Recensione
Il Cimitero dei Libri Dimenticati è una saga particolare: partita con un romanzo che poteva benissimo essere auto-conclusivo - L'ombra del vento - , assume poi i connotati di una serie antologica nel secondo volume - Il gioco dell'angelo - dove si conserva l'ambientazione e alcune figure secondarie comuni ma si racconta in apparenza una storia totalmente indipendente. E' solo con il terzo libro - Il prigioniero del cielo - che le trame iniziano a intrecciarsi con maggior chiarezza presentando un quadro comune molto più ampio che coinvolge diverse generazioni della famiglia di librai Sempere e le pittoresche figure che, nel corso della storia, si sono trovate a condividere il loro cammino. Cammino che trova la tanto attesa conclusione in questo voluminoso Il labirinto degli spiriti.
Più volte nel corso della lettura mi sono chiesta se fosse sempre stata questa l'intenzione dell'autore o se la decisione di prolungare le avventure di Daniel e Fermin fosse arrivata solo in seguito al successo de L'ombra del vento.
Zafón ha sin da subito mostrato un amore per il feuilleton, per le storie intricate, ricche di sottotrame destinate a incastrarsi l'una nell'altra come tanti tasselli di un puzzle perfettamente congegnato e con questa ultima fatica l'autore alza il livello di difficoltà complessivo impegnandosi a ricongiungere le fila di eventi che si snodano per più di trent'anni coinvolgendo un gruppo di personaggi quanto più eterogeneo possibile.
Per i più pignoli, bisogna dire che non sempre tutto torna nelle tempistiche che Zafón ci propone, soprattutto in riferimento alla vita di Isabella Sempere e ai vagabondaggi del povero David Martin. Inoltre il romanzo assume inizialmente le caratteristiche di un poliziesco moderno che non esalta appieno le virtù dello scrittore spagnolo, sia perché c'è qualche luogo comune di troppo nella misteriosa agente tanto anticonvenzionale quanto infallibile, sia perché il fascino dell'ambientazione gotica che ha caratterizzato tutta la saga si perde un po' (in effetti potremmo tranquillamente essere nella New York moderna invece che nella misteriosa Barcellona degli anni '50).
Alicia, la new entry dell'universo "zafoniano", figura chiave de Il labirinto degli spiriti, sembra scritta apposta per rispondere alle perplessità di chi aveva trovato le figure femminili dei precedenti romanzi eccessivamente marginali e un po' troppo simili a quegli angeli del focolare nati per assistere il maschio che tanto piacevano agli autori vittoriani.
Al contrario, Alicia è una donna forte che sarebbe stata bene in un noir anni '50 (che un po' ritroviamo in quest'opera) con la sua allure di mistero e il suo fascino incendiario.
Eppure (lo so, non sono mai contenta) Alicia è anche la tipica "donna forte" che esce dalla penna di un uomo: fredda e dura in apparenza, nasconde traumi inenarrabili e forti problemi di autostima, oltre a una seria disabilità fisica, che la portano a crollare in lacrime un po' troppo spesso. Insomma non importa se sei un'agente super addestrata, abituata a gestire le situazioni più pericolose, in quanto donna sei destinata a passare le tue notti sul divano, paralizzata dal terrore, in attesa che qualcuno entri in casa a molestarti.
Questi elementi poco convincenti hanno rallentato la lettura dei primi capitoli del romanzo: con l'esclusione dell'affascinate prologo in cui scopriamo un altro pezzo del passato di Fermin infatti, ho fatto un po' fatica nell'ingranare il ritmo di lettura giusto, la connessione con i nuovi personaggi non è stata così immediata come nelle opere precedenti ma devo ammettere che, una volta trovata, mi ha permesso di lasciarmi alle spalle tutti i dubbi e le perplessità di cui sopra per buttarmi a capofitto nella storia.
Recuperata la sintonia con la voce narrante è stato infatti facile ritrovare il fascino da affabulatore di Zafón, la sua irresistibile combinazione di pathos, colpi di scena e inventiva, il tutto sostenuto da dialoghi serrati e brillanti che riportano ai passaggi migliore de Il gioco dell'angelo.
Al di là delle critiche, l'autore è riuscito ancora una volta a regalarci personaggi indimenticabili come Alicia e Vargas, oltre che a farci nuovamente incontrare con Daniel, Fermin, Bea e papà Sempere, che non avevamo mai dimenticato. Il mio unico rammarico è che avrei preferito venisse dato maggior spazio a Daniel, che avrei visto bene come protagonista di quella parte della storia che invece l'autore mette nelle mani del figlio Julian, ma questo ovviamente è una questione di gusti personali e nel complesso non diminuisce il mio entusiasmo verso il racconto che giunge alla sua definitiva conclusione lasciando un'inevitabile ombra di malinconia nel lettore. Malinconia e soddisfazione per un epilogo che arricchisce la saga con nuove e affascinanti diramazioni e al tempo stesso riannoda tutti i fili senza lasciarsi alle spalle nulla di insoluto.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il labirinto degli spiriti
- Titolo originale: El laberinto de los espíritus
- Autore: Carlos Ruiz Zafón,
- Traduttore: Bruno Arpaia
- Editore: Mondadori
- Data di Pubblicazione: 22 novembre 2016
- Collana: Scrittori italiani e stranieri
- ISBN-13: 9788804674573
- Pagine: 832
- Formato - Prezzo: Copertina rigida - Euro
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