Recensione
Quale sarà l'opera d'arte del futuro? Oggi verrebbe da dire: tutto, o quasi. La multimedialità ha invaso e riplasmato dall'interno la nostra vita, la nostra quotidianità, e, benché si possa lamentare una perdita di qualità che in genere si accompagna ai processi di massificazione e all'estensione di un qualsivoglia prodotto pensato originariamente come elitario, credo che si possa largamente convergere sull'idea che la tanto discussa e decantata multimedialità abbia spinto la collettività ad aprirsi a un pensiero plurale. In ogni caso, è qualcosa in cui ormai siamo immersi senza nemmeno rendercene conto, al punto che non sapremmo nemmeno tracciare una linea di demarcazione temporale: persino i celebri "15 minuti di celebrità", citazione attribuita a Andy Warhol, sembrano cosa vecchia. Sorprenderà allora, con autentico e meravigliato sgomento apprendere che già nella metà dell'Ottocento l'illustre compositore Richard Wagner vaneggiava di opere d'arte del futuro, presentando una precoce intuizione del concetto di multimedialità.
Questo è, in parole povere, il taglio dello stravagante (forse non così troppo) saggio di Wagner, restituito al pubblico italiano dai tipi di goWare. E' anche il taglio opportunamente scelto dalla selezione di tre saggi italiani che introducono l'opera wagneriana, e che davvero arricchiscono il libro. Considerazione che introduce la prima e fondamentale domanda: a chi consigliare un libro del genere? Sì, è un saggio di filosofia estetica, fortemente adatto agli addetti ai lavori, ma no, non è un libro che intenda sottrarsi anche al lettore occasionale. I tre saggi, con notevoli differenze stilistiche, ovviamente, ma anche contenutistiche, riescono grosso modo a offrire una infarinatura generale al problema estetico, o quanto meno suggeriscono un convincente punto di vista dal quale approcciare l'opera di Wagner. La multimedialità, appunto. Perché Wagner, che sogna un futuro con gli occhi di un romantico tedesco ottocentesco, riesce a spingersi fino a giorni nostri; la multimedialità, l'opera d'arte "totale", la convergenza dei sensi e degli stili artistici trovano facili appigli nella riflessione contemporanea. Personalmente, devo dire pregevole il secondo dei tre saggi, quello di Balzola, che offre una esauriente carrellata storica del concetto di "opera d'arte totale" (o multimediale, se vogliamo) dai Romantici alla contemporaneità, passando per tutte le avanguardie storiche e artistiche.
Quanto a Wagner, la visionarietà della sua riflessione estetica e la caleidoscopicità delle influenze storiche, filosofiche ed estetiche si accompagnano sorprendentemente a una struttura piana e lineare, con evidenti richiami alle Lezioni di Estetica di Hegel e, forse più inconsciamente, alla struttura della Poetica di Aristotele. La prima sezione, dal sapore introduttivo, è forse quella più interessante, perché riflette il pensiero estetico, ma soprattutto storico-filosofico di Wagner, e della sua riflessione artistica costituisce la base fondamentale. L'opera d'arte del futuro è, lo si può anticipare senza timore di spoiler, l'opera d'arte della collettività tutta, che rappresenti l'Uomo-Popolo: non bisogna aggiungere altro per capire quanto Wagner sia intriso di spirito romantico, da vero uomo dell'Ottocento. In questa sezione dunque si dilunga sufficientemente a discutere e ribadire le sue concezioni filosofiche: un calderone vivace in cui si mescolano soprattutto le diverse anime dell'anti-hegelismo: il materialismo di Feuerbach, da cui attinge con gusto citazionistico fino a rasentare il plagio, ma anche il rigurgito kantiano in Schopenhauer. Il materialismo storico di Marx è un presente assente: se ne avverte l'ombra imponente, ma in qualche raro caso Wagner si lascia sfuggire una adesione al Comunismo, che però è stravolto rispetto all'originale: per un artista che persegue un'opera d'arte collettiva e totale, il comunismo non è altro che il contrario dell'egoismo, dell'individualismo, del solipsismo autarchico delle opere d'arte individuali. Non ci si aspetti di trovare, invece, qualcosa di nietzschiano: al tempo della stesura del saggio (1849), Wagner e Nietzsche non si erano ancora incontrati.
E' la prima sezione, dunque, a fornire un po' la chiave di lettura dell'opera: la più difficile da leggere, specie per un lettore non addetto ai lavori, ma anche la più interessante, piena com'è di spunti di approfondimento, grazie anche alle note dell'Autore a margine.
Le altre due sezioni hanno un sapore più tradizionale: la seconda tratta rapidamente "le tre specie d'arte puramente umane": la danza, la musica e la poesia, con un crescendo verso quest'ultima, di cui il dramma costituisce l'evoluzione sublime. La terza sezione ripropone il trittico dal sapore hegeliano, trattando le tre arti di originale naturale: l'architettura, la scultura e la pittura. Più semplici nella trattazione lineare dei contenuti, queste due sezioni, di contro, mi sono sembrate più noiose rispetto alla prima, o almeno, prive di particolari attrattive e spunti di approfondimento.
Conclude l'opera la virata finale sui "principi dell'opera d'arte del futuro" e sull'"artista del futuro", in un crescendo dal fortissimo sapore romantico che si ricollega magnificamente all'esordio del saggio: l'apoteosi dell'uomo "che si fa artista", ovvero dell'uomo che è "tutti gli artisti" insieme.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: L'opera d'arte del futuro. Alle origini della multimedialità.
- Titolo originale: Das Kunstwerk der Zukunft
- Autore: Richard Wagner
- Traduttore: A. Cozzi
- Editore: goWare
- Data di Pubblicazione: 2017
- Collana: Meme
- ISBN-13: 9788867976799
- Pagine: 216
- Formato - Prezzo: Brossura - 11,99 Euro
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