Primo gennaio del 1950: Ximen Nao, un ricco proprietario terriero, è stato giustiziato dai suoi mezzadri alla vigilia della rivoluzione cinese e da due anni vive nel mondo delle tenebre. Sebbene subisca i più crudeli e dolorosi supplizi, rifiuta di pentirsi: è convinto di avere condotto una vita giusta e di essere invece stato immeritatamente condannato. Re Yama, il terrifico signore della morte, è talmente stufo di lui, delle sue continue, fastidiose lagnanze che alla fine gli dà la possibilità di reincarnarsi nei luoghi dove ha vissuto. Ximen Nao spera di riprendere così possesso della moglie, delle due concubine, della terra, dei suoi averi. Non immagina che tanta generosità nasconde un ancora maggiore insidia: perché re Yama decide di farlo reincarnare non in se stesso, ma in un asino.
Al momento di tornare sulla terra, Ximen si rifiuta inoltre di bere una pozione che gli consentirebbe di dimenticare il passato e di liberarsi progressivamente delle pulsioni, del desiderio, dell'odio, della sete di vendetta. Vuole che le esperienze della vita precedente rimangano impresse nella sua memoria. Che senso avrebbe, altrimenti, tornare nel mondo degli uomini per riparare all'ingiustizia subita? Nell'arco di cinquant'anni all'asino faranno seguito il toro, il maiale, il cane, la scimmia. Un lasso di tempo che basterà a Ximen per liberarsi di ogni rancore e durante il quale sarà partecipe degli eventi piccoli e grandi che hanno contribuito a trasformare la Cina. E alla fine giungerà anche il momento in cui re Yama gli consentirà di ridiventare uomo.
Il 31 dicembre del 2000, la notte della nascita del nuovo millennio, verrà al mondo un bambino di nome Lan Qiansui, ossia " Lan mille anni"; sarà lui, che ha un " corpo piccolo e magro e la testa insolitamente grande, una memoria eccellente e una parlantina sciolta" a iniziare, il giorno del suo quinto compleanno, il racconto della propria storia: "Dal primo gennaio dell'anno 1950...".
Recensione
Non è proprio quel che si dice un titolo di lettura facile, il romanzo di Mo Yan sulla reincarnazione, anzi, è uno di quei libri che si leggono con fatica, almeno per chi nella lettura cerca – anche, se non unicamente – divertimento. In compenso si capisce perché l’Accademia di Stoccolma, le cui scelte non sono sempre perspicue e spesso poco popolari, abbia assegnato all’autore il Nobel per la letteratura nel 2012.
Sospesa in un equilibrio precario tra una fantasia evanescente e il più greve dei realismi, la storia del protagonista, lo Ximen Nao del titolo, si dipana per circa mezzo secolo, dal 1950 fino all’alba del nuovo millennio e coinvolge diverse generazioni di una famiglia e di un villaggio cinese, Ximen, nel distretto di Gao Mi, non troppo lontano da Pechino, dall’alba del sol dell’avvenire fino all’avvento della nuova via cinese al capitalismo. In un cerchio perfetto la narrazione inizia e finisce nel 1950, attraverso una trovata scaltra, e percorre la storia di un anziano proprietario terriero, Ximen Nao, che viene ucciso dai comunisti nel 1950 ma è condannato dal re/giudice dell’Oltretomba a reincarnarsi in vari animali, partecipando così alla vita della comunità da una posizione esterna ma con la facoltà di comprendere e la coscienza di essere uno spirito umano rinchiuso in corpo di bestia. In forma prima di asino, poi di toro, di maiale, di cane e infine di scimmia Ximen assiste alle vicissitudini di un gruppo famigliare secondo l’idea tradizionale cinese del clan o della famiglia allargata, molta parte della cui vita si svolge in un palcoscenico naturale che è il cortile della sua vecchia casa di possidente, poi trasformata in azienda agricola collettiva nei decenni del comunismo.
Le mogli e concubine di Ximen, i figli e i figliastri, i loro discendenti, vari altri personaggi che si legano in qualche modo alle vicende famigliari ricreano un ambiente sociale comunitario simile per certi aspetti a un classico del romanzo cinese come ‘Il sogno della camera rossa’, eppure per altri versi Mo Yan costruisce una narrazione che rievoca le grandi saghe famigliari del romanzo europeo novecentesco, come i Buddenbrook di Thomas Mann. Il villaggio agricolo Ximen di Mo Yan si fa spazio nella mente del lettore come uno di quei luoghi simbolici della geografia letteraria che sono inestricabilmente legati alle storie dei protagonisti, un po’ come Macondo per Garcia Marquez, Arkham per Lovecraft o Vigata per Camilleri: si finisce, pur tra molte difficoltà nella lettura, per immaginare gli spazi letterari come reali. I kang, giacigli tipici, su cui i personaggi si addormentano e vivono, le strade fangose, i campi di albicocchi e le porcilaie assumono il carattere vissuto e concreto di luoghi conosciuti.
È vero che seguire le storie dei vari personaggi è reso complicato dalla difficoltà di capire i legami interni nelle famiglie che si formano, quasi come se si dovesse ricostruire un albero genealogico, e dai problemi creati dai nomi cinesi, che per un occidentale sono spesso molto simili. È vero che la storia procede per blocchi molto lunghi e spesso si arricchisce di estese sequenze descrittive che si spingono fino al lirismo ma sono di un gusto che non è sempre semplice apprezzare. È vero, infine, che molta parte del racconto presuppone anche una minima conoscenza degli ultimi settant’anni di storia della Cina comunista e dei suoi rivolgimenti sociali, economici e politici che rappresenta una sfida per i nostri orizzonti di lettori eurocentrici abituati a guardare poco oltre il nostro ombelico.
Però, pur con tali gravami, l’esperienza del libro di Mo Yan – che tra l’altro, con una pregevole dose di autoironia, in questo compatto affresco della Cina moderna che assomiglia a certe sculture di stile sovietico, una specie di ‘Quarto stato’ in versione orientale, include anche se stesso: l’autore parla di sè come di un imbrattacarte squilibrato – apre uno spiraglio, attraverso il mistero arcaico e modernissimo della narrazione, sul mondo delle tradizioni, dei pensieri comuni, delle vite individuali, degli affetti e dei vincoli morali di un Paese che, pur non essendo mai stato così vicino, resta ancora lontanissimo.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Le sei reincarnazioni di Ximen Nao
- Titolo originale: Shēngsǐ píláo
- Autore: Mo Yan
- Traduttore: Patrizia Liberati
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2009
- Collana: Supercoralli
- ISBN-13: 9788806185787
- Pagine: 735
- Formato - Prezzo: copertina rigida - Euro 22
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