvolta una conoscente che lo rimprovera benevolmente per i suoi comportamenti e cerca di metterlo sull'avviso dai rischi che corre con il suo comportamento. Queste visioni hanno un po' la funzione del grillo parlante in Pinocchio ma, a differenza del burattino di Collodi, Jack viene redarguito molto blandamente.
    Infine l’happy end (ma non troppo) del finale del libro risulta un po’ affrettato e forzato.

    In conclusione il romanzo non offre contenuti di qualche spessore e la storia, per quanto sufficientemente originale per ambientazione, si limita appena a sfiorare i sentimenti che dovrebbero legare due ragazzi innamorati.
    Peraltro il romanzo è scorrevole, ironico e talvolta riuscirebbe perfino a divertire coloro che abbiano meno di diciotto anni.


    Giudizio:

    +2stelle+ e mezza

    Dettagli del libro

    • Titolo: Formentera14
    • Autore: Gabriele Parpiglia
    • Editore: Mondadori
    • Data di Pubblicazione: maggio 2017
    • Collana: Madeleines
    • ISBN-13: 9788891813114
    • Pagine: 276
    • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,90

    9 giugno 2017

    Tredici - Jay Asher

    Clay Jensen torna a casa da scuola e davanti alla porta trova un pacchetto indirizzato a lui, ma senza mittente. Dentro ci sono sette cassette numerate con dello smalto blu. Clay comincia ad ascoltare: le ha registrate Hannah Baker, la ragazza di cui Clay è innamorato da sempre. La stessa ragazza che si è suicidata due settimane prima. Hannah ha registrato tredici storie, una per lato, una per ogni persona che in un modo o nell’altro l’ha spinta verso la decisione di togliersi la vita. Ma lui cosa c’entra? Clay è sconvolto, vuole capire fino in fondo, scoprire quale ruolo ha svolto. Per tutta la notte, guidato dalla voce di Hannah, Clay ripercorre gli episodi e i luoghi che hanno segnato la vita della ragazza e che come tante piccole palle di neve si sono accumulati fino a divenire una valanga incontrollabile. Per tutta la notte, con la voce nelle cuffie, Clay si tuffa nei ricordi, nei rimpianti, e si tormenta cercando di capire cosa sarebbe successo se…

    Recensione

    Se non avete vissuto sotto un sasso negli ultimi mesi, avrete sicuramente sentito parlare di Tredici, nuova serie TV targata Netflix di enorme successo per il tema trattato e il formato scelto per trattarlo.
    Bullismo e suicidio fra adolescenti si ammantano di un'aura di mistero quando tredici ragazzini ricevono una scatola di audiocassette registrate dalla compagna di scuola suicida, Hanna, prima di morire, nelle quali li accusa di essere la causa del suo gesto.

    Temi forti e attuali originati dall'omonimo romanzo di Jay Asher uscito già dieci anni fa - ma in Italia solo nel 2013 - e che ora Mondadori ripubblica per la sua collana Young Adult Chryslide sfruttando il glamour della serie con una nuova copertina abbinata.

    Tredici è un interessante esperimento dall'intento encomiabile: parlare di bullismo agli adolescenti e nel loro linguaggio, esplorare le ragioni che possono portare a desiderare il suicidio, senza peli sulla lingua ma trasmettendo anche il messaggio che esistono altre soluzioni alla disperazione e l'aiuto è più vicino di quanto si creda.
    Il metodo utilizzato per raggiungere questo scopo desta però qualche perplessità.

    A mio parere Asher colpisce nel segno nell'individuare il percorso che ha portato Hanna al suicidio. Alcuni potranno trovare parte delle motivazioni raccontate non abbastanza "gravi" da giustificare un tale gesto ma non bisogna dimenticare quanto i teenagers tendano a essere emotivi e vulnerabili oltre che considerare "l'effetto valanga" più volte citato dall'autore nel libro che porta tanti piccoli episodi spiacevoli a sommarsi e ingigantirsi, soprattutto se combinati a uno o due episodi molto gravi, come accade alla protagonista.
    Pettegolezzi infondati e una cultura che tende a minimizzare la violenza sessuale scaricandone la maggior parte delle colpe sulla vittima non sono una novità della nostra società, ma il nostro culto dell'immagine e la facilità con cui le informazioni si diffondono nel mondo contemporaneo hanno sicuramente contribuito a ingrandire e inasprire il fenomeno.
    Hanna a mio parere rappresenta perfettamente il lento sgretolarsi dell'autostima di un'adolescente fragile che si lascia travolgere da una spirale di solitudine, incomprensione e anche un briciolo di egocentrismo.

    Ciò che mi ha lasciata perplessa, invece, è il metodo scelto da Hanna per diffondere la sua storia, che sembra più una soluzione artificiosa ideata dall'autore per rendere il libro più appetibile.
    Perché, nel 2007, un'adolescente dovrebbe scegliere di registrare il suo messaggio di addio su delle audiocassette? E' altamente probabile che la maggior parte dei destinatari del messaggio non abbiano mai visto un'audiocassetta in vita loro e non abbiano a disposizione i mezzi per ascoltarla (Hanna stessa deve procurarsi il registratore da un amico convenientemente appassionato di strumenti vintage).
    Nelle registrazioni il suo tono è prevalentemente astioso e vendicativo - atteggiamento comprensibile ma a mio parere un po' incompleto - ma se avesse voluto far sentire le persone colpevoli le sarebbe bastato inviare loro una lettera d'accusa. Invece ella crea questa "catena di Sant'Antonio" in cui ognuno dei colpevoli è costretto a inoltrare le registrazioni alla persona successiva minacciandoli dell'esistenza di un secondo set di cassette che verrebbe diffuso pubblicamente in caso uno di loro decidesse di interrompere la catena. Ma qual è la ragione di questo complesso macchinario? Se avesse voluto umiliare i colpevoli rendendo noti i loro abusi perché limitarsi alle sole persone della lista invece di diffondere lei stessa le cassette a tutta la scuola?

    La verità è che non è Hanna a voler raccontare la sua storia ma Jay Asher che ha bisogno di tenere una "lezione sul bullismo" ed è alla ricerca di un escamotage efficace e affascinante che tenga i lettori incollati e doni loro anche una certa dose di suspense, cosa che una "normale" lettera di suicidio non avrebbe potuto fare.
    Il tono del romanzo è spesso didascalico e forzato, l'ombra del narratore evidente in ogni pagina e Hanna e Clay appaiono spesso come se stessero recitando i punti di un pamphlet informativo sui suicidi adolescenziali.

    Inoltre Hanna include nella sua lista persone che in realtà non hanno alcuna colpa e davvero non è chiaro perché decida di sottoporli a una tale tortura. D'altro canto, il peggiore dei suoi aguzzini, colpevole di un crimine perseguibile per legge addirittura, non è incluso fra i tredici destinatari: certo la ragazza potrebbe aver avuto paura che l'interessato interrompesse la catena delle registrazioni ma, oltre ad avere un set di back up apposta per questo, le sarebbe bastato mettere la persona in questione per ultima.
    Una parziale spiegazione potrebbe essere la volontà di costringere uno dei tredici bulli a "redimersi" denunciando il crimine narrato, ma nel corso del racconto Hanna non sembra mai veramente interessata a raddrizzare un torto, soprattutto se non rivolto espressamente contro di lei.

    Come si intuisce, quindi, non è semplice amare Hanna come protagonista, un tratto del libro che ho apprezzato perché tra i più realistici: l'autore non vuole che condanniate il bullismo perché la vittima vi suscita pietà, ma perché è un atto meschino e sbagliato in sé.
    D'altro canto, furbamente, non vuole del tutto alienarsi i lettori e per questo sceglie come voce narrante Clay: un bravo ragazzo, sensibile e innamorato della ragazza morta.
    Peccato che Asher finisca inconsciamente per cadere vittima degli stessi pregiudizi che vorrebbe condannare: nel rammaricarsi per non essere stato più vicino ad Hanna, Clay commenta più volte che sapeva che le voci su di lei erano infondate e per questo meritava il suo amore mentre non meritava il modo in cui era stata trattata. Quindi, si intuisce, se Hanna si fosse davvero lasciata palpeggiare al primo appuntamento, se davvero fosse andata oltre il bacio con uno o più ragazzi, allora avrebbe meritato di essere chiamata zoccola, ostracizzata e molestata fisicamente secondo l'autore? Arriveremo mai a un punto in cui smetteremo di usare due pesi e due misure per uomini e donne e capiremo che una ragazza ha il diritto di avere una sua vita sessuale senza che gli altri siano tenuti a esprimere un giudizio?

    Come si vede, alla fine questo libro ha molte buone intenzioni ma non manca di pecche e a fine lettura sorge il sospetto che il grosso pubblico sia stato attirato più dall'idea di scoprire i torbidi segreti di un gruppo di adolescenti che da una sincera riflessione sul dramma del bullismo.

    Giudizio:

    +3stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: Tredici
    • Titolo originale: Thirteen reasons why
    • Autore: Jay Asher
    • Traduttore: L. Borgotallo, M. C. Dallavalle
    • Editore: Mondadori
    • Data di Pubblicazione: 2017
    • Collana: Chrysalide
    • ISBN-13: 9788804626114
    • Pagine: 247
    • Formato - Prezzo: Rilegato - Euro 17,00

    8 giugno 2017

    La classifica dei libri più venduti dal 29 maggio al 4 giugno


    Cari lettori,
    è tornato: il dominatore delle classifiche estive (e anche un po' di quelle invernali), l'autore italiano più letto sotto l'ombrellone, Andrea Camilleri, ha sfornato una nuova avventura del celeberrimo commissario Montalbano dal titolo La rete di protezione ed è subito schizzando in cima alle classifiche di vendita, come ormai accade da diversi anni a questa parte.
    Anche la seconda posizione del podio è occupata da una novità, si tratta del fisico Carlo Rovelli che dopo l'incredibile - e inaspettato - successo di Sette brevi lezioni di fisica torna in libreria con L'ordine del tempo , sempre edito da Adelphi e in cui ritorna nuovamente sul tema del tempo, un soggetto ancora misterioso che affascina particolarmente lo studioso.
    Per la prima volta in due mesi perde quindi la prima posizione il fortunato Storie della buonanotte per bambine ribelli raccolta illustrata delle vite di alcune donne che hanno segnato curata da Elena Favilli e Francesca Cavallo.
    Di conseguenza perde un paio di posizioni anche Tredici di Jay Asher, di cui domani pubblicheremo la recensione e che oggi ritroviamo al quarto posto, subito prima del nuovo giallo dell'autrice de La ragazza del treno Paula Hawkins, dal titolo Dentro l'acqua.
    In sesta posizione troviamo invece un'altra nuova uscita, Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute, autobiografia del divulgatore scientifico più amato dalla tv (insieme al figlio Alberto), Piero Angela. Una pubblicazione che può stupire chi conosce l'atteggiamento riservato solitamente tenuto dal presentatore e che lui spiega con queste parole: "Ho sempre avuto reticenza a parlare di me, ora che mi avvicino ai novant'anni, comincio a pensare che sono stato testimone diretto di tanti eventi piccoli e grandi, e che forse alcuni di questi potevano interessare".
    Scende invece di diverse posizioni la nuova, attesa avventura del signor Malaussène, Il caso Malaussène. Mi hanno mentito di Daniel Pennac che oggi troviamo al settimo posto, appaiato al talento della narrazione umoristica comico nostrana Stefano Benni con Prendiluna.
    Arriviamo in chiusura con altre due nuove uscite, Le più belle storie di draghi e folletti, libro di favole scritto da Valentina Camerini, con illustrazioni di Laura Giorgi e un thriller, La donna di ghiaccio esordio col botto di Robert Bryndza che in pochi mesi ha superato il milione di copie.
    Con una nuova detective che si affaccia sul mondo della letteratura chiudiamo quindi la rubrica di oggi con la nostra classifica appuntamento alla prossima settimana. Buone letture!


    Il libro più venduto:

    Vigàta è in subbuglio: si sta girando una fiction ambientata nel 1950. Per rendere lo scenario quanto più verosimile la produzione italo-svedese ha sollecitato gli abitanti a cercare vecchie foto e filmini. Scartabellando in soffitta l’ingegnere Ernesto Sabatello trova alcune pellicole, sono state girate dal padre anno dopo anno sempre nello stesso giorno, il 27 marzo, dal 1958 al 1963. In tutte si vede sempre e soltanto un muro, sembra l’esterno di una casa di campagna; per il resto niente persone, niente di niente. Perplesso l’ingegnere consegna il tutto a Montalbano che incuriosito comincia una indagine solo per il piacere di venire a capo di quella scena immobile e apparentemente priva di senso. Fra sopralluoghi e ricerche poco a poco in quel muro si apre una crepa: un fatto di sangue di tanti anni fa, una di quelle storie tenute nell’ombra..


  • Titolo: La rete di protezione
  • Autore: Andrea Camilleri
  • Editore: Sellerio
  • ISBN-13: 9788838936555
  • Pagine: 304/li>
  • Prezzo: 14,00 Euro

  • Le posizioni dalla 2 alla 10:

    2.L'ordine del tempo - Carlo Rovelli (Adelphi - euro 14,00)
    3.Storie della buonanotte per bambine ribelli - Francesca Cavallo; Elena Favilli (Mondadori - euro 19,00)
    4.Tredici - Jay Asher (Mondadori - euro 17,00)
    5.Dentro l'acqua - Paula Hawkins (Piemme - euro 19,50)
    6.Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute - Piero Angela (Mondadori - euro 19,00)
    4.Il caso Malaussène. Mi hanno mentito - Daniel Pennac (Feltrinelli - euro 18,50)
    8.Prendiluna - Stefano Benni (Feltrinelli - euro 16,50)
    9.Le più belle storie di draghi e folletti - Valentina Camerini (Gribaudo - euro 4,90)
    10.La donna di ghiaccio - Robert Bryndza (Newton Compton - euro 9,90)

    N.B. Le classifica è tratta dal sito www.wuz.it ed è elaborata dal Servizio Classifiche di Arianna. Il panel di riferimento è di oltre 1500 librerie aderenti al circuito Arianna. 

    7 giugno 2017

    Nameless-Senzanome - Grant Morrison, Chris Burnham, Nathan Fairbairn

    Un mago conosciuto solo come Senzanome, reclutato da un consorzio di miliardari per far parte di una missione disperata che ha come scopo la salvezza del mondo. Un enorme asteroide chiamato Xibalba – il "luogo della paura" nella mitologia Maya – in rotta di collisione con il pianeta Terra. Un dio imprigionato all’interno di Xibalba che sogna di distruggere tutto ciò che esiste. Quando Senzanome e i suoi compagni di squadra scatenano inavvertitamente questa malvagia intelligenza, tutto è pronto per uno spaventoso viaggio ai confini dell’orrore. NAMELESS è lo straordinario e visionario graphic novel scritto da Grant Morrison – uno dei più importanti influenti autori contemporanei – e disegnato dal grande Chris Burnham, coi colori di Nathan Fairbaim. Un indimenticabile viaggio dentro le profondità del Cosmo e dell’essere umano, targato Image Comics.

    Recensione

    Nameless è il nuovo fumetto di casa SaldaPress che sta facendo discutere molto il web. I pareri contrastanti sono all’ordine del giorno quando si parla di gusto personale ed è più che giusto che ci siano sostenitori e oppositori, è difficile infatti trovare qualcosa che possa uniformare le opinioni mentre è molto più semplice imbattersi in qualcosa che sconvolga le menti causando scompiglio.

    Nameless ha provocato esattamente questo, è un lavoro completamente diverso da ciò che si può etichettare come fumetto classico, appartiene più al genere di nicchia ed è dunque rivolto ad un pubblico attento, paziente e con tanta voglia di leggere quanto viene raccontato in chiaro ma anche desideroso di andare oltre e approfondire quanto viene solo accennato tra le righe.

    Il lavoro di Morrison, Burnham e Fairbairn è estremamente accurato e, a mio parere, ineccepibile, dall’esito magistrale: il testo è ricco di riferimenti più svariati che rimandano a culture lontane, come quelle dei popoli Maya, a lingue sconosciute, come l’Enochiano, al mondo dei tarocchi e ad antichi credo sull’origine e sulla fine del mondo, un misto di credenze religiose e non che attraverso immagini spettacolari di divinità, templi e spazi immaginari riesce a catturare il lettore che improvvisamente si ritrova quasi stordito a leggere le avventure di questo mago dell'occulto detto "senzanome".

    Senzanome non è una scelta casuale, è questo il suo nome perché non si tratta di una persona nello specifico, si tratta di una identità non-identitaria, ognuno di noi potrebbe essere il senzanome esperto dell’occulto protagonista del fumetto ma esso è come la x dell’incognita che nonostante la sua natura indefinita ed estremamente versatile è la chiave della storia.
    Questa viene raccontata senza una linearità spazio-temporale: presente, passato, possibili futuri e ancora sogno, visioni deliranti e realtà si intrecciano continuamente costruendo una sorta di racconto che in alcuni punti sembra entrare in un loop cosmico senza annoiare mai il lettore anzi, questo lo incuriosisce invogliandolo a comprendere e ad entrare in questo mondo labirintico costruito a regola d’arte.

    Quadri degni di Christopher Nolan che con il suo ipnotico spaziotempo potrebbe fare del senzanome il nuovo Dominic Cobb, atmosfere ispirate a David Lynch che con i suoi mondi immaginari e irreali, con i suoi universi alternativi del possibile coniugati perfettamente nella realtà di tutti i giorni, sembra essere da ispirazione per la struttura narrativa usata dagli autori di Nameless – le porte hanno lo stesso utilizzo simbolico tipico di Lynch, sono soglie intese come punti di accesso a realtà-altre così come sono anche punti di uscita, di regresso o di caduta senza fine nell’oblio.
    Una struttura a matrioska in cui perdersi o, perché no, in cui ritrovarsi, dove l’umanità è la protagonista con tutte le sue brutalità e carnalità senza censure.
    Punta di ispirazione forse anche il celebre Naoki Urasawa, le visioni sul futuro e la devastazione dell’umanità spingono dei ragazzini, diventati adulti, a salvare il destino della Terra così come sembrano fare i nuovi apostoli spaziali – in 33 giorni, come gli anni di Cristo – capitanati dal protagonista in Nameless; anche il ricorso ad una simbologia esoterica richiama le atmosfere perturbanti dell’universo dell’Amico.

    Un lavoro insomma che attinge a varie fonti e sa tanto di viaggio ai confini della realtà assolutamente possibile, infatti niente stona nel racconto, anche ciò che appare più assurdo.
    Il paradossale realismo di Nameless è agghiacciante, ci ritroviamo anche noi pazienti psicanalizzati con il metodo di Jung e Freud come il senzanome, sorta di Adamo dei giorni nostri o come la figura femminile dominante, le bella Sofia, Eva contemporanea, che porta con sé un passato molto doloroso.

    Il fascino straordinario di Nameless sta nella naturalezza con cui tutti questi elementi eterogenei riescono a stare perfettamente insieme costruendo un sottofondo culturale di grandissimo spessore.
    Sogni e realtà si scambiano i ruoli e tra asteroidi minacciosi risalenti a milioni di anni fa e un morbo pericoloso che infetta l’umanità si racconta di come i dinosauri siano scomparsi e di come la stessa sorte potrebbe toccare a noi
    .

    Nameless è un fumetto dalla doppia chiave di lettura, possiamo soffermarci ad una lettura superficiale lasciandoci affascinare dalla storia apparentemente bizzarra oppure scegliere di andare in profondità, di cercare il perché di tutti i riferimenti e ipotizzare una teoria interpretativa, come se fosse un rebus da risolvere.
    Le antiche mura di Babilonia e le credenze mistiche sull’esistenza di creature divine è come se venissero ricontestualizzate nell’attualità del presente con la storia dell’occultista senzanome con il compito di salvare il mondo.
    Una pan-storia potremmo definirla, ma una tuttologia che non ha crepe o incongruenze, tutto sta perfettamente insieme senza crollare, come il finale di Otto e mezzo di Fellini, un barocchismo che sa di modernità, di contemporaneità.

    Una nota di merito ai disegni che arricchiscono notevolmente una sceneggiatura impeccabile ed originale, mai scontata o banale. Un fumetto fuori dagli schemi della consuetudine, adatto a coloro i quali non si sentono minacciati o intimoriti dalla diversità, che poi a dirla tutta non si discosta più di tanto da quanto al giorno d’oggi consideriamo normalità.
    Il confine tra normalità e stranezza non è qualcosa di ben definito, è come una nube vagante senza una forma; ecco, Nameless è esattamente una soglia non stabilita, una continuità ciclica in cui gli opposti si toccano e coincidono, dove il sogno e la realtà occupano lo stesso spazio.
    Da grande fan di queste atmosfere complesse e ricercate non posso che assegnare cinque stelle a questo lavoro che sconvolge per la scelta di rappresentare in modo folle ciò che poi è la nostra realtà.

    Giudizio:

    +5stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: Nameless - Senzanome
    • Titolo originale: Nameless
    • Autore: Grant Morrison, Chris Burnham, Nathan Fairbairn
    • Traduttore: Leonardo Rizzi
    • Editore: SaldaPress
    • Data di Pubblicazione: 2017
    • ISBN-13: 9788869192449
    • Pagine: 168 a colori
    • Formato - Prezzo: Brossura-15,90 Euro

    3 giugno 2017

    I sensi del testo - Raul Mordenti

    Raul Mordenti affronta alcune questioni fondamentali riguardanti il testo letterario come l'alterità (sulla scorta di Lotman) e la straordinaria produttività del margine. Egli mette alla prova le sue categorie critico-analitiche affrontando alcuni testi e autori della cultura italiana ed europea: dalle Affinità elettive di Goethe al possibile rapporto Boccaccio-Belli, fino a Primo Levi.

    Nella parte 'Maestri di una generazione senza maestri' prende invece in esame (in un vis à vis che è per Mordenti anche autobiografico) le posizioni critiche di Walter Binni, Alberto Asor Rosa, Giuseppe Prestipino, Mario Lavagetto e Remo Cesarani.

    La parte 'Il nuovo contesto della ricerca letteraria' considera infine alcuni aspetti che oggi ridefiniscono completamente il 'campo letterario', primo fra tutti le conseguenze della rivoluzione informatica: questa deve condurre non solo a una nuova riflessione in ordine al concetto di testo ma anche a modalità di fruizione del letterario del tutto diverse da quelle proprie della grande parentesi gutemberghiana. Di questo nuovo contesto fanno parte naturalmente anche le attuali modalità di organizzazione dell'Università e di finanziamento della ricerca.

    Recensione

    Per un blog che si occupa soprattutto di recensire romanzi, di vario genere e di vari generi, anche saggi, a volte, ma comunque libri a tema unitario, parlare di una raccolta di contributi, con taglio accademico, di critica filologica e letteraria, con alcune deviazioni nei territori della politica e dell’attualità, è alquanto insolito. Però una delle caratteristiche degli articoli di Mordenti che risalta maggiormente è l'alto grado di leggibilità, anche per non specialisti delle tematiche trattate, il che per pubblicazioni di questo genere non è affatto scontato.

    Il libro inizia e termina in una struttura ad anello con due riflessioni sul senso della lettura come occasione di scoperta dell’alterità: riconoscere che la natura del linguaggio è legata al tentativo dell’uomo di dare un senso alla realtà e, conseguentemente, di comunicarlo porta a delle considerazioni sui modi di interpretare la letteratura, che del linguaggio è un’espressione concentrata, e, in conclusione, ad auspicare un rovesciamento copernicano degli studi critici e dei criteri interpretativi del testo, letterario o meno, che lasci emergere il senso delle alterità marginali o periferiche rispetto a un centro, quello della Storia della letteratura, che ha perso ormai la capacità di restare connesso alla realtà di cui i testi sono espressione. Nel mezzo si trovano una serie di interventi molto vari, per taglio e lunghezza, che affrontano singoli autori e opere, come nel caso di Goethe e delle sue ‘Affinità elettive’ o di Primo Levi; che trattano di questioni più erudite di critica letteraria e dei suoi protagonisti, da Asor Rosa a Lavagetto, Binni e Ceserani, forse meno noti al grande pubblico; o che infine tracciano un quadro rigoroso della gestione politica di alcuni aspetti della ricerca, come il finanziamento pubblico e la libertà dei ricercatori.

    L’autore non fa mistero del fatto che le sue radici culturali affondano in un milieu che possiamo forse ancora definire - in maniera ormai abbastanza confusa - di 'sinistra' e questo vale sia per i contributi di stampo prettamente letterario e filologico, sia per quelli più impegnati sul versante politico, dal ricordo di figure accademiche che hanno coniugato impegno etico e studi letterari alle critiche alle riforme del sistema universitario. Nonostante l'assunzione aperta di questi valori, Mordenti mantiene un saldo equilibrio ed evita con coerenza qualsiasi forma di pregiudizio e di gabbia ideologica che mortificherebbe i testi.

    Sono quest’ultimi che si trovano al centro della ricerca di Mordenti, e in effetti le promesse contenute nel titolo vengono mantenute: per il testo e i suoi sensi che si intrecciano e si sovrappongono, rinnovandosi e e allargandosi nel tempo e nello spazio come la trama di un tessuto si avverte una passione profonda, quasi ontologica. E, aspetto non trascurabile, lo stile non è mai erudito in forma esibizionista: si possono anche semplicemente leggere, non si devono per forza studiare, questi saggi brevi.

    Anche in quello più lungo, su ‘Le affinità elettive’, il dettaglio e il grado di profondità dell’analisi, che riguardano non solo gli schemi della trama e l’indagine dei personaggi e delle simmetrie nelle loro relazioni – punto nodale della narrazione – ma anche i riferimenti testuali e le fonti più o meno dirette dalla cultura tedesca del tempo, si riesce a seguire agilmente il filo del ragionamento – il che, si ribadisce in molti, testi accademici non è banale né scontato – e dei richiami letterari senza che si perda nulla del rigore critico. Mordenti mostra insomma che si può fare della critica testuale senza rinunciare né alla sincerità e alla coerenza, anche con toni come quelli adombrati dal suo cognome, appunto, né alla profondità.

    Giudizio:

    +4stelle+

    Dettagli del libro

    • Titolo: I sensi del testo. Saggi di critica della letteratura
    • Autore: Raul Mordenti
    • Editore: Bordeaux Edizioni
    • Data di Pubblicazione: 2016
    • Collana: -
    • ISBN-13: 9788899641276
    • Pagine: 352
    • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,00

    1 giugno 2017

    La vetrina degli incipit - Maggio 2017

    L'incipit in un libro è tutto. In pochi capoversi l'autore cattura l'attenzione del lettore e lo risucchia nel vortice della storia. Oppure con poche banali parole lo perde per sempre...
    Quanti libri, magari meritevoli, giacciono abbandonati dopo poche righe sui comodini di ogni lettore? E quanti altri invece sono stati divorati in poche ore perché già dalle prime righe non siamo più riusciti a staccare gli occhi dalle pagine?
    Anche questo mese vogliamo condividere con voi gli incipit dei libri che stiamo leggendo, perché alcuni di voi possano trarre ispirazione per le loro future letture e perché altri possano di nuovo perdersi nel ricordo di personaggi e atmosfere che già una volta li avevano rapiti...





    «FORMAN (Parla sempre molto velocemente): Scusate signora, ma una delle cameriere desidera parlarvi.
    MADGE sta scorrendo ansiosamente il giornale e si siede pesantemente su uno sgabello vicino al piano.
    MADGE
    (Senza alzare lo sguardo dal giornale) Non ho tempo, ora.
    FORMAN Molto bene, signora.
    (Si gira per andar via)
    MADGE
    (Sempre senza alzare lo sguardo dal giornale) Quale cameriera?
    FORMAN
    (Girandosi di nuovo verso MADGE) Térèse, Signora.
    MADGE
    (Alzando lo sguardo, con una certa sorpresa nella voce) Térèse! FORMAN Sì, signora.
    MADGE Sai di che cosa voglia parlarmi?
    FORMAN Non ne ho la più pallida idea, signora.
    MADGE Deve dirlo a te. Sono molto occupata e non posso riceverla, a meno che io non sappia di cosa si tratta.
    FORMAN Riferirò, signora.
    (Si gira ed esce dal centro del palco, chiudendo piano e con cura la porta, per poi rientrare immediatamente e osservare MADGE dal centro).

    MADGE sfoglia il giornale; trovato ciò che cercava, inizia a leggere ansiosamente. Come se non vedesse bene, si avvicina alla luce e ricomincia a leggere con grande attenzione. FORMAN chiude la porta al centro e rimane in piedi a osservare MADGE mentre quest’ultima legge il giornale; l’azione si prolunga, in modo che sia chiaro che Forman non sta aspettando che lei finisca per pura educazione: la guarda in modo intenso e acuto, ma senza assumere altre espressioni. MADGE termina la lettura e si alza con rabbia, gettando con violenza il giornale sul pianoforte. Si gira e si dirige verso destra, vicino alla grande scrivania. Si ferma, poi va di nuovo verso sinistra, con rabbia. Vede FORMAN, riacquista immediatamente il contegno. Quando MADGE si gira, FORMAN sembra essere appena entrato e si sposta leggermente al centro.

    FORMAN
    (Verso il centro) Non sono riuscito a farmi dire una parola, signora. Insiste che deve parlarne lei stessa con voi.
    MADGE Dille di aspettare fino a domani.
    (Si gira e si dirige verso destra)
    FORMAN È quello che ho fatto, signora, ma ha risposto che domani non sarà più qui...
    »
    Sherlock Holmes e lo strano caso di Alice Faulkner, di William Gillette e Arthur Conan Doyle - Polyfilo

    «Lapietà? Georges? Lo conosci, è il classico tipo che nelle confidenze ci sguazza, come i cani in campagna nella fossa del letame. (Quel movimento elicoidale che li attorciglia tutti, dal muso alla coda!) Lui, uguale. E poi ne spande ovunque. Allora tanto vale entrare subito nella sua testa. Non è un’indiscrezione, è stato lui stesso quel giorno a raccontare tutto ai ragazzi. A cominciare dall’accuratezza con cui si è preparato per andare a prendere l’assegno. E i buoni motivi che aveva per non arrivare puntuale: Ho tutte le carte in mano, arrivo all’ora che mi va, becco i soldi e ce ne andiamo in vacanza, questo voleva far capire al gentile comitato: Ménestrier, Ritzman, Vercel e Gonzalès. Settimane passate a scegliere con cura il travestimento.»
    Il caso Malaussène. Mi hanno mentito, di Daniel Pennac - Sakura

    «Sogno azzurro.

    Il merlo indiano era l'eredità di papà. Papà era morto da più o meno cinque anni e aveva lasciato in casa un buco con la sua sagoma, la sua forma e la sua profondità, parecchie mutande enormi ancora da collaudare, qualche pannolone e il merlo. Il merlo aveva la caratteristica di parlare a sproposito e gracchiava cose tipo "hasta siempre" o "la cena si fredda" o "sei la più bella della foresta pluviale". Aveva anche il vizio di cagare a intervalli regolari. Prima di cagare papà gli aveva insegnato a dire "alla salute". E il merlo diceva: «Alla salute.» E cagava. Anche tutto il resto del repertorio era merito di papà. Max puliva la gabbia dell'eredità di papà tre volte al giorno, dopo il caffè della colazione, dopo il caffè del pranzo e dopo il caffè della cena. Subito dopo puliva mamma.
    »
    Quando il jazz tra la mezzanotte e l'una, di Alessandro Frailis - Il gatto Zorba

    «Ancora una notte, ancora quel sogno, ancora quelle immagini. Sempre le stesse, da 3 anni. Ogni volta si aggiungeva un particolare che completava il quadro, ogni volta si svegliava con la stessa nostalgia e la voglia di tornare a casa. Anche se non sapeva dove fosse, ormai, la sua casa. Il sogno iniziava sempre allo stesso modo. Vedeva i suoi piedi decorati con bellissimi tatuaggi color argento. Camminava calpestando candida sabbia, morbida come velluto e fresca. Le minuscole pietre che si mescolavano la distesa sabbiosa riflettevano i bagliori notturni, allora alzava il capo a contemplare il cielo, sconfinato. Una stella cadente solcava la volta celeste, lasciando una scia luminosa che si dissolve vari assorbita dalla notte. All'orizzonte Le Tre Lune sorgevano allineate. Tornando ad abbassare lo sguardo, potevo osservare le vastità del deserto di Muna, volgendosi a Est, l'immenso bosco degli alberi neri e a nord in lontananza la sagoma scura del palazzo con le sue guglie e le torri. Una risata sgorgava argentina dal centro del suo cuore. Ecco la sua casa, ecco il regno cui apparteneva. Poi una scossa sotterranea la faceva trasalire è un brivido le percorreva la schiena. Guardando a terra vedeva con orrore che la sabbia aveva lasciato spazio a una voragine che correva lunga e profonda verso il palazzo. La crepa nera sembrava portare al centro stesso della terra. Lei e stava a guardare inorridita l'oscurità, mentre una voce tetra saliva dal nulla. Si svegliava proprio prima di cogliere ciò che la voce diceva. E fuoco il punto che si sveglio anche con la notte.»
    Sei pietre bianche, di Daisy Franchetto - Chiara A.


    «Ero stato malato per molto tempo. Il giorno in cui lasciai l’ospedale camminavo a fatica e quasi non ricordavo più chi avrei dovuto essere. Usi la volontà, mi disse il medico, e in tre o quattro mesi tornerà come prima. Non gli credetti, ma seguii lo stesso il suo consiglio. Mi avevano dato per morto, e ora che avevo smentito i pronostici evitando misteriosamente di morire, che scelta mi restava se non vivere come se mi aspettassi una vita futura?»
    La notte dell’oracolo, di Paul Auster - Antonio

     

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