25 aprile 2015

Qui forse potrei vivere - Valeria Fraccari

In un liceo di Milano suona la campanella: è l'ultima ora del sabato, la settimana è finita e tutti escono da scuola. Tutti, tranne la professoressa Irene Corti, che quella mattina, in classe, ha letteralmente perso il controllo e il contatto con la realtà. Luca è uno degli studenti di Irene e quella lezione lo ha sconvolto. Anche quando torna a casa, dove lo aspetta la sua difficile storia familiare, non può smettere di pensarci. Nell'arco dei tre giorni in cui si svolge il romanzo, le vicende di Irene e Luca si sviluppano parallelamente, così come dolori e ricordi aprono violentemente varchi nelle esistenze di entrambi, conducendo il lettore nel tempo fragile, intenso e doloroso della scuola e dell'adolescenza.

Recensione

Irene è un'insegnante di italiano e latino in un liceo di Milano. Una lezione particolare, quella di Orfeo ed Euridice, quarto libro delle Georgiche di Virgilio: il passo che parla della morte di Euridice.
Il fatto intorno cui ruota la narrazione è appunto questo: una professoressa che vede una ragazza proprio l’attimo prima che lei si butti da una finestra della scuola. Un secondo prima la ragazza è viva, un attimo dopo la ragazza è per terra, morta.

Moritura puella, la fanciulla che era sul punto di morire. La parola moritura dà il senso non tanto dell’inevitabilità del morire, che va da sé, quanto dell’imminenza della morte. Irene è presente nel momento preciso in cui la ragazza si uccide: la vede, incrocia per un attimo quei giovani occhi che hanno smesso di guardare la realtà, perché sono oramai già lontani dalla vita.
Una ragazza gentile, tranquilla, scrupolosa, si dirà poi; nessun segnale che lasciasse intuire una sofferenza così grande, un dolore tanto profondo da non poter essere condiviso, da non poter essere curato.

Un dramma enorme, un lutto con cui la protagonista si deve confrontare perché i lutti che rifiutiamo di riconoscere lasciano in noi delle ferite insanabili. La scuola, i ragazzi, i colleghi, la propria vita personale vengono visti in una nuova prospettiva in cui il tempo e la sofferenza giocano un ruolo cruciale:

“Era una stanchezza familiare, la spossatezza dolorosa che aveva segnato la sua adolescenza e che ora tornava ad assalirla come un dejà vu, come se un buco temporale la stesse risucchiando, o facesse risalire dal profondo gli anni del liceo, quando aveva l’età dei suoi studenti ed era sempre molto triste, studiava molto e le braccia le facevano sempre molto male, come se la tristezza e la solitudine che si accumulavano dentro di lei cercassero una via d’uscita dalle mani.”
In sottofondo resta la scuola, un edificio nel quale scorrono le vite di molte persone, felicità e drammi nascono e muoiono, solitudine e amori si intrecciano, fino al suono della campanella che scandisce il limite di un vissuto che si ramifica in infiniti rivoli di esistenza.

Il romanzo è delicato e puntuale, la scrittura precisa ed equilibrata e restituisce l’idea di un tempo che è, nello stesso momento, variabile imprevedibile e sottofondo di cui, quasi, non ci accorgiamo. Dimensione fondante della nostra vita, il tempo è un convitato cui ci rivolgiamo distratti, solo quando siamo costretti, quando ci accorgiamo che sta per finire o, peggio, che è già finito.

Una storia triste sulla solitudine e sulla fragilità dei giovani, di quelle che le cronache quotidiane ci offrono di tanto in tanto; una storia di speranza e di rinascita per una persona che con queste solitudini e fragilità ci fa i conti, ogni giorno, per scelta, per mestiere, per passione.
Lo consiglio fortemente, questo piccolo, prezioso romanzo, sia per i temi che tratta che per il modo in cui è scritto.

Giudizio:

+5stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Qui forse potrei vivere
  • Autore: Valeria Fraccari
  • Editore: Biblion /edizioni
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • Collana: Fronde sparse
  • ISBN-13: 978-88-98490-07-3
  • Pagine: 161
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 12,00

1 Commenti:

  • 3 agosto 2016 alle ore 20:10
    la straniera says:

    Esortata da questa bellissima recensione ho letto proprio in questi giorni il libro della Fraccaro. Quasi introvabile( come tutti i libri di un certo spessore ma anche come tutte le cose preziose) il romanzo mi ha colpita sia per l'attualità del tema che per il modo delicato e potente con cui è trattato. La morte di Silvia racchiude anche la morte di tutti quegli adolescenti che dietro felpe troppo larghe o t-shirt provocanti nascondono un dolore e un silenzio che, troppo spesso, trovano espressione in una lama incisa troppo a fondo nella carne o nel tonfo di un corpo che stramazza al suolo. Questo è l'unico rumore che sentiamo, l'unico che riusciamo a sentire oppure l'unico che vogliamo sentire. Di questi adolescenti non ci resta che il banco vuoto, poco importa se sia accanto a noi o di fronte a noi. Grazie per avermi fatto scoprire questa meravigliosa opera.

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