Recensione
Le persone timide e posate sono spesso fraintese. Sono ritenute incapaci di provare passioni forti, radicali, incapaci di apprezzare le cose divertenti, adatte ad addossarsi i compiti più ardui e noiosi. Un tempo per le donne questo significava trascorrere la vita a fare da tappezzeria, rassicuranti presenze di sottofondo che nel loro intimo urlano per essere liberate.
Lucy Snowe è un personaggio profondamente incompreso, sia dagli altri personaggi all'interno del racconto, sia dal lettore, ma per ragione completamente diverse. La sua natura riservata, ulteriormente schiacciata da una serie di sfortune subite in giovane età, e il suo radicato Protestantesimo sembrano relegarla al confortante ruolo della fidata "sorella" o dell'austera insegnante agli occhi del mondo, tanto che anche coloro che si dichiarano suoi intimi amici non sembrano comprendere la sua vera natura.
Agli occhi del lettore, invece, Lucy è dapprima un mistero: troppo innocente, troppo moralista, troppo passiva per piacere davvero. Almeno fino a che la trama non inizia ad animarsi, a quel punto sorge il sospetto che Lucy, per quanto severa e passiva, in fondo in fondo, è una furbetta, anzi, Lucy Snowe è decisamente uno dei narratori meno affidabili visti in letteratura e Chalotte Bronte riesce a mascherare così bene la sua vera natura che alla fine non si può che applaudire. Nel corso del romanzo la protagonista più volte nasconde deliberatamente la verità al lettore, dando prova di un senso dell'umorismo dispettoso che getta una nuova luce sulla sua personalità e il lettore impara a pian piano a cogliere l'ironia sottesa in ogni sua conversazione, le sue argute osservazioni, il suo temperamento sensibile ma resistente.
Villette è celebre per i suoi colpi di scena - alcuni un basati su una serie di coincidenze al limite del credibile, come tipico di molti romanzi dell'epoca -, per questo preferisco evitare di soffermarmi in modo eccessivo sulla trama e rovinarla a chi ancora non l'ha letto, vi basti sapere che la Bronte fa un lavoro eccellente nel combinare l'inaffidabilità del suo narratore con con l'imprevedibilità degli eventi, così che un romanzo in apparenza privo di una trama ben efinita diventa coinvolgente anche quando il narratore vaga senza meta apparente. Nel corso del racconto Lucy si aggira senza fretta fra dispute religiose - nelle quali il suo pragmatico Protestantesimo flagellare entusiasta e senza pietà lo sfarzo del Cattolicesimo - e amare riflessioni sul subordinato ruolo della donna, perennemente dipendente dall'intervento protettivo e risolutivo del maschio, considerazione che ci ricorda ancora una volta che figura moderna e indipentente fosse la scrittrice britannica.
Già in Jane Eyre si avvertiva con che passione la Bronte fosse toccata dal tema dell'inferiorità sociale e della mancanza di indipendenza delle donne, ma se Jane conquistava facilmente il lettore con la sua natura ribelle, che in qualche modo compensava una rigidità morale ora un po' sorpassata, Lucy, con il suo temperamento mite, richiede una pazienza maggiore. Con l'avanzare della lettura, infatti, si imparano ad apprezzare le sue frecciatine alla superficialità del fascinoso Dr John e la sua placida ma dispettosa ribellione al maschilismo di M.Paul (molte sono le scene esilaranti che coinvolgono questo fole personaggio ma c'è una sequenza fra i due al museo che da sola vale tutto il libro).
D'altro canto, mi sembra che Lucy catturi meglio della sua famosa "cugina" quell'essenza Romantica di cui la Bronte è tra i più famosi rappresentati. Il copntrasto tagliente fra la sua calma esteriorità e l'intesità delle sue passioni è un mix esplosivo, costantemente provocato dalle continue sfortune, mentre l'eco di questo contrasto risuona per l'intero racconto con un'intensità paragonabile ad alcune delle scene piùmtormentate di Cime Tempestose della sorella Emily. E che potente, reale esempio di vero Romanticismo Charlotte fornisce con la sua tormentata love story che potrebbe insegnare a più di una scrittrice moderna che cosa sia l'incontro-scontro tra due nature opposte che imparano ad amarsi senza che una si annulli nell'altra.
I fan della Bornte noteranno comunque diverse somiglianze con Jane Eyre,sia nell'improbabile coppia di amanti che nella fermezza delle convinzioni della protagonista, nel suo feroce desiderio di indipendeza nel sovrannaturale che si manifesta in misteriose apparizioni in oscure soffitte, per non parlare dei fantasmi del passato che tendono le loro lunghe ombre sul presente.
Nemmeno qui la scrittrice rinuncia all'atmosfera gotica quindi, che è resa magistralmente, ma l'esecuzione è molto diversa, più complessa e matura, il suo intento più quello di suggerire e nascondere che quello di gridare, la sua conclusione sorprendentemente ambigua.
Impossibile dire di più senza svelare troppo, basti sapere che alla fine - raggiunta effettivamente con un po' più di fatica del previsto- si comprende di essere di fronte all'opera di un Maestro.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Villette
- Titolo originale: Villette
- Autore: Charlotte Brontë
- Traduttore:Simone Caltabellota
- Editore: Fazi
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Le strade
- ISBN-13: 9788876253041
- Pagine: 640
- Formato - Prezzo: brossura - Euro 14,90
Sono capitata per caso su questo libro l'altro giorno, quando sfogliavo il catalogo della Fazi in vista del mio articolo sull'editore del mese. Non conoscevo questo testo della Brontë (ma in pratica di lei conosco solo Jane Eyre) e mi affascina non poco!