11 giugno 2016

Banche: possiamo ancora fidarci? - Federico Rampini

Il 2015 verrà ricordato per uno shock a cui gli italiani non erano abituati né preparati. Sono fallite delle banche. Piccole, ma non trascurabili. La protezione del risparmio è stata messa in dubbio. Un brivido di paura si è diffuso perfino tra i clienti di altre banche più grosse e più solide, perché nel frattempo entravano in vigore nuove regole, imposte dall'Europa, che comportano maggiori rischi per i risparmiatori. Sono così venute alla luce storie tragiche: cittadini ingannati, titoli insicuri venduti agli sportelli bancari, obbligazioni travolte nei crac. In parallelo, brividi di paura sulla tenuta delle banche si sono manifestati anche in altre parti del mondo: in Cina e persino nell'insospettabile Germania. E a preoccuparci non ci sono solo le banche private, quelle dove abbiamo i conti correnti e i libretti di risparmio. Anche quelle che stanno molto al di sopra, le istituzioni che dovrebbero governare la moneta e l'economia, non offrono certezze. In America, nell'Eurozona o in Giappone, la debolezza dell'economia ha rivelato errori e limiti delle banche centrali. In un'epoca come questa, in cui i redditi da lavoro diventano incerti o precari, il risparmio è ancora più importante che in passato. Ma possiamo fidarci di chi ce lo gestisce? Quali precauzioni dobbiamo prendere per evitare di essere defraudati, impoveriti? Nel 2013 Federico Rampini scriveva: «I grandi banditi del nostro tempo sono i banchieri. La crisi iniziata nel 2007 nel settore della finanza americana, poi dilagata ad ampiezza sistemica nel 2008 fino a contagiare l'economia reale di tutto l'Occidente, ebbe la sua causa scatenante in comportamenti perversi dei banchieri». Da allora, siamo sicuri che il mondo sia cambiato? Abbiamo appreso le lezioni di quella crisi, per evitare una ricaduta? O, al contrario, le cause profonde non sono state veramente aggredite né tantomeno sanate? Rampini torna ad accendere i riflettori sui mali e le malefatte della finanza e sui comportamenti non sempre virtuosi dei banchieri. E questo suo libro vuole servire da guida. Per capire quel che sta succedendo nel sistema del credito. Per essere meno sprovveduti e fragili di fronte agli shock finanziari. Per imparare qualche regola di sopravvivenza, di autodifesa di fronte a quelli che da tutori possono trasformarsi improvvisamente in predatori del nostro risparmio. 

Recensione

Il libro Banche: possiamo ancora fidarci? è un ottimo saggio, non perché vi vengano rivelati al pubblico fatti nuovi prima sconosciuti, ma perché vengono spiegati con scrittura semplice e scorrevole, nonché con piacevole ironia, i principi fondamentali che dovrebbero conoscere tutti coloro che vogliano investire i propri risparmi.
Il saggio è alla portata di tutti: il linguaggio è molto discorsivo e Rampini ha la capacità di semplificare concetti altrimenti ostici. Oltre a raccontare molti fatti di attualità, come il fallimento di alcune banche con le conseguenze sui risparmiatori con cui i media ci hanno ampiamente intrattenuti, vengono messi in guardia i clienti degli istituti di credito, dettando alcune regole basilari a cui dovrebbero attenersi per non rischiare di essere truffati. La colpa, precisa Rampini, non è in genere del gestore che propone investimenti che poi si rivelano disastrosi, perché l’operatore di banca che propone i prodotti si limita a ripetere quello che gli è stato a sua volta insegnato da coloro che tali prodotti hanno imposto di vendere pur conoscendone i rischi.

Il bancario che propone in genere l’investimento non è adeguatamente preparato. La banca non è interessata a investire risorse nella professionalità dei suoi operatori perché è un onere elevato e troppa competenza potrebbe essere addirittura controproducente per la banca stessa. L’informatizzazione ha consentito all’impiegato di limitarsi ad applicare semplici tabelle per vedere se il cliente è nella situazione di acquisire determinati prodotti bancari, siano questi investimenti in titoli/azioni/ fondi, siano mutui ipotecari.
È diventata più conveniente, in quanto meno rischiosa e più remunerativa per la banca, l’attività di intermediazione nella gestione del risparmio piuttosto che il prestito di denaro alle imprese. A questo proposito si ricorda che il sistema bancario, dopo il restringimento della forbice fra tassi attivi e passivi che era la base dei suoi maggiori introiti, ha dovuto ridurre enormemente il numero dei dipendenti.

Rampini inizia il saggio facendo una panoramica generale della finanza mondiale e fornendo informazioni piuttosto inquietanti, come il fatto che il totale dei titoli finanziari esistenti sfiora i settecentomila miliardi (di cui 550 mila miliardi di strumenti altamente speculativi come i derivati),

cioè nove volte il prodotto interno lordo di tutto il pianeta. La finanza non è al servizio dell’economia reale, al contrario la sovrasta, la comanda
per poi arrivare alle peculiarità tutte italiane, facendo alcuni esempi anche presi da esperienze personali.

Rampini, corrispondente di "Repubblica" dagli USA dove risiede, segnala una curiosità tipicamente americana: un cittadino statunitense vale per quanto risulta indebitato. È infatti nel momento in cui chiede un prestito a un istituto di credito che riceve una valutazione che rimane a qualificarlo per qualsiasi altra operazione finanziaria e non: l’acquisto a rate di un immobile, un elettrodomestico, un’automobile o, addirittura, la ricerca di un posto di lavoro. La prima cosa che il venditore o il datore di lavoro andrà a verificare sarà l’indice di affidabilità dell’individuo. Se risulterà che le rate sono state onorate correttamente, avrà un indice di affidabilità alto, in caso contrario verrà ritenuto inaffidabile e avrà difficoltà a ottenere credito e, spesso, anche un impiego. La persona che non ha debiti non risulta inquadrabile, quasi una non-persona.
Alla domanda che fa da titolo al suo libro, Rampini conclude che

non possiamo fidarci delle banche, perché il loro bilancio si regge sull’estrazione di commissioni, tariffe e balzelli che sono prelevati dai nostri soldi. C’è una divergenza d’interessi alla base, tra noi e loro, insuperabile.

Anche se si può in linea di massima condividere tale punto di vista, ve ne sono altri per cui non sono molto d’accordo. Rampini dice ad esempio che è sbagliata la fusione di più banche, in quanto si viene a limitare la concorrenza e perché, diventando troppo grandi per poter fallire (too big to fail), i loro top manager sanno di avere un’implicita garanzia di salvataggio che li spinge a commettere le peggiori nefandezze (come la vendita dei mutui subprime).
A mio avviso il fatto che una banca non possa fallire è una garanzia per il risparmiatore, per cui ben vengano le maxibanche che dovrebbero, fra l’altro, ridurre i costi di gestione, mentre, per quanto riguarda i comportamenti troppo disinvolti dei top manager, questi devono venire sanzionati dalla Banca d’Italia e dalla Consob in maniera più determinante e dissuadente di quanto non abbia fino ad ora fatto (vedi il caso di Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Banca Marche e le altre).
In altre parole è necessario un controllo più puntuale da parte degli organi di sorveglianza che, in caso contrario, devono a loro volta veramente rispondere penalmente per inadempienza.
Inoltre è nota la sottocapitalizzazione di gran parte delle banche italiane e la loro fusione dovrebbe ovviare, almeno parzialmente, a tale inconveniente.

Per quanto sia di moda demonizzare il sistema bancario, bisogna precisare che è impossibile immaginare una società senza istituti bancari che, a loro volta, hanno forti oneri da sostenere e da qualche parte devono pur trovare le risorse necessarie a finanziarsi. Se inoltre le imprese italiane, anch'esse fra le meno capitalizzate in Europa, si dotassero di adeguati mezzi propri, potrebbero ridurre la loro dipendenza dalle banche che già hanno enormi crediti in sofferenza.
In conclusione nel saggio viene spiegato in maniera semplice e comprensibile, con profusione di esempi, ciò che dovrebbe sapere ogni cliente di una banca che si appresti a fare un investimento e potremmo quindi definire l’opera di Rampini come l’abc del risparmiatore, caldeggiandone la lettura a tutti.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Banche: possiamo ancora fidarci?
  • Autore: Federico Rampini
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2016
  • Collana: Strade blu
  • ISBN-13: 9788804661405
  • Pagine: 123
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00

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