Recensione
Non vedo come potrei parlarvi di questo romanzo senza paragonarlo alla trilogia scritta da Stieg Larsson, né voglio farlo: quando si decide di cimentarsi nella prosecuzione di una saga da 80 milioni di copie come ha fatto David Lagercrantz bisogna assumersi le responsabilità delle proprie azioni.
Se state leggendo questa recensione probabilmente saprete che la morte improvvisa a soli 41 anni di Larsson ha lasciato incompleta una saga poliziesca che si dice fosse destinata a contenere dieci libri e che invece è rimasta ferma a tre, pubblicati postumi dalla famiglia del giornalista, la quale ha anche poi deciso il nome dello scrittore a cui affidare i sequel.
Onestamente avevo già una scarsa opinione dei famigliari di Larsson visto il trattamento riservato alla compagna dell'autore (che per la legge svedese non ha alcun diritto sull'eredità) e la scelta di affidare la prosecuzione della saga a un autore noto soprattutto per aver scritto la biografia di Zlatan Ibrahimović non ha fatto molto per aumentare il mio rispetto. Pregiudizi? Può essere ma ora che ho finito il libro posso dire che lo stile con cui è scritto non è certo la sua migliore qualità.
Certo lo stile non era nemmeno la migliore qualità di Larsson, che più volte abbiamo criticato su queste pagine per la sua mania degli elenchi e la prolissità su dettagli irrilevanti ma se non altro si poteva dire che la sua prosa aveva personalità e dei tratti che la rendevano unica.
Lagercrantz, invece, sembra uno che ha seguito un corso serale di scrittura e ne applica pedissequamente le regole. Per quanto non si possano trovare errori specifici nella sua prosa l'impressione generale è quella di leggere un temino sintatticamente corretto ma anche banale nella forma, pieno di luoghi comuni e costellato di riferimenti a "complicatissimi algoritmi" e lunghissime password" che vorrebbero farci credere che l'autore sia perfettamente competente dell' "universo hacker" in cui il suo libro è ambientato ma che sinceramente possono funzionare solo con chi normalmente non sa nemmeno come si accende un PC. Sentire chiamare tutti gli esperti informatici "nerd" e leggere di computer quantistici a destra e a manca mi ha tanto ricordato quelle puntate di "Criminal Minds" in cui l'esperta informatica martella la tastiera con aria competente per 5 minuti e sullo schermo appaiono trilioni di numeri a caso che le permettono di scoprire l'assassino.
Sorvoliamo comunque sulle note di stile e parliamo del cuore della saga, ovvero i personaggi. Se Uomini che odiano le donne era un buon giallo, ciò che ha garantito la fama di Millenium nonostante i tanti difetti del secondo e terzo libro è il fascino discreto del giornalista Mikael Blomkvist e la personalità ineguagliabile della hacker Lisbeth Salander.
Lagercrantz sotto questo aspetto supera l'esame a pieni voti: i personaggi ereditati sembrano davvero usciti dalla penna di Larsson e bisogna dire che quando Mikael e Lisbeth entrano in scena, dopo una sezione introduttiva piuttosto lunga, il libro subisce un'impennata in positivo, ulteriormente migliorata quando si entra nel vivo dell'azione e le pagine iniziano finalmente a scorrere e a coinvolgere.
Allacciandosi ai romanzi precedenti, il violento passato di Lisbeth torna nuovamente a galla decretando il coinvolgimento della ragazza e di Blomkvist in un nuovo omicidio, dando l'opportunità all'autore per allargare e approfondire il quadro dell'infanzia della hacker e il suo rapporto con l'inquietante sorella gemella. Come già era accaduto a Larsson, il giallo presenta parecchi punti deboli e un po' troppe coincidenze si verificano banalmente perché questo o quell'altro personaggio ha seguito il suo sesto senso. Inoltre mi è parso un po' una forzatura che al centro della vicenda ci fosse un bambino autistico, quando Lisbeth da sembra è stata sospettata di mostrare sintomi della sindrome di Aspenger; mi è sembrato che l'autore prendesse una scorciatoia per mettere il luce le caratteristiche della sua protagonista.
Tuttavia il racconto è decisamente coinvolgente e sia i personaggi vecchi che i nuovi arrivano al cuore del lettore; inoltre non si può che apprezzare l'assenza delle lunghe "liste della spesa" di cui Larsson amava infarcire le sue opere rendendole eccessivamente lunghe.
Nel complesso il risultato è un libro più che godibile - soprattutto superata la parte iniziale- e in linea col livello de La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta ma avrei comunque preferito che i famigliari di Larsson avessero avuto l'accortezza di scegliere un giallista di livello superiore, perché un margine di miglioramento c'è sempre, no?
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Quello che non uccide
- Titolo originale: Det som inte dödar oss
- Autore: David Lagercrantz
- Traduttore: Katia De Marco, Laura Cangemi
- Editore: Marsilio
- Data di Pubblicazione: 28 agosto 2015
- Collana: collana
- ISBN-13: 9788831721998
- Pagine: 503
- Formato - Prezzo: Rilegato - Euro 22,00
Non è la prima recensione vagamente negativa che leggo. Non ho avuto ancora il coraggio di leggere questo libro se non altro per il prezzo a mio parare inutilmente alto con cui l'hanno messo sul mercato. Vedrò di leggerlo prossimamente però, voglio dire anche io la mia.