5 maggio 2015

Il grande Gorsky - Vesna Goldsworthy

"Era uno di quegli affari che capitano una volta nella vita, se si è fortunati." Per Nicholas, giovane libraio di Chelsea, l'affare si chiama Roman Gorsky: il miliardario russo più ricco e sfuggente di tutta Londra. Gorsky è speciale, i suoi modi sono eleganti con noncuranza, ha fascino, i suoi soldi non gridano, sussurrano, la voce è gentile e non ha bisogno di sfoggiare i simboli del potere. Cosa ci fa Roman Gorsky sulla soglia di una piccola libreria indipendente? Ha una richiesta, uno specialissimo desiderio per cui è pronto a pagare qualsiasi fortuna. Sta ristrutturando una nuova casa (un palazzo che faccia impallidire Buckingham Palace) e vuole che sia dotata della migliore biblioteca privata della città, anzi d'Europa. Non una biblioteca qualsiasi, ma quella di un lettore appassionato, piena di vecchi tascabili e edizioni rare, libri ereditati e novità ancora da leggere. Una biblioteca in grado di incantare… Chi? Natalia Summerscale. Incredibilmente bella e incredibilmente inavvicinabile. Lei e Gorsky si sono conosciuti nella Stalingrado della loro infanzia, poi si sono perduti. È per lei che Gorsky ha costruito tutta la sua fortuna, per lei da decenni costruisce un piano di conquista con la precisione di un generale dell'Armata Rossa. Per lei assolda il giovane Nicholas, Cupido complice e ingenuo del più assoluto degli amori. E Nicholas, scappato dalla guerra in Iugoslavia con in tasca un dottorato in Letteratura e pochi soldi d'eredità, viene di colpo catapultato nel mondo spudoratamente ricco, glam e luccicante della pericolosa oligarchia russa a Londra. Si innamorerà in modo sbagliato, avrà relazioni sensuali e fuori dalle regole, sarà deluso e capirà molte cose. Ma soprattutto dovrà realizzare la più audace delle fantasie: far innamorare di Gorsky una donna, solo per essersi aggirata nella sua biblioteca…

Recensione

Quanti di noi hanno sentito almeno una volta parlare del famosissimo romanzo di F. Scott Fitzgerald Il grande Gatsby, ambientato nella New York negli anni '20 e incentrato sulla figura di Jay Gatsby, metafora di quello sfarzo destinato a svanire in un lampo con l’avvento della crisi del '29?
Per coloro che si riconoscono in questo gruppo di lettori non sarà affatto difficile notare come il romanzo di Vesna Goldsworthy, Il grande Gorsky, altro non sia che un elogio contemporaneo all’opera quasi omonima: la New York del 1920 di Gatsby diventa la Londra dell’era di Youtube e delle Range Rover ultima versione, ma sostanzialmente per Gorsky, come accadeva per Gatsby, ad applaudire le gesta dei personaggi è lo stesso materialismo, padre del consumismo.

Le figure di Gatsby e di Gorsky si equivalgono nella personificazione della ricchezza e del potere. Il denaro, la droga e l’alcool vanno d’accordo con la lussuria e l’immoralità sregolata di chi vive di rendita e non ha bisogno di sbarcare il lunario, come si suol dire, in una società dominata dall’importanza dell’apparire.

La storia è veramente simile a quella raccontata da Fitzgerald: il triangolo Daisy - Jay Gatsby - Tom Buchanan viene riproposto nei personaggi di Natalia - Roman Gorsky – Tom Summerscale (ma Daisy è presente anche nella versione della Goldsworthy in quanto è il nome dato alla figlia di Natalia), Nick Carraway è qui invece Nick Kimovic che, a differenza del primo, non ha però alcun legame di sangue con colei che interpreta le parti della donna da riconquistare, ossia Daisy/Natalia. Gery è la controparte di Jordan, qui una ginnasta, lì una giocatrice di golf, mentre il secondo triangolo costituito da Tom Buchanan - Myrtle - George Wilson si ripresenta in questa nuova versione sotto le mentite spoglie di Tom Summerscale - Janice - Mahmoud Allaoui, solo per citare alcune delle tante similitudini tra le due opere.
Non a caso uso il termine versione: non credo infatti che si tratti di due storie a sé stanti e diverse tra loro bensì del medesimo racconto adattato ai giorni nostri. L’effetto sortito però stride a mio parere con quello che voleva, forse, essere l’intento dell’autrice; il tentativo di sintonizzare una storia come quella di Gatsby alle corde del futuro, infatti, fa sì che si venga a creare una trasposizione che troppo si discosta dai toni originari, generando un contrasto continuo. Quella di Gatsby è una storia del passato che non si incastra bene negli ingranaggi del nostro tempo perché chi mai potrebbe essere Gorsky ai giorni nostri? E’ come se la magia che si respira nelle parole aggraziate e accurate di Fitzgerald svanisse nel rileggere la stessa vicenda da una prospettiva a noi contemporanea.

Eppure c’è una particolarità nell’opera della Goldsworthy, quella della presenza di una forte e marcata componente storico-politica: molto spazio viene dato a una sorta di conflitto generazionale tra gli inglesi e i russi, gli uni diffidenti nei confronti degli altri perché talvolta la ricchezza e lo sfarzo del territorio inglese deriva proprio dai capitali russi, da personaggi quindi come lo stesso Gorsky, il Giudeo (come più volte viene definito con disprezzo da Tom, rivale in amore). Il suo essere ebreo, d'altro canto, fa a pugni con la società russa filocomunista e questo lo spinge a far visita nel buio della notte alle sinagoghe per non farsi vedere, né giudicare.
La componente storico-politica, inoltre, si intreccia con la tematica della guerra e dell’agiatezza dei principi russi e dei potenti stranieri che tanto fecero per la ricchezza di Gorsky.

Dal punto di vista stilistico, purtroppo, non ho trovato la lettura particolarmente scorrevole, soprattutto nelle prime 50 pagine, a causa dei continui sbalzi spazio-temporali che causano un leggero spaesamento, mentre le pagine restanti invece scorrono un po’ più rapidamente.
Credo tuttavia che ciò che invogli il lettore a proseguire nella lettura e scongiuri un giudizio negativo sia l’idea di ritrovarsi davanti a un filone narrativo molto simile a quello de Il grande Gatsby. I punti di riferimento della storia di Fitzgerald spingono il lettore a spostarsi con pazienza nella mappa dei luoghi che fanno da scenografie alla vicenda: i locali esclusivi il cui biglietto d’entrata si ottiene solo con un adeguato conto in banca, i parchi piovigginosi e le feste in grande stile dove la moralità costa più di quanto gli invitati possano permettersi, senza dimenticare il lusso delle ville e delle proprietà.
Forse se non conoscessi Il grande Gatsby, avrei ritenuto Il grande Gorsky un’opera fenomenale e bellissima ma troppo in queste pagine ricorda le tinte del suo (quasi) omonimo. L’autrice ha fatto ben presente nelle note conclusive la sua ammirazione per il romanzo di Fitzgerald ma credo che l’originalità molte volte possa essere già un punto in più e che il coraggio di osare in qualcosa di nuovo venga sempre premiato.
Forse se la Goldsworthy si fosse spinta un po’ di più raccontando qualcosa di totalmente diverso avrebbe creato un'opera migliore, principalmente perché sua.

Non ho apprezzato, infine, alcuni riferimenti nel libro che ne hanno in qualche modo abbassato il livello del libro (ad esempio dove si dice: Fui lasciato davanti a un bungalow di pietra, un edificio basso nascosto tra arbusti dai fiori rossi così grandi che, contro il verde perfetto del prato e l’azzurro altrettanto perfetto del mare, sembravano la scenografia ideale per un episodio dei Teletubbies ambientato in Grecia) ma ho notato in generale molto l’altissimo livello culturale dell’autrice: i numerosi riferimenti alla letteratura russa, tra le altre cose, sono un piacere per un lettore attento ai piccoli dettagli. Nonostante questo mi ritrovo a dare solo due stelle e mezzo al romanzo, spero in futuro di poter leggere qualcosa di più originale e personale da parte di questa scrittrice cosi da poter apprezzare a pieno la sua notevole cultura.

Giudizio:

+2stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Il grande Gorsky
  • Autore: Goldsworthy Vesna
  • Traduttore: MariaGiulia Castagnone
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 04/2015
  • Collana: Omnibus
  • ISBN-13: 978-8804650577
  • Pagine: 162
  • Formato - Prezzo: Brossura - 16 Euro

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