Recensione
Diciamo subito che Purity è un romanzo molto coinvolgente e le seicentocinquanta pagine di cui è composto si leggono velocemente. Vi si trovano una mezza dozzina di protagonisti (in pratica uno per ogni capitolo, in tutto sette, un numero magico), le cui storie sono collegate fra loro soprattutto per la presenza di una ragazza appena laureata, Purity, colei che dà il titolo alla storia. Ogni protagonista racconta dal proprio punto di vista il rapporto con gli altri personaggi, riuscendo a creare un plot interessante e un bell’affresco storico del periodo che va da circa metà del secolo scorso ai giorni nostri.I personaggi del romanzo di Franzen, per quanto siano descritti in genere tutti come bellissimi e intelligentissimi, psicologicamente hanno diversi problemi, come ad esempio un rapporto maniacale col sesso, che ne condizionano il loro comportamento. Se, infatti, lo scombussolamento psicologico della produzione ormonale è comprensibile nella giovinezza, appare tuttavia eccessivo con l’avanzare dell’età.
Ciò che inoltre viene evidenziato è il conflitto generazionale. Viene a crearsi un rapporto di odio-amore fra genitori e figli che spesso cercano altrove la sicurezza e l’affetto che fa difetto in famiglia. È il caso di Purity, ad esempio, che vede in donne più anziane, soprattutto in Leila, quella figura materna equilibrata che a lei è mancata.
Nonostante ciò, per quanto soffocata da una madre lunatica, manipolatrice e a tratti ipocondriaca, è proprio Purity la più normale e accattivante fra i vari personaggi. Odia il nome con cui è stata battezzata e preferisce essere chiamata Pip, inoltre è decisa a incontrare il padre, di cui sua madre si è sempre rifiutata di rivelare l’identità, non fosse altro che per indurlo ad aiutarla a pagare il debito contratto con una banca per il finanziamento dei suoi studi.
La svolta arriva quando alla ragazza, che vive con un gruppo di squatter ed è insoddisfatta del proprio lavoro in un call center, viene offerto uno stage retribuito presso la sede sudamericana del Sunlight Project, diretta dal mitico Andreas Wolf, concorrente della nota Wikileaks di Assange, opportunità che le permetterebbe tra l'altro di farsi aiutare a risalire all’identità paterna. A questo proposito, uno dei temi molto attuali che vengono discussi nel romanzo è proprio quello della privacy nell'era digitale.
Il motivo per cui Andreas Wolf, che è uno dei personaggi più complessi e controversi della storia, desidera che Purity venga a far parte del suo entourage lo si comprenderà nel corso della lettura. Il comportamento dell’uomo, che viene descritto come il più bello e intelligente fra tutti gli altri, nonché particolarmente carismatico, non risulta sempre razionale, dato che lui è uno dei personaggi del romanzo più psicotici per un complesso di colpa da cui non riesce a liberarsi. Wolf, peraltro, imputa le proprie difficoltà relazionali, consistenti soprattutto nel bisogno di affermarsi, di sentirsi benvoluto, appagato sessualmente e avere il controllo su tutto ciò che gli sta intorno, al rapporto conflittuale con la madre. Non è l’unico, come si è già fatto cenno,ad avere problemi psicologici, e non poteva che essere così, affinché la storia uscisse dai soliti canoni e si ammantasse di curiose aspettative.
L’unica fra i protagonisti che alla fine della storia appare più matura di quanto non sia stato evidenziato all’inizio del romanzo è proprio Purity, anche se, per mostrare l’evoluzione della sua personalità psicologico-affettiva, l’autore tende a farla diventare un po’ troppo accomodante, in contrasto con il modo di porsi piuttosto spigoloso ma divertente che aveva in precedenza. Essendo anche il personaggio più giovane, la sua metamorfosi in positivo può però trovare una giustificazione nel maggiore equilibrio raggiunto con il crescere dell'età e dell'esperienza.
Siamo abituati a considerare gli statunitensi come un popolo prettamente materialista e legato al denaro, anche quando quest’ultimo venga utilizzato a fin di bene. Alcuni dei personaggi principali del romanzo, tuttavia, si distaccano da questo stereotipo, talvolta arrivando all’estremo opposto, manifestando cioè una vera e propria fobia verso la ricchezza.
Come si può capire da quanto sopra espresso, le problematiche affrontate in questa storia sono molteplici e sempre attuali. Tutto ciò, unitamente alla notevole abilità di caratterizzazione dei personaggi da parte di Franzen, rende la lettura di Purity interessante e coinvolgente.
Franzen ha vinto il National Book Award con con il romanzo Libertà, ma non è riuscito a conquistare il Pulitzer per la narrativa nel 2015, pur essendo uno dei candidati al premio. Può darsi che riesca nell'intento quest'anno, dato il valore e l'intensità di quest'ultima opera.
Giudizio:
+4stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Purity
- Titolo originale: Purity
- Autore: Jonathan Franzen
- Traduttore: Silvia Pareschi
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2016
- Collana: Supercoralli
- ISBN-13: 9788806216603
- Pagine: 645
- Formato - Prezzo: Rilegato con copertina - Euro 22,00
Rassicurante commento su questo romanzo, sul quale tanti hanno sùbito (chissà perchè?) sparato a zero su anobii. Io ho adorato "Le correzioni" ma non ho apprezzato "Libertà" e spero che questo Purity, a giudicare dall'interessante recensione, si avvicini maggiormente al primo se non come tematiche almeno come qualità.