Recensione
Il presente volume non si propone come teoria della traduzione. Si tratta di una raccolta di diciassette contributi - saggi e interventi congressuali - che esaminano la figura del traduttore come mediatore culturale. Rendere conto dei contenuti di tutti i saggi sarebbe prolisso e tedioso: gli autori dei contributi si concentrano su esempi di traduzione più o meno noti da e verso l'italiano, procedendo cronologicamente dai secoli XIII-XIV (partendo dalle prime volgarizzazioni degli autori classici, la cui unica finalità era quella di rendere comprensibili i testi latini ai lettori italiani) direttamente all'Ottocento e al Novecento, per mostrare l'evoluzione del ruolo del traduttore analizzando le tecniche di traduzione, il rapporto tra traduttore e traduzione o tra traduttore e autore tradotto, l'influenza della traduzione sulla cultura d'arrivo e persino su quella di partenza.
Ampio spazio viene dato all'Europa dell'Est: i primi esempi di traduzione di Dante in lingua romena (la fortunata traduzione di Maria Chiţu permise l'introduzione della Commedia nelle scuole), la prima traduzione del Notturno di Cesare Pavese in Croazia, le difficoltà di traduzione delle Memorie dell'insurrezione di Varsavia di Miron Białoszewski a causa del divario tra l'esperienza polacca della seconda guerra mondiale e quella italiana, il contributo dei traduttori russi nel far superare ai libri di Guareschi il "blocco sovietico" nonostante l'ironia anticomunista di cui erano pervasi e di quelli polacchi per portare i classici moderni della letteratura italiana (Vittorini, Pratolini, Moravia, Calvino, Morante) in Polonia nonostante la censura.
Particolarmente interessante ed evocativo il contributo che descrive il rapporto tra Giuseppe Ungaretti e il suo traduttore francese Jean Lescure. Poeta lui stesso, Lescure non fu un semplice tramite dall'italiano al francese, ma un costante interlocutore per Ungaretti (che ne seguì e diresse i lavori) e suo promotore presso la società francese: fece da intermediario con gli editori francesi, intervenendo attivamente anche negli aspetti contrattuali, e spendendosi in prima persona nella corsa al Nobel del poeta italiano.
Non mancano, naturalmente, esempi di traduzione con testo a fronte, ad esempio per mostrare le difficoltà del passaggio del colorito e blasfemo linguaggio tondelliano dall'italiano al polacco o le capriole di Franco Fortini per rendere i neologismi queneauiani di Zazie nella nostra lingua.
Le domande sono annose e sempre le stesse: può esistere un punto d'incontro tra una traduzione target-oriented e una source-oriented o resterà sempre un residuo traduttivo? Quando è necessario addomesticare una traduzione laddove il divario tra le due culture è grande e quanto va lasciato alla consapevolezza (o all'ignoranza) del lettore? Fino a dove può spingersi il traduttore senza smettere di essere un tramite per diventare egli stesso autore? E' in fondo possibile tradurre la poesia?
Una raccolta di saggi agili e interessanti per addetti ai lavori e appassionati del settore.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Traduttori come mediatori culturali
- Autore: A cura di Sergio Portelli, Bart Van den Bossche, Sidney Cardella
- Editore: Franco Cesati Editore
- Data di Pubblicazione: 2016
- Collana: Civiltà italiana
- ISBN-13: 9788876675911
- Pagine: 174
- Formato - Prezzo: Brossura - 17.00 Euro
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