Recensione
Sono una spia, un dormiente, un fantasma, un uomo con due facce. E un uomo con due menti diverse, anche questo probabilmente non stupirà nessuno. Non sono un mutante incompreso, saltato fuori da un albo a fumetti o da un film dell'orrore, anche se c'è chi mi ha trattato come se lo fossi. Sono semplicemente in grado di considerare qualunque argomento da due punti di vista antitetici.
Un libro notevole da un grande narratore che, non a caso, si è assicurato con quest'opera (prima) il Premio Pulitzer 2016 per la narrativa.
Caduta Saigon nel 1975 sotto l'avanzata dei Vietcong - esperienza che l'autore visse in prima persona a soli quattro anni prima di giungere, insieme alla famiglia, in un campo profughi della Pennsylvania -, mentre l'ordine ufficiale di evacuazione tarda ad arrivare, il Generale aspetta di imbarcarsi su un C-130 per raggiungere gli Stati Uniti con la sua famiglia e una lista di protetti impietosamente stilata dal Capitano, il suo attendente, l'unico uomo in cui ripone la sua più completa fiducia. Ma il Capitano (che non verrà mai nominato) è in realtà una spia che si finge un simpatizzante americano per trasmettere informazioni riservate ai Vietcong, talmente anonimo e impenetrabile persino a se stesso da risultare insospettabile.
Romanzo di guerra, dunque, eppure le pagine propriamente dedicate alla guerra sono pochissime. Romanzo di spionaggio, forse, che riflette sul crudele backstage che si cela dietro tutte le rivoluzioni. Romanzo di esilio, soprattutto, perché negli Stati Uniti, dove giunge al seguito del Generale continuando a servirlo fedelmente, il Capitano vive una condizione di espatrio perenne. Figlio di una vietnamita e di un pastore francese che mai si preoccupò di alleviare la povertà e la fame dell'amante e del suo bastardo, il Capitano barcolla continuamente tra più mondi, dilaniato tra la fedeltà ai due amici con cui strinse un patto di sangue da adolescente (l'uno divenuto il capo della resistenza a cui trasmette le informazioni, l'altro, Bon, agente come lui del Generale ma per autentica fede), dall'eguale influsso che hanno su di lui la cultura d'origine e il libertinismo americano, dalla sua perfetta capacità, come dichiara già nelle prime righe del romanzo, di immedesimarsi in tutte le parti.
Nelle pagine della confessione, che il Capitano redige con humour nero, si alternano la fuga disperata da Saigon in cui Bon perde il figlioletto sotto una scarica di colpi; la rievocazione dei primi anni statunitensi in California, dove il Capitano viene mandato per studiare la mentalità occidentale e acclimatarsi al nemico, e il successivo espatrio negli Stati Uniti, dov'è costretto continuamente a riconfermare la sua fedeltà agli americani attraverso delitti che accetta freddamente di compiere; il ritorno in patria per supervisionare le riprese di un film americano sulla guerra (Apocalypse Now?), forse le pagine più belle del romanzo, in cui gli viene richiesto di rendere più realistica la sceneggiatura; e infine, nelle pagine finali che si riallacciano all'incipit, l'ultimo rientro in patria e in seno alla resistenza. Qui, per la prima volta, l'humour nero vacilla, per rivelare finalmente il vuoto di una personalità sperduta - che è una, centomila, e quindi nessuna -, la disperata richiesta di una ragione, di una risposta a tutto.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il simpatizzante
- Titolo originale: The Sympathizer
- Autore: Viet Thanh Nguyen
- Traduttore: Luca Briasco
- Editore: Neri Pozza
- Data di Pubblicazione: 2016
- Collana: Bloom
- ISBN-13: 9788854513396
- Pagine: 511
- Formato - Prezzo: Brossura, 18.00 Euro
0 Commenti a “Il simpatizzante - Viet Thanh Nguyen”
Posta un commento