Recensione
Con un certo clamore l'anno scorso blog e riviste letterarie annunciavano che Kazuo Ishiguro, autore sinonimo di sobrietà e discrezione, con il suo nuovo romanzo Il gigante sepolto si era dato al fantasy. Come se l'autore di Non lasciarmi e Quel che resta del giorno non avesse già dimostrato in passato di poter cambiare genere come si cambia un vestito, muovendosi tra sci-fi, post-colonialismo e surrealismo con la leggerezza di chi mette l'ambientazione al servizio dell'idea e non viceversa.
Eppure la scelta del fantasy ha suscitato parecchio scalpore tra i fan che evidentemente lo considerano ancora un genere di secondo ordine e che si sono avvicinati all'opera con diffidenza, quando non hanno scelto di non avvicinarsi proprio. D'altro canto i cultori del fantasy si sono invece fatti irretire dal tam tam pubblicitario e sono venuti in cerca di qualcosa che si inserisse sulla scia delle opere più recenti, con tanta azione, maghi e incantesimi.
Entrambe le posizioni sono in realtà frutto di fraintendimenti: quello che abbiamo fra le mani è un tipico libro di Ishiguro e se l'ambientazione è chiara e netta e si rifà direttamente alle origini della mitologia Britannica riportandoci ai tempi della rivalità tra Bretoni e Sassoni, appena riappacificati dal leggendario Artù, il tocco è sempre quello sfumato dello scrittore anglo-giapponese e il tono quasi più quello di una favola che quello di un'epopea fra duelli e guerrieri.
Al centro del racconto vi è un'anziana coppia bretone che abbandona la sicurezza del proprio villaggio per andare a trovare il figlio, distante ormai da anni. La strada si rivelerà disseminata di ostacoli, tra orchi, guerrieri in missione segreta e antichi cavalieri in cerca di draghi ma il vero ostacolo da superare, come in ogni epica avventura che si rispetti, è quello che troveranno dentro loro stessi.
A dispetto della trama tradizionale, l'impresa rivela presto il suo vero scopo, quello di ritrovare un passato che continua a svanire. Nel mondo di Axl e Beatrice infatti i ricordi non esistono, avvolti da una nebbia misteriosa che sembra ingoiare tutto lasciando agli uomini solo un confuso sentore della loro storia e niente più.
Col procedere del racconto, man mano che sporadici ricordi riaffiorano nella mente dei due anziani, gli interrogativi di Ishiguro si fanno più palesi e pressanti, mettendo alla prova le certezze di Axl e Beatrice e quelle del lettore che, come i due protagonisti riscopre l'amaro prezzo del ricordo.
Vale la pena dimenticare parti del nostro passato, e quindi anche di noi stessi, in cambio di un'esistenza pacifica e senza conflitti? Quanto bisogna sapere mettere da parte del nostro passato e quanto invece va conservato, discusso e affrontato per non perdere il senso stesso della nostra esistenza e delle nostre relazioni? Ishiguro si interroga sulla forza del rapporto coniugale fatto di intimità e conforto reciproco ma anche di errori e di conflitti: saremmo capaci di abbandonare i nostri ricordi più belli se questo volesse dire anche rimuovere gli sgarbi e le scorrettezze che ci siamo inflitti?
Il tema ha valenza universale quando riflettiamo sui meschini conflitti e rancori che dividono i popoli a distanza di secoli e che una nuvola di oblio potrebbe tranquillamente spazzare sotto un tappeto, ma sarebbe una vera pace quella raggiunta? Quanta della nostra identità di essere umani andrebbe persa con lo smarrimento della nostra storia?
Il dilemma è forse irrisolvibile ed è posto da Ishiguro in maniera intrigante, tuttavia dopo i primi capitoli appare presto chiaro in quale direzione si sta muovendo il racconto ma l'autore impiega davvero troppo tempo per arrivare a destinazione e, ad essere onesta, non sempre il viaggio merita di essere letto. La trama è infatti molto semplice, soprattutto nella prima parte, e lo stile dello scrittore è meno coinvolgente rispetto ad altre opere, il che rende la lettura a tratti noiosa.
per quanto l'atteggiamento protettivo di Axl verso Beatrice sia molto dolce, la ripetitività di alcune conversazioni è un po' tediosa e la splendida melanconia del finale non riesce a nascondere il fatto che l'autore ponga le domande definitive troppo tardi, quando ormai tutto, o quasi, è allo scoperto e il lettore è già arrivato sa solo alle sue conclusioni.
Per quanto abbia apprezzato il tema ho quindi trovato il libro un po' al di sotto della media di Ishiguro che, forse, con il fantasy era un po' meno a suo agio rispetto ad altri generi. Egli sembra infatti prendere confidenza col mezzo solo col procedere del racconto e la storia inizialmente manca di ritmo mentre le sue metafore sono eccessivamente palesi, al punto che si percepisce un intento di profondità senza che esso venga raggiunto.
Forse non perfettamente riuscito, il libro ha comunque tanto da dire e alla fin fine mi ritrovo a consigliarne comunque la lettura.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il gigante sepolto
- Titolo originale: The buried giant
- Autore: Kazuo Ishiguro
- Traduttore: Susanna Basso
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: Ottobre 2016
- Collana: Super ET
- ISBN-13: 9788806231644
- Pagine: 320
- Formato - Prezzo: Tascabile - Euro 13,00
è da tanto tempo che vorrei leggere questo libro e Ishiguro mi aveva già lasciata piacevolmente stupita con "Non lasciarmi". Sarà mio!