Spinta dalla necessità di capire, Miriam parte per Israele, una terra di cui sa poco, per conoscere alcuni familiari emersi da un passato doloroso e oscuro che fino a quel momento le era stato celato; intraprende così un viaggio alla ricerca della propria identità affiancata da Amos, un uomo tormentato da trascorsi misteriosi.
"Oltre il mare di Haifa" è un romanzo che narra la complessità delle relazioni in una terra contesa e dal fascino indiscutibile. Racconta il dolore di due popoli in lotta tra loro che provano, nonostante le complicazioni della Storia, a vivere e amare, spesso sognando la fuga al di là del mare, unico confine certo di quella zona. È un ritratto tagliente di un'umanità che deve fare i conti con le proprie origini, ma che non si preclude la speranza di una vita in pienezza.
Recensione
Oltre il mare di Haifa di Maria Elisabetta Ranghetti non è destinato a essere etichettato come libro comune od ordinario.
Il romanzo, servendosi di quel tocco delicato che solo l’amore possiede, tratta una tematica molto forte, la questione arabo–israeliana (un conflitto generazionale tristemente divenuto parte indelebile del patrimonio culturale della tradizione araba ed ebrea) attraverso la successione di tre filoni temporali: l’amore di Hassan e Ruth sbocciato negli anni 70, la lotta mussulmana al confine di Samir e Bassan e il presente di Miriam, una giovane insegnante di lingua inglese che scopre improvvisamente di aver vissuto una vita non sua quando una rivelazione sconvolge tutto il suo credo e mette in discussione la sua stessa identità.
Una scelta insolita quella dell’autrice, che alterna la narrazione tra i filoni temporali servendosi della forma epistolare ( con data e luogo riportati in alto a destra) per permettere al lettore di conoscere in modo semplice e veloce la collocazione spazio-tempo.
Ovviamente, data la rilevanza del contesto socio-culturale, il romanzo è arricchito da numerosi riferimenti ad avvenimenti storici contemporanei, ma la possibilità di un lettore poco informato riguardo la questione arabo-israeliana non comporta alcun problema: il testo, esaustivamente corredato di note, permette di orientarsi egregiamente nello scenario. Non ci si sente mai disorientati grazie alla guida dell'autrice che fornisce al lettore sia delucidazioni che traduzioni linguistiche.
Il libro è spunto di profonda riflessione un mondo che siamo abituati a considerare lontano anni luce dal nostro: siamo infatti solitamente portati a creare un collegamento naturale tra la terra di Israele e la guerra, vittime come siamo di una società mediatica che ci fa conoscere luoghi e paesaggi come Gerusalemme o Ramallah non tanto per la loro bellezza e rarità, quanto per il triste e mostruoso ruolo di luoghi di conflitto perenne.
E' naturale quindi che, pensando a questi territori in guerra, l’idea della possibile esistenza di una quotidianità simile alla nostra divenga un pensiero lontano, offuscato e obliato dalle giornaliere notizie di morti e attentati provenienti dal Fronte; ebbene questo libro ci insegna come cambiare la nostra prospettiva, regalandoci un prezioso punto di vista su una terra tanto sofferente e martoriata dall’odio e dai conflitti ma anche tanto affascinante e ricca di bellezze inapprezzate e forse anche tuttora sconosciute.
Conosciamo la realtà del Medio Oriente grazie alle descrizioni dei luoghi visitati da Miriam nel viaggio in terra israeliana: sono parole piene di poesia e ne traspare il grande amore dell’autrice che con la sua sensibilità riesce per un attimo a farci accantonare l’ormai stereotipata immagine che abbiamo di queste terre e a minimizzare quella differenza culturale che esiste tra il nostro mondo occidentale e le realtà d’Oriente.
La meta-natura Europea di Miriam (cresciuta a Londra) permette di approfondire la questione culturale, facendoci comprendere il valore e l’attaccamento alla Terra per gli arabo-israeliani: si tratta di una vera e propria causa da sostenere, un dovere così forte da offuscare l’amore per la propria famiglia. Combattere per la propria Terra cercando di allontanare gli invasori è una scelta di vita.
Un patriottismo ben lontano dal nostro, sicuramente anch’esso parte di quell’integralismo che attraverso le parole e le ideologie dei personaggi viene sottoposto a dura critica; questa estremizzazione di un credo, alimentata da un odio coltivato nelle sia nella cultura araba che ebrea, non impedisce però all’autrice di ipotizzare la possibilità di un punto d’incontro tra due realtà così diverse e così vicine.
Più volte si colpevolizza la storia ma essa altro non è che il prodotto del volere e dell’agire dell’uomo, dunque solo la volontà può rappresentare un tramite di mediazione.
Un grande messaggio di speranza e di fratellanza viene lanciato ripetutamente all’interno delle pagine del romanzo, a partire dalla scelta di Haifa, città a nord di Israele dove esiste una convivenza pacifica tra i due popoli, come uno degli scenari principali fino alle figure di Kaled, arabo, (possibile fratellastro di Miriam) e di Amos,ebreo, (amico e superiore di Roy<, cugino di Miriam) personificazioni della comunicazione tra questi due mondi che, seppur fittizia, dimostra come queste realtà siano così simili da non accorgersene e come possano ritrovarsi.
Si fissarono per un po'.
Amos non andò verso di lui né Kaled gli fece cenno di avvicinarsi.
Poi fece un passo indietro come per uscire.
"Shalom, stammi bene" gli disse Kaled tutto d'un fiato.
Amos si voltò e lo guardò sorridendo.
"Salam, stammi bene anche tu".
Ho apprezzato moltissimo la presenza della poesia che, oltre a donare un tocco di classe, permette di apprezzare un altro aspetto della cultura arabo-israeliana.
Chissà se il germoglio della speranza potrà crescere e farsi così forte da combattere una tradizione macchiata da guerre e dal dolore, la pace a volte purtroppo resta solo un miraggio.
Giudizio:
+5stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Oltre il mare di Haifa
- Autore: Maria Elisabetta Ranghetti
- Editore: EKT Edikit
- Data di Pubblicazione: 2015
- ISBN-13: 978-8898423255
- Pagine: 312
- Formato - Prezzo: Rilegato - 15,00 Euro
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