Oggetto di ricerca è, quindi, la dialettica tra questi due filoni letterari e la definizione di scrittore postcoloniale, sia in senso stretto che allargato, senza dimenticare gli autori contemporanei italiani di argomento coloniale. Dopo aver tracciato una linea di sviluppo temporale e tematico, l’analisi si concentra sul piano linguistico e analizza l’uso e il significato del plurilinguismo nel corpus di scrittori postcoloniali in senso stretto, la loro relazione con l’italiano come lingua di scrittura a livello personale e metaletterario, e infine l’articolazione e l’importanza dell’oralità nelle loro opere.
Recensione
Nonostante questa pagina nera della nostra storia nazionale sembri essere misteriosamente difficile da richiamare alla memoria, l'Italia ha avuto, come molte altre potenze mondiali, il suo momento coloniale. A partire dal 1882 l'Eritrea, la Somalia, la Libia, l'Etiopia, il Dodecaneso, l'Albania, e persino un piccolo protettorato a Tianjin (Pechino), subirono la presenza e l'occupazione italiana.
A differenza tuttavia delle altre potenze europee, che dovettero affrontare anni - talvolta decenni - di lotte anticoloniali, le colonie italiane mancarono di un vero e proprio processo di decolonizzazione, momento nel quale si sviluppa una produzione letteraria sul tema. È questa la ragione del ritardo della nascita e diffusione della letteratura postcoloniale italiana, denominazione piuttosto nebulosa che riunisce in sé testi di autori originari delle ex colonie, o discendenti di autori originari delle ex colonie, che dunque vissero direttamente o indirettamente l'esperienza coloniale e ne scrissero in italiano. I primi esempi di letteratura postcoloniale in lingua italiana si avranno solo negli anni '80, ma perché essa si costituisca in un corpus organico occorrerà attendere il triennio 2005-2007.
Il mondo, il grido, la parola di Maria Grazia Negro è il primo manuale delle scritture postcoloniali italiane, adatto anche ai non addetti ai lavori. Strutturato in cinque capitoli, offre al lettore un excursus, soprattutto dal punto di vista linguistico, sulla produzione letteraria postcoloniale: da una prima fase inaugurale, in cui prevalgono le esperienze autobiografiche di denuncia di autori eritrei, etiopi e somali come Ribka Sibhatu, Erminia Dell'Oro, Maria Abbebù Viarengo e Osman Ahmed Hassan, alla fase centrale, non strettamente dedicata al colonialismo italiano ma permeata da un'ottica di neocolonialismo globale, in cui emergono anche delle prime produzioni poetiche e saggistiche; per arrivare infine al boom sperimentale che prosegue fino a oggi, un florilegio di generi e commistioni tematiche e linguistiche, in cui si cimentarono autori come Garane Garane, Igiaba Scego, Gabriella Ghermandi, Cristina Ali Farah, Elisa Kidanè e molti altri.
Seppure, come già detto, fruibile anche dai non addetti ai lavori, il manuale di Maria Grazia Negro, dopo i primi capitoli introduttivi dedicati alla comprensione e alla localizzazione della letteratura postcoloniale italiana, offre una dettagliata analisi linguistica di frammenti di testo, certamente più accademica che divulgativa, che tuttavia non ne inficia la godibilità.
Giudizio:
n/aDettagli del libro
- Titolo: Il mondo, il grido, la parola. La questione linguistica nella letteratura postcoloniale
- Autore: Maria Grazia Negro
- Editore: Franco Cesati Editore
- Data di Pubblicazione: 2016
- Collana: Strumenti di letteratura italiana
- ISBN-13: 9788876675461
- Pagine: 336
- Formato - Prezzo: Brossura - 28,00 Euro
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