Recensione
La protagonista di questa storia è Silvia, una donna anziana che, ai giorni nostri, si ritrova a fare i conti col passato, a seguito di un ennesimo malessere della sua vecchiaia, riportando in modo piuttosto fedele al lettore la sua vita, dalla giovinezza fino all’epoca adulta, attraversando le fasi dell’età e, nel contempo, regalandoci uno spaccato vivido della storia del nostro paese e non solo.
La sua adolescenza proietta il lettore nella Roma antecedente il secondo conflitto mondiale, presentandoci una giovane minorenne alle prese con i primi fuochi d’amore e purtroppo anche con le contrarietà di una società che, in qualche modo, stigmatizza la donna consentendo agli uomini di prendersi delle libertà a cui non dovrebbero accedere.
Il primo tema che infatti incontriamo e che genera qualche scossone è proprio la violenza, il sentirsi vittime e spesso, attuale ancora oggi, il conseguente atteggiamento di rassegnazione quando veniamo privati delle nostre libertà intime: poter disporre di sé e donarsi a chi riteniamo davvero meritevole. Il percorso della giovane subisce diverse battute d’arresto proprio a causa di questo trauma e fatica a risalire, ma Silvia stessa ci insegna che, anche nei momenti più bui, una volta che passano, non c’è mai da perdersi d’animo.
Un altro elemento che acquisisce forma durante la narrazione è il dramma della guerra, con una ricostruzione certosina degli avvenimenti storici, concentrata però sulla vita quotidiana delle persone piuttosto che sul conflitto bellico in sé, che fa da cornice: attraverso Silvia si può conoscere la povertà di quei tempi, gli stenti e il costante desiderio di rivalsa per una situazione drammatica: conosciamo persone che soffrono, le perdite. E proprio con questa parte della lunga biografia della donna iniziamo a conoscere un altro punto nevralgico del romanzo: la morte. Vissuta non tanto come avvenimento, di cui la vita di Silvia è comunque costellata, forse anche troppo, quanto invece come vero e proprio senso di perdita. Un momento di intimo distacco, che riverbera e rinverdisce nel ricordo, tanto da tornare periodicamente in superficie, anche nei momenti più impensati.
La vita di Silvia, come per tutti quanti, non è solo improntata nel dolore, ma anche nella gioia: lei è una donna tutto sommato semplice, che riesce a rimboccarsi le maniche e ad andare avanti, affrontando anche il lavoro e incontrando l’amore, perdendolo e rispolverandolo di nuovo. Silvia diviene madre, moglie, lavoratrice, straniera in Francia e ancora una volta donna, in un percorso di continua crescita interiore, che si autoalimenta di sogni per trasformarsi in realtà, a volte corrispondente ai desideri, in altre occasioni inaspettata. Il pregio maggiore della protagonista infatti, risiede nella sua normalità che rende possibile l’immedesimazione, anche se si tratta di una voce di altri tempi, a tratti quindi ingenua, in altri momenti disincantata ma comunque ancorata ai valori di un’epoca dove le persone forse erano meno immediate ma non per questo meno interessanti. L’amore diventa tradimento, si affranca da esso e va a scivolare nella vita quotidiana, tanti sono gli elementi racchiusi in una sola esistenza, tratteggiata di capitolo in capitolo. Una vita comune di una persona comune che nella sua peculiarità diventa unica, e anche forse fortunata, tra gli alti e i bassi. La caratteristica più evidente di questo romanzo, è il percorso di Silvia, che alterna le fasi tipiche della vita, la sua presenza scenica è costante, ben bilanciata, ci spiega il suo cambiamento intimo, la sua crescita personale senza mai abbandonare le sfaccettature della sua personalità. La descrizione degli ambienti, soprattutto nella parte francese della sua storia, è molto articolata: la dimensione spaziale consente alle emozioni di fluire, quasi come se attraverso alla lettura si riuscissero a percepire davvero i luoghi che vengono raccontati. I personaggi della storia che accompagnano Silvia nella sua vita invece, hanno delle sfumature meno nette e dettagliate: vengono proposti a livello descrittivo dalla protagonista, interagiscono con lei attraverso il suo filtro ma in alcuni momenti si ha l’impressione che rimangano piatti, che agiscano sulla scena solo per interagire con lei, portarla alla riflessione. Forse avrebbe dato maggior spessore alla storia una definizione maggiormente marcata degli altri attori sulla scena, con qualche motivazione che potesse in qualche modo contrapporsi alla visione della realtà che Silvia vuole proporre. Se ne potevano trarre di certo dei benefici a livello di ritmo e forse anche di suspense delle vicende e stemperare un po’ quel retrogusto di ottimismo e di vita comunque agiata anche a fronte di avvenimenti che possono in qualche modo spezzarti l’esistenza.
La scrittura è genuina, una forma composta ma equilibrata, con pochi guizzi e quasi nessuna sbavatura, accompagnano il lettore sino alla conclusione del romanzo. Il coraggio di una vita è una storia improntata sulla realtà, che ha di certo il merito di presentarci una persona comune messa al centro del suo mondo e, in modo letterario, renderla ugualmente un’eroina. Una lettura di certo interessante, che racconta l’Italia prima e la Francia poi e le donne del novecento a cavallo dei due stati geograficamente vicini eppure culturalmente peculiari. Un’esperienza che ci pone a paragonare le diverse culture e a trovare una sintesi comune, che racconta la sì la fragilità dell’essere donna, ma soprattutto la sua forza.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Il coraggio di una vita
- Autore: Alessandra Angelo Comneno
- Editore: Edizioni Creativa
- Data di Pubblicazione: 2015
- Collana: Impronte d'autore
- ISBN-13: 9788869120213
- Pagine: 290
- Formato - Prezzo: Brossura - € 15,90
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