Recensione
L’aspetto sicuramente peculiare di questo romanzo, se non si è preparati, è proprio l’Africa, da intendersi non solo come allocazione delle scene, ma bensì come modo di essere. E, in questo senso, la lettura riserva di sicuro parecchie sorprese al lettore. Seconda puntata (ma prima pubblicata in Italia) di una lunga e fortunata serie di McCall Smith, la storia ci proietta nel Botswana, a Gaborone e nei suoi dintorni, dove la abbondante -quant’anche- intuitiva Precious Ramotswe ha aperto una agenzia investigativa tutta al femminile, la N. 1 Ladies’ Detective Agency, con la quale riesce a risolvere piccoli e grandi misteri dei suoi clienti, che rimangono sempre soddisfatti. Al suo fianco troviamo la sua segretaria Makutsi, che muoverà all’interno del racconto i suoi primi passi anche da assistente detective, per dare una svolta alla sua esistenza di noia e impieghi più o meno modesti perché, nonostante i suoi alti voti alla scuola per segretarie, era sempre stata snobbata in favore di colleghe più seducenti di lei. Ma in questa fase della storia, proprio al suo principio, la signora Ramotswe ha appena deciso di sposare un brav’uomo, il meccanico JLB Matekoni, al quale ha imparato ad affezionarsi col tempo e la tenacia di quest’ultimo. E tra promessa di matrimonio e nuove rivoluzioni quotidiane, la donna si impegna anima e corpo a risolvere la misteriosa scomparsa di un giovane americano avvenuta ben dieci anni prima spinta dal desiderio di regalare alla madre di lui una serenità definitiva sulle sorti del figlio, non senza colpi di scena sino alla fine.
Ciò che si coglie, scostandosi dalla trama per dare uno sguardo approfondito ai contenuti, è di sicuro un paese che si risolleva nella libertà e si autodetermina, ancora in bilico tra il vecchio passato e la modernizzazione occidentale che, per quanto possa rendere più facile la vita, rischia di cancellare i valori tipici della popolazione locale, quelle tradizioni che ritroviamo sparse qua e là tra le righe, che ci descrivono un mondo rurale e lontano, il mistero della magia come anche i principi comportamentali che stanno alla base del senso di comunità: non importa come ci finisci nei guai, è dovere di tutti aiutarti e sostenerti fino a quando ce n’è bisogno.
È dovere di tutti prendersi cura di chi non può da solo. Questa riflessione credo che dia adito al pregio migliore di questo racconto: esiste un’alternativa di vita, fatta semplicemente col fermarsi al pensare prima di agire e voler ottenere, tenendo bene a mente il desiderio di crescere insieme, ma di non snaturarsi nella propria autenticità. Emozioni intense, che saltano fuori in tutto il romanzo, e che forse è in grado di afferrare perfettamente solo chi ha avuto la fortuna di conoscere, anche se per poco, la vera Africa. Per questo chi lavora ha l’obbligo morale di farsi curare la casa da un’altra persona (così genera lavoro e reinveste nell’economia), per questo ti si accoglie con il sorriso e con dignità anche quando vivi in povertà, per questo bisogna essere educati con tutti e non mancare mai di rispetto.
Nel libro troviamo riferimenti chiari alle tribù, al desiderio di famiglia e addirittura all’adozione come dovere morale, in questo senso commuove la storia di Motholeli, ragazzina costretta sulla sedia a rotelle, e suo fratello Puso, che per una serie di spinte fortuite troveranno la loro casa e famiglia proprio nella novella coppia.
Come ho precisato nell’incipit, questo romanzo parla di Africa: regole sociali e ambientazione non sono una cornice sullo sfondo, ma pur parlando un linguaggio universale, sono le effettive protagoniste dell’intero impianto di trama, proponendo una tensione emotiva sempre all’erta con colori, odori e forme dialogiche intriganti. I personaggi all’interno della storia si muovono in maniera coerente, sia con quanto esige il narrato che soprattutto con la cultura e i luoghi in cui esso è ambientato. Proprio sulla base di queste considerazioni diventa difficile riuscire a inquadrare un genere definito per Le lacrime della giraffa: abbiamo il giallo, ma anche l’aspetto sociale, i tratti comici e divertenti e i momenti invece di alta tensione, il che rende il romanzo un’opera completa e, nella sua specificità, avvincente.
Una lettura che di sicuro colpisce positivamente, dedicata in primo luogo a chi ama l’Africa vera: quella della gente e delle impostazioni culturali e naturalistiche, e che con essa si vuole confrontare senza pregiudizio di sorta.
«Questi piccoli segni sono lacrime» spiegò, «la giraffa dona le sue lacrime alle donne e loro la intrecciano nei cesti.»
La signora Curtin ricevette il cesto in modo molto educato, secondo lo stile del Botswana, con entrambe le mani. Che maleducati sono quelli che prendono un regalo con una mano sola, come se lo strappassero al donatore. Ma lei sapeva come si fa.
«Lei è molto gentile, signora disse. Ma perché la giraffa ha regalato le sue lacrime?»
La signora Ramotswe alzò le spalle; non ci aveva mai pensato. «Immagino che significhi che tutti possiamo dare qualcosa» rispose. «Una giraffa non ha nient’altro da dare, soltanto le sue lacrime.»
Giudizio:
+4stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Le lacrime della giraffa
- Titolo originale: Tears of the Giraffe
- Autore: Alexader McCall Smith
- Traduttore: S. Bertola
- Editore: Guanda
- Data di Pubblicazione: 2003
- ISBN-13: 9788882466022
- Pagine: 238
- Formato - Prezzo: € 9,00
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