Recensione
Il protagonista di questo romanzo si chiama Tom Keely ed è un ex avvocato ambientalista la cui carriera è stata distrutta dai politici di cui aveva denunciato la corruzione. Dato che le disgrazie non arrivano mai sole, è stato inoltre abbandonato dalla moglie che poi, incinta di un altro uomo, ha interrotto la gravidanza. Tom si è rifugiato all’ultimo piano di un grattacielo a Fremantle (città sede del porto di Perth da cui dista 19 chilometri) e in questo suo nido (da cui -è lapalissiano- deriva il titolo) si riempie di alcol e psicofarmaci. Rifiuta (per orgoglio?) l’aiuto che gli offrono madre e sorella e, in pratica, aspetta solo di morire anche se ha appena una cinquantina d’anni.
Ma poi si imbatte in Gemma, una conoscente di quando era ragazzo. La donna, ora quarantottenne, ha un nipotino in affidamento, Kai, dato che la madre (la figlia di Gemma) è in carcere per spaccio di droga. L'incontro fa nascere l’istinto paterno in Tom che, di conseguenza, sente crescere dentro di sé un senso di responsabilità nei confronti del minore, modificando al contempo il suo rapporto verso la vita.
Nel romanzo le donne risultano molto più equilibrate e determinate di quanto non sia il protagonista, che ha l’ulteriore handicap di non essere all’altezza della fama del proprio padre, descritto, da tutti quelli che l’avevano conosciuto, come un eroe senza macchia e paura. In particolare è proprio Gemma a continuare a ricordare a Tom come suo padre riuscisse a difendere lei, la sorella e la madre dal genitore alcolizzato. Adesso che è perseguitata da una gang di spacciatori capeggiata dal compagno della figlia, desidererebbe ancora la presenza del padre di Tom, che invece prova un senso di impotenza nel non riuscire ad essere all’altezza delle capacità del genitore. Questo sentimento accresce in lui lo stato di prostrazione in cui è caduto, ma lo induce anche a riavvicinarsi a sua madre, a cui si rivolge per chiederle di ospitare per qualche tempo Gemma e Kai, sperando che nel frattempo i balordi che li minacciano rinuncino a perseguitarli.
Le prime trenta pagine de Il nido sono piuttosto ostiche da digerire, perché ricordano i noir americani di serie B, quando il solito detective privato si risveglia sul divano del suo ufficio, dopo l'usuale sbronza colossale, con una emicrania tale da distorcere le sue facoltà percettive. Similmente il protagonista del romanzo, impasticcato, si alza dal letto e non solo non riconosce il proprio volto nello specchio del bagno, ma ha anche allucinazioni mentre vaga per l'appartamento. Avendo tuttavia la costanza di continuare nella lettura, il romanzo non delude, sia per lo stile vivace dell'autore, che per il coinvolgente intreccio della storia.
Il racconto diventa sempre più avvincente dal momento in cui il protagonista incontra in ascensore la vicina di casa accompagnata dal nipotino di sei anni. Kai è il bambino che farebbe nascere in tutti il desiderio di protezione, perché è tranquillo, sensibile, intelligente, ma anche spaventato da incubi ricorrenti e dal padre naturale che cerca di estorcere soldi a sua nonna, minacciando lui e lei direttamente o tramite altri balordi del suo stampo. Il personaggio di Kai fa venire in mente il ragazzino (questo di nove anni) del film Il sesto senso, altrettanto sensibile, tranquillo, intelligente e spaventato, combattuto fra il desiderio di aprirsi per sentirsi compreso e il timore di essere ritenuto pazzo.
Non è la prima storia in cui viene narrato il rapporto affettivo che viene a crearsi tra un bambino e un adulto, anche quando non vi sia un legame di sangue fra loro, ma l’originalità del romanzo di Winton sta nell'ambientazione australiana, dove la natura è molto diversa dalla nostra, nonché nelle modalità in cui il racconto si dipana tra passato e presente, e nei peculiari ostacoli che il protagonista deve superare per tentare di aiutare il piccolo Kai.
Nonostante non vengano sufficientemente approfonditi dall’autore alcuni passaggi fondamentali, come il motivo per cui Gemma non voglia rivolgersi alla polizia e le circostanze per cui Tom si sia arreso così facilmente alle difficoltà della vita, i personaggi sono ben caratterizzati e il racconto è accattivante.
Come accade in molti romanzi prettamente di ambientazione anglosassone, spesso i riferimenti a cose e persone sono del tutto sconosciuti ai noi lettori latini e possono creare difficoltà di comprensione. Peraltro, specie per alcuni termini che non hanno un corrispettivo in italiano, si trovano note esplicative dell’editore a fondo pagina.
La conclusione della storia è talmente improvvisa che rimane il dubbio che l'autore voglia dare un seguito alla vicenda, tanto più che non è ben chiaro se la storia debba considerarsi a lieto fine.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il nido
- Titolo originale: Eyrie
- Autore: Tim Winton
- Traduttore: Stefano Tummolini
- Editore: Fazi
- Data di Pubblicazione: gennaio 2017
- Collana: Le strade
- ISBN-13: 9788893250689
- Pagine: 442
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,00
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