31 agosto 2016

L'aiuto - Kathryn Stockett

È l’estate del 1962 quando Eugenia “Skeeter” Phelan torna a vivere in famiglia a Jackson, in Mississippi, dopo aver frequentato l’università lontano da casa. Per sua madre, però, il fatto che si sia laureata conta ben poco: l’unica cosa che vuole per la figlia è un buon matrimonio. Ma Skeeter è molto diversa dalle sue amiche di un tempo e sogna in segreto di diventare scrittrice.
L’unica persona che potrebbe comprenderla è l’amatissima Constantine, la governante che l’ha cresciuta, ma la donna sembra svanita nel nulla. Come Constantine, anche Aibileen è una domestica di colore. Saggia e materna, ha un candore e una pulizia interiore che abbagliano: per un tozzo di pane ha allevato amorevolmente uno dopo l’altro diciassette bambini bianchi. Ma il destino è stato crudele con lei, portandole via il suo unico figlio, morto in un incidente sul lavoro tra l’indifferenza generale. Minny è la sua migliore amica.
Bassa, grassa, con un marito violento e una piccola tribù di figli, è con ogni probabilità la donna più sfacciata e insolente di tutto il Mississippi. Cuoca straordinaria, non sa però tenere a freno la lingua e viene licenziata di continuo per le sue intemperanze, fino a quando è assunta da una signora nuova del posto, che per la sua bellezza vistosa e le origini modeste è messa al bando dalla buona società bianca. Skeeter, Aibileen e Minny si ritrovano a lavorare segretamente a un progetto comune che le esporrà a gravi rischi.

La Recensione di Valetta

Negli Stati Uniti è diventato un caso editoriale, tanto che a meno di due anni dall'uscita del libro ne è già stato tratto un film (The Help, da noi arriverà l'anno prossimo, con calma, come sempre). Dopo che ben 60 agenti letterari l'avevano respinto, Kathryn Stockett ha avuto la soddisfazione di vedere il suo primo libro diventare un "novello Buio oltre la siepe", anche grazie al fatto di aver toccato alcuni nervi scoperti per il pubblico americano.

Vi tolgo subito dal dubbio: non abbiamo a che fare con una moderna Harper Lee. Se escludiamo la comune ambientazione (il Sud degli Stati Uniti) e il fatto che il razzismo sia fra i temi principali di entrambi i romanzi, con Il buio oltre la siepe questo libro ha poco a che fare: non ne ha la forza espressiva né l'originalità e ha una vena melodrammatica che nel libro della Lee mancava. Al contrario la Stockett si butta sullo stereotipo del romanzo corale femminile, intrecciando le storie di tre donne diverse per età, condizione e temperamento, che condividono un momento di "risveglio" e decidono che è passata l'ora dell'accettazione passiva dello status quo.

Jackson, Mississipi, è un coacervo di quelle contraddizioni che sono parte integrante dell'assurdità del razzismo: è uno di quei posti dove una donna di colore può prendersi cura della tua casa e dei tuoi figli ma non può usare le tue stesse posate o il tuo stesso bagno, perché poco igenico. La giovane aspirante scrittrice Skeeter Phelan si persuade che è ora che qualcuno dia voce a questa realtà offrendo al pubblico americano un punto di vista inedito, quello delle donne di servizio di colore (gli "aiuti" del titolo). Messo da parte l'entusiasmo iniziale, Skeeter si rende conto di essere alle prese con un'impresa quasi impossibile: trovare delle donne di colore disposte a raccontare com'è veramente lavorare per una donna bianca è come cercare un ago in un pagliaio. Ognuna di loro, infatti, ha ben presente che cosa può capitare a chi decide di oltrepassare l'invisibile ma molto concreta linea di confine tra il mondo dei bianchi e quello dei neri. Ognuna di loro sa bene che alzare la voce contro la tua padrona bianca può costarti il posto di lavoro e la possibilità di trovarne un altro in tutta la città, ognuna di loro ha imparato che usare per sbaglio il bagno di un bianco può costarti la vita.

Eppure, anche fra loro, qualcuno che sente di non poter più tacere c'è. Certo ci vogliono tutta la stanchezza e la frustrazione accumulate in una vita passata ad accudire bimbi che una volta cresciuti impareranno a considerarti "un po' meno che umana" per spingere Aibileen a mettere da parte le proprie paure e prendere la penna in mano per metter su carta la propria storia, così come ci vuole tutta la pazienza e la capacità di persuasione di Aibileen per convincere l'irruenta Minny a superare la propria diffidenza verso i bianchi e ad offrire il proprio contributo. E' per entrambe un faticoso viaggio a ritroso tra poche soddisfazioni e tanta amarezza ma anche una preziosa occasione per osservare con imparzialità la propria vita e far sapere al mondo com'è vivere dalla parte "sbagliata" della barriera razziale.

A dispetto della svolta finale tra l'ingenuo e lo scontato (bianchi e neri non sono poi così diversi e la linea che li separa non è reale), l'autrice si chiama volutamente fuori da qualsiasi intento "rivoluzionario": così come Skeeter, Aibeleen e Minny mai considerano l'idea che il loro romanzo possa contribuire all'abbattimento dei pregiudizi razziali, altrettanto la Stockett evita di indagare a fondo la complessa realtà della società razzista nella quale ella stessa ha vissuto, viaggiando sempre sul pelo dell'acqua, tra il detto e il non detto. Si intuiscono mille problematiche ma prima che esse possano essere veramente inquadrate ecco che l'autrice distoglie lo sguardo e passa oltre, quasi preferisse non vedere ciò che si cela sotto la superficie. Come se ciò non fosse abbastanza chiaro leggendo il libro, la Stockett ha aggiunto una piccola nota personale al termine del romanzo, nella quale sembra voler mettere le mani avanti sostenendo di aver scritto il libro semplicemente come forma di ringraziamento per la donna di colore che ha allevato lei e i suoi fratelli, della serie "non volevo assolutamente cambiare il mondo ma solo mettere per iscritto le mie memorie di bambina". Ed è proprio questo ciò che sembra molto spesso questo libro: i ricordi affettuosi ma anche estremamente ingenui di una bambina, che intuisce che qualcosa non va nella suo mondo ma preferisce non indagare oltre.

Per questo la parte più riuscita del libro è quella dedicata ad Aibeleen e al suo rapporto con la piccola Mae Mobley, la bimba affidata alle sue cure che la madre è totalmente incapace di amare. Queste sono le sequenze più intense e sincere, quando invece l'autrice si rivolge agli altri personaggi scivola sistematicamente nello stereotipo e nella superficialità. Il personaggio di Minny, per quanto estremamente divertente, non è che l'ennesima governante nera un po' bisbetica, che non sa tener a freno la lingua (qualcuno si ricorda di Florence de I Jefferson?) mentre su Skeeter sarebbe meglio stendere un velo pietoso, tanto il suo personaggio risulta moscio e poco interessante. Se la Stockett ha voluto rappresentare se stessa con questo personaggio davvero non si è fatta un bel servizio.

Nel complesso il romanzo è comunque gradevole e estremamente scorrevole, ha il pregio di offrire una prima infarinatura della storia della segregazione razziale negli Stati Uniti a coloro che ancora non la conoscono oltre che una piccola pacca sulla spalla al pubblico moderno che può compiacersi di guardare con sdegno alle barbarie del passato cullandosi nell'idea che oggi il razzismo sia scomparso (e sicuramente parte del successo di questo libro è dovuto anche a questo aspetto). Ma se cercate un libro che affronti il tema con più coraggio e senza troppi peli sulla lingua è meglio se passate oltre: dal già citato Buio al Ragazzo Negro di Richard Wright, è stato scritto di meglio.

Giudizio:

+3stelle+

La Recensione di Emerson

Spesso gli alberghi dei luoghi di villeggiatura dispongono di piccole biblioteche composte per la maggior parte di libri lasciati dai clienti. In esse c’è un po’ di tutto, dai saggi politici ai manuali sul fai da te, dai romanzi rosa a quelli gialli, di spionaggio e di avventure in genere. Non ci si aspetta mai di trovare opere di particolare valore ma, appunto per ciò, non avendo aspettative, si possono talvolta leggere romanzi che risultano particolarmente piacevoli, come quello già recensito dalla collega e che vorrei riqualificare.

L’aiuto è infatti un romanzo accattivante incentrato sul rapporto fra bianche e afroamericane nel Mississippi degli anni ’60. Tre sono le voci narranti: quelle di Aibileen e Minny, donne di pelle nera che svolgono la funzione tuttofare di cameriere, cuoche e baby sitter, e quella di Skeeter, la giovane bianca che vuole descrivere le condizioni di vita delle donne negre fra le famiglie dei bianchi. Pertanto Skeeter, che vuole diventare giornalista e scrittrice, si prodiga per convincerle a narrare le proprie esperienze. Lei sa, e ancora meglio lo capiscono le donne di colore, dei pericoli a cui andrebbero incontro qualora la loro identità venisse riconosciuta e che non consisterebbe solo nella perdita del lavoro.
Gli uomini in questo romanzo hanno una parte del tutto secondaria e non fanno in genere bella figura. Non così le donne che, nel bene e nel male, sono il fulcro della storia.

È vero che alcuni personaggi, come quello di Minny, sono un po’ scontati. È vero che Aibileen risulta quasi in odore di santità, data l’abnegazione e sopportazione che mostra nei confronti dei datori di lavoro. È vero, inoltre, che su alcune problematiche si sorvola eccessivamente, come su quello dei rapporti fra donne nere e uomini bianchi e dei figli che possono nascere dalla loro unione. In particolare della figlia bianca di una donna di colore accolta in casa dai datori di lavoro di questa e poi sbattuta fuori quando si viene a sapere di chi è la madre, nonché del senso di rabbia e impotenza che ne deriva alla giovane.

Tuttavia il romanzo risulta molto piacevole e non sarei tanto negativo nel giudizio del personaggio di Skeeter. Personalmente non lo trovo particolarmente fiacco ma solo un po’ accomodante e talvolta un po’ contraddittorio, data anche la sua posizione nella società del Mississippi che la pone in contrasto con le amiche, la madre e la società in genere. Skeeter, zanzara, soprannome datogli dal fratello perché lunga e magra, sa di non essere particolarmente avvenente, ma rinuncia all’unico uomo che l’ha chiesta in sposa, rivelandogli di essere l’autrice del libro-scandalo sul rapporto tra cameriere afroamericane e donne bianche.

Quello in cui sono invece d’accordo con la collega che mi ha preceduto nel giudizio del romanzo è nel criticare la nota che ha posto l’autrice in fondo al suo libro, in cui sembra volersi giustificare con i suoi concittadini per aver preso le parti delle donne di colore, pur avendolo fatto in maniera molto blanda.

Ma in definitiva il romanzo è scorrevole, intrigante, a tratti divertente e talvolta commovente. Opportunamente l’autrice ha diversificato il linguaggio dei personaggi in modo che anche quelli meno colti non parlassero come letterati. Buona inoltre la caratterizzazione dei personaggi principali e, se i problemi del razzismo non sono stati affrontati compiutamente, non era questo il fine che l’autrice si era proposta di raccontare e pertanto sarei molto più positivo nel giudizio da dare alla storia.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'aiuto
  • Titolo originale: The Help
  • Autore: Kathryn Stockett
  • Traduttore: Paola Frezza Pavese, Adriana Colombo
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2010
  • Collana: Oscar contemporanei
  • ISBN-13: 9788804598794
  • Pagine: 526
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 9,24

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