Recensione
"Pensa prima al prossimo": è questo il mantra, ereditato dal padre, che Tyler Caskey continua a ripetersi. E ha sempre pensato al prossimo, da quando, ventata di novità in una minuscola e claustrofobica cittadina, è arrivato a West Annett in qualità di reverendo. Giovane, bello e cordiale, Tyler supera immediatamente l'esame silenzioso cui viene sottoposto durante il ricevimento conoscitivo con alcuni dei membri della West Annett "che conta": così non è per Lauren, la moglie, colpevole di essere troppo bella, troppo di città, e troppo elegante.
Quando Lauren muore di cancro, dopo penosa agonia, si lascia dietro un marito distrutto e tormentato dai sensi di colpa che non riesce a gestire le due piccole Jeannie, ancora infante, affidata alla nonna, e Katherine, abbastanza grande a cinque anni da comprendere il dramma che è piombato sulla sua vita e da riportarne profonde lesioni. Invece di ripiegarsi a proteggere il suo pastore straziato dal dolore, il gregge di West Annett si scaglia unghie e denti a dilaniarlo, incapace di accettare il venir meno della sua perfetta maschera di cordialità e di comprendere che esistono tragedie più grandi dei meschini piccoli problemi individuali.
Poche scrittrici hanno la delicatezza di Elizabeth Strout, che con squisita sensibilità femminile mette a nudo le insicurezze e le crudeltà di una piccola e claustrofobica cittadina sul finire degli anni Cinquanta, senza avere troppi riguardi nemmeno per il suo protagonista: il taciturno Tyler Caskey, in grado solo di dispensare frasi fatte e testi sacri senza riuscire concretamente a capire i suoi fedeli -e nemmeno i suoi stessi familiari-, diviene leader di una comunità che ne fa un santo sceso in terra e che gli si rivolta prontamente contro non appena il reverendo inizia a mostrare inequivocabili indizi di essere umano. La piccola Katherine diviene bersaglio della pia e paziente maestra che, incapace di saper trattare con una bambina traumatizzata, non esita a puntare il dito contro il disinteresse del padre e ad affidarla, con la complicità del preside, a una specialista che cita a spada tratta Reich e Freud e che attribuisce i comportamenti problematici di una bambina che ha perso la madre all'"onnipotenza infantile" e al "complesso di Edipo". La gentilezza di Tyler verso l'ingenua e buona donna che si occupa di Katherine e della casa fin dalla malattia di Lauren viene improvvisamente rivestita di malizia e sospetto. Persino l'indecisione sul supportare o meno l'acquisto di un nuovo strumento per l'organista della chiesa - in realtà la richiesta d'attenzione di una donna tradita dal marito e morbosamente attratta dal reverendo - diviene pretesto di malumori e segno di disinteresse verso i problemi della comunità.
A questo assalto inaspettato Tyler, già devastato dalla morte della moglie e peraltro convinto di aver trasmesso il suo mantra ai suoi fedeli, non sa opporre resistenza: Resta con me è la parabola di un uomo integerrimo che prende coscienza del proprio ottuso dogmatismo, tanto impegnato a citare messaggi religiosi ed esempi elevati da perdere di vista la trivialità del quotidiano.
Un'altra buona prova della grande Elizabeth Strout, a mio parere una delle migliori scrittrici viventi, di cui tuttavia si tocca con mano la distanza dal successivo Pulitzer Olive Kitteridge.
Giudizio:
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Resta con me
- Titolo originale: Abide with me
- Autore: Elizabeth Strout
- Traduttore: S. Castoldi
- Editore: Fazi Editore
- Data di Pubblicazione: 2010
- Collana: Le Strade
- ISBN-13: 9788864111247
- Pagine: 372
- Formato - Prezzo: Brossura - 18,50 Euro
Complimenti per la bella recensione! Ho letto di recente Amy e Isabelle, romanzo d’esordio della Strout; anche quest’ultimo si caratterizza per la grande sensibilità nel descrivere i personaggi(quasi sempre figure femminili).Te lo consiglio, nel caso tu non l’abbia ancora letto.
Grazie! E' l'unico che mi manca tra quelli pubblicati in Italia!