Recensione
Il percorso di vita del protagonista Leone descrive i drammi e le titubanze del vivere moderno in ogni suo aspetto. Impariamo a conoscerlo da giovane, a conclusione dei suoi studi e con tutta una vita davanti a sé. Ma il problema è proprio il momento in cui la vita ti pone davanti delle scelte da cui può dipendere il tuo futuro, soprattutto se, come nel suo caso, le esperienze già vissute non sono in grado di essergli d’aiuto.
Leone si invaghisce di Martina e decide che quello è amore, sceglie un impiego per coronare il suo sogno sentimentale senza sperimentarsi attorno prima di dedicarsi al lavoro, spinto dal desiderio di fuga va via da casa, con dentro un peso datogli dai genitori e dai loro fallimenti, una ferita che non è mai riuscito a far cicatrizzare sul serio. Ma Leone, a sue spese, dovrà fare i conti con la realtà e soprattutto con l’apatia che gli genera la sua sensazione di disfatta, quando di punto in bianco viene obbligato a confrontarsi con il mondo che gli sta intorno e a lottare (o lasciarsi andare) per affermarsi.
Leone presenta la sua storia in modo disincantato, con un pizzico di cinismo che pervade l’intero racconto. La sua costante analisi interna è tale da rendere il suo romanzo non una semplice storia della vita di oggi, ma uno spaccato del sé, un racconto di introspezione con cui a volte si riesce a entrare in sintonia, mentre in altre situazioni il lettore prende le distanze dalle sue paturnie e dalle riflessioni, spesso inconcludenti. Non è di sicuro l’eroe che ci si aspetterebbe, anzi, pagina dopo pagina la sua fragilità acquisisce forma, contorni, diventando sempre più la vera protagonista terribile delle vicende. Si trasforma in un senso di vuoto che fa da cornice all’intero impianto, da cui risulta difficile separarsi e andare oltre, sino alla fine.
Nella vita del protagonista appare Viola, ma nemmeno lei riesce a conquistarsi la simpatia del lettore: Leone continuerà ad abbandonarsi alla sua consuetudine, come se la sua esistenza non lo riguardasse poi così tanto. Solo Yasmina, la donna misteriosa e bellissima, in qualche modo riesce a contrapporre un colore forte al grigiore di Leone che l’autore ha saputo scrivergli attorno con estrema puntualità.
La loro sinergia è palpabile sin dalla prima vista, e conduce per mano con curiosità fino al loro graduale confronto, per scoprire che in realtà fragilità richiama altrettanta fragilità. E non si tratta di un pensiero cinico e disperato, ma di una constatazione della vita spessa.
Per gran parte della lettura si viene portati a chiedersi quel che succederà nei capitoli successivi, spesso perché di fatto la costruzione delle scene non è mai scontata e l’evoluzione della storia stessa sfugge a qualsiasi prevedibilità concreta.
Le descrizioni dei personaggi, per quanto filtrate dalle percezioni del protagonista, appaiono sufficientemente vivide: le personalità maschili rimangono abbastanza periferiche nella rete di rapporti sociali, mentre la dimensione degli affetti femminili rimane centrale e permea le intenzioni così come le azioni di Leone. Forse sarebbe stato maggiormente incisivo dare dei connotati meno superficiali proprio agli amici e ai colleghi del protagonisti, che agiscono su caratteristiche nette e spesso non vanno oltre allo schema prefissato. Le donne, per quanto ricche di sfumature, a volte rischiano di rimanere ugualmente incastrate nel ruolo che assurgono: Martina rimane l’opportunista matta insoddisfatta di sé e della sua esistenza, oltre che fonte di dolore per lungo tempo, Viola la classica giovane borghese inesperta ma anche troppo legata agli schemi sociali della consuetudine, Yasmina invece rimane comunque il personaggio più riuscito nella sua concretezza esplicativa.
Un discorso a parte va dedicato ai genitori, la cui tridimensionalità si percepisce anche se, in realtà, interagiscono abbastanza poco nella vita del figlio, evitando di intromettersi.
L’ambiente geografico invece funge da cornice, è presente ma di fatto caratterizza poco le scene, lasciando con discrezione che i dialoghi e le emozioni fluiscano e arrivino in modo diretto al cuore di chi legge.
Grandine è un romanzo particolare, questo è fuor di ogni dubbio: è scritto in modo corrente e diretto, con pochi fronzoli, ed è caratterizzato da un ritmo comunque costante, senza picchi, in lentezza ma anche in accelerazione, rendendo però la lettura in certe fasi piuttosto monotona, sia nella concezione della storia che nel suo svolgersi. Di sicuro è una lettura che può regalare al lettore diverse emozioni: l’idea stessa della reazione così come il concreto, e mai fuori moda consiglio, di non farsi trascinare dagli eventi ma di viverli da dentro, senza pentimento.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Grandine
- Autore: Francesco Rago
- Editore: La Gru
- Data di Pubblicazione: 2015
- Collana: 14° piano
- ISBN-13: 9788899291150
- Pagine: 236
- Formato - Prezzo: Brossura - € 13,00
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