Tra i suoi romanzi più noti Dona Flor e i suoi due mariti (Dona Flor e seus dois maridos, 1966), Teresa Batista stanca di guerra (Tereza Batista cansada de guerra, 1972), Gabriella, garofano e cannella (Gabriela, cravo e canela, 1958), Tocaia grande: la faccia oscura (Tocaia Grande: A Face Obscura, 1984). Sicuramente uno dei tratti più notevoli della sua opera è la capacità di dare al suo impegno politico vicino al Partito Comunista Brasiliano, insieme al gruppo della 'Academia dos Rebeldes', una forma letteraria in grado di rappresentare l'anima popolare dello spirito nazionale brasiliano.
Dopo una breve infanzia agiata e felice a Sao Cristovao, la tragedia della morte del padre e i soprusi dello zio costringono il quindicenne sergipano (così chiamato perché nativo di uno stato del Nordest del Brasile, il Sergipe) a lavorare in fabbrica. Inseguendo i sogni collettivi di emigrare nelle zone del cacao, il ragazzo finisce per lasciare casa sua alla volta di Pirangi.
Là, nella Fazenda Fraternidade del coronel Mané Frajelo, il mito del cacao crolla nell'impatto con la durezza della realtà e con la disperazione della miseria.Un romanzo corale, popolare, scritto con toni appassionati e vibranti da uno scrittore (appena ventenne) che vuole portare alla ribalta letteraria l'esistenza di classi sociali che soffrono.
Recensione
“Il giorno dopo salutai i compagni. Il vento accarezzava i campi e per la prima volta mi accorsi della bellezza del posto. Guardai senza rimpianto la casa-grande. L’amore per la mia classe, per i braccianti e gli operai, amore umano e grande, avrebbe cancellato l’amore meschino per la figlia del padrone. […] Partivo per la lotta con il cuore libero e felice.”
Il Sergipe è un piccolo stato costiero del Brasile importante soprattutto per la produzione di canna da zucchero e di cacao: all'epopea dei braccianti diseredati, che hanno lavorato come schiavi nelle piantagioni di queste piante esotiche tra Sergipe e Bahia, Amado ha dedicato il suo secondo libro, Cacao, pubblicato nel 1933, quasi un diario collettivo delle condizioni di vita dei lavoratori sottoposti al regime dei coroneis, i proprietari terrieri, che basano la loro ricchezza sulle quotazioni delle fave del "cibo degli dei", com'era chiamato il cacao, e sullo sfruttamento disumano dei raccoglitori.
L'opera appartiene al primo periodo dello scrittore brasiliano, quello più vicino alle lotte dei lavoratori -agricoli e non- per condizioni di vita accettabili, e in effetti si presenta con un lato militante molto più forte ed esplicito che nelle sue opere successive. Non che manchi anche in quelle la volontà di creare un ritratto del folklore nel melting pot brasiliano di razze e culture, ma in Cacao la dimensione sociale, quasi di lotta di classe, è l'elemento centrale del racconto.
Da una famiglia di ex possidenti, il protagonista, persi il patrimonio avito e le terre, piuttosto che passare la sua vita in una fabbrica sceglie di trasferirsi a Pirangi e di entrare al servizio del coronel Misael, padrone di piantagioni di cacao. La sua fusione con la vita e i personaggi della fazenda, le lotte e le ingiustizie sociali che ruotano attorno alla vita dei campi diventa totale, come totalizzante sarà anche il tentativo di ribellarsi a una condizione di vita disumanizzata: i contratti di lavoro nella piantagione rendono di fatto i braccianti degli schiavi, li costringono a spendere i miseri compensi per comprare a credito dai padroni carne essiccata, riso e fagioli, cibi essenziali alla sopravvivenza, limitano i loro orizzonti a saltuarie baldorie carnevalesche che costituiscono l'unica valvola di sfogo dall'inferno del cacao.
Stride il contrasto tra la famiglia del proprietario terriero e i lavoranti, trattati alla stregua di oggetti, tra i quali però si sviluppa un forte senso di appartenenza e di solidarietà. Personaggi di contorno come il negro Honorìo, il mulattiere Barriguinho, la prostituta bambina Zilda creano una specie di famiglia e danno al giovane sergipano la forza di resistere alla tentazione di ricambiare l'amore della figlia del coronel, che, invaghitasi del bracciante di nobili origini, vorrebbe irretirlo e strapparlo al lavoro sfiancante per farne un marito borghese. Il sergipano non cede al miraggio di una vita facile e trasforma il rifiuto dell'altezzosa figlia del padrone in un riscatto di classe.
Attorno ai riti popolari e al comune destino di sofferenza nasce a poco a poco nel protagonista – e qui forse il lato autobiografico della narrazione si fa più evidente – una forte identità collettiva, che lo spinge a opporsi allo stato di fatto, a scegliere la via della lotta come testimonianza, non solo di sé ma anche della propria famiglia allargata. Da qui la decisione di scappare a Rio de Janeiro, dopo uno sfregio ai danni del figlio del colonnello, assume il significato di una partenza per la guerra. La guerra di liberazione del proletariato brasiliano.
Ma nonostante la dimensione dell'impegno politico sia prevalente, questo non impedisce all'abilità descrittiva e narrativa di Amado di tratteggiare un affresco sociale dai colori sgargianti, come nei più bei romanzi degli anni successivi.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Cacao
- Titolo originale: Cacau
- Autore: Jorge Amado
- Traduttore: Daniela Feriola
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 1998
- Collana: Einaudi Tascabili Scrittori
- ISBN-13: 9788806147563
- Pagine: 130
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 9,00
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