Damon Galgut è uno scrittore e drammaturgo sudafricano nato Pretoria nel 1963. Ha passato parte dell’infanzia in ospedale per la cura di un cancro. E' in quel periodo che nasce la passione per la scrittura: esordisce appena diciassettenne con il romanzo A Sinless Season (1980), che narra l'incontro con la paura e la violenza di tre quindicenni in un riformatorio; segue la raccolta di racconti A Small Circle of Beings (1988) in cui affronta il tema della malattia mortale.
Il suo stile realista, nel quale l'inquietudine morale fa i conti con un destino che appare sempre ineluttabile, è perfettamente compiuto nel successo internazionale Il buon dottore (The Good Doctor, 2003), edito in Italia da Guanda, che gli conferisce non solo la fama internazionale ma anche la candidatura al Booker Prize del 2003 e la vittoria al Commonwealth Writers Prize. Il romanzo mette in luce la crudezza della vita sudafricana attraverso i fallimenti di un giovane medico pieno di ottimismo e buona volontà e di un fatiscente ospedale che non può far fronte alle esigenze di gente misera e martoriata dalle violenze di ex miliziani.
Galgut ha fin qui dimostrato di avere un talento piuttosto versatile, essendosi cimentato nella scrittura di diverse commedie teatrali e insegnando drammaturgia all'università di Cape Town, dove è professore di ruolo dal 1990. L'autore, che scrive in due lingue (inglese e francese), è anche un appassionato viaggiatore, passione che si riflette nell'ambientazione di molte sue opere.
Estate artica è la storia romanzata di uno dei maggiori scrittori britannici, E.M. Forster, l’autore di capolavori quali Passaggio in India, Maurice, Camera con vista. Forster, omosessuale in un’Inghilterra puritana, tentò per tutta la vita di sfuggire all’opprimente ambiente della provincia inglese e fu un grandissimo viaggiatore. I suoi viaggi non furono solo la scoperta di posti esotici, dove immergersi in stili di vita opposti a quelli occidentali e dove verificare l’ingiustizia sprezzante con cui l’Impero britannico trattava le proprie colonie, ma furono ancora di più la ricerca di passioni amorose, di affinità elettive con uomini di altre razze e culture, che Forster sentiva più vicini al proprio animo e al proprio desiderio.
Questo romanzo parla di differenze, di distanze, e di ponti gettati sugli abissi al fine di colmarle: c’è la distanza fra inglesi e indiani, dominatori e dominati, con le questioni politiche ed etiche che solleva; una distanza che si riverbera anche nelle relazioni affettive tra uomini nati su sponde diverse della vita e della società. Ci sono le difficoltà legate all’essere omosessuali nella società inglese in un’epoca come l’inizio del Novecento, con il segreto a cui si era costretti, la pressione del conformismo sociale e il conseguente senso di disperata solitudine, reso dall’autore con grande forza drammatica.
Recensione
Fra Casa Howard (1910) e Passaggio in India (1924), Edward Morgan Forster progettò di scrivere un romanzo che non vide mai la luce: avrebbe dovuto chiamarsi Estate Artica e prevedeva un contenuto ancora più audace di Maurice, opera pubblicata solo postuma.
Lo scrittore sudafricano Damon Galgut ha scritto in prima persona, come se fosse Foster stesso, questa biografia pubblicata nel 2014, romanzata ma non troppo, cui ha dato lo stesso titolo che aveva scelto l’autore inglese per il suo progetto abortito, riprendendo i frammenti del testo originale di Forster che erano già stati resi noti qualche anno prima.
Come Galgut, l'autore inglese era un grande viaggiatore, e la cosa non stupisce, tenuto conto di quanto poteva essere noiosa la provincia inglese e di quanto potesse essere gravosa la presenza in casa di una madre piuttosto ossessiva. Ma c’era anche – o soprattutto- la sua omosessualità a spingerlo lontano dall’Inghilterra puritana e conformista che aveva condannato alla prigione Oscar Wilde per sodomia solo pochi anni prima degli avvenimenti descritti.
A leggere le recensioni, questo romanzo dovrebbe essere un’accusa contro l’apartheid inglese e l’esaltazione della libertà di spirito di Forster, costretto ad allontanarsi da una patria gretta, in cerca dell’amore con la "A" maiuscola. In realtà, in questa biografia Forster appare più simile a un precursore dell’esecrabile turismo sessuale della nostra epoca piuttosto che a un viaggiatore spinto da nobili intenti. Come tutti, anche lui aspirava al grande amore ma, nel timore del disprezzo in cui sarebbe incorso in patria e presso i suoi familiari, sperava di trovarlo all’estero. In India e in Egitto aveva trovato giovani del popolo che si sentivano lusingati dal suo interessamento e non disdegnavano rapporti omosessuali, non fosse altro che per avere un compenso alle loro prestazioni. Forster, pragmaticamente, in mancanza del grande amore, sapeva accontentarsi. Per la verità appare difficile, per non dire impossibile, che egli potesse trovare l’anima gemella proprio in persone così lontane dalla propria mentalità e condizione socioculturale. Lui, che tanto biasimava l’atteggiamento arrogante dei suoi compatrioti nei riguardi delle popolazioni colonizzate e che asseriva che
il loro problema derivava dall’incapacità di vedere l’essere umano oltre le strettoie del protocolloera poi il primo a sfruttare la supremazia della sua nazionalità e del suo stato sociale per dare sfogo ai propri istinti senza rischiare di essere tacciato di omosessualità in patria.
Foster non doveva neanche temere che il suo comportamento in India potesse suscitare scandalo in quanto, secondo le parole del maharaja Bapu Sahib,
«A quarantadue anni nessun indiano riesce a mantenere un’erezione. Quella parte della vita è chiusa. Quindi nessuno crederà che tu possa avere rapporti sessuali con altri.»Lo scrittore era poi solito scambiare corrispondenza con i vecchi amanti, biasimando il comportamento di quelli nuovi, il che fa venire in mente il cattivo gusto di chi, come Francesco Giuseppe l'Imperatore d’Austria, aveva l'abitudine di lamentarsi della moglie con l’amante.
Galgut è indubbiamente un bravo scrittore, e lo dimostra il fatto che per ben due volte i suoi romanzi sono arrivati in finale per il Booker Prize, ma risulta piuttosto monotono in questo Estate Artica. I viaggi di Foster raccontati da Galgut sembrano essere tutti uguali, indirizzati unicamente alla ricerca di sesso, e non si riesce a percepire il piacere del viaggiatore nella scoperta di nuovi orizzonti, né si sente un sentimento profondo nelle relazioni di Forster, nonostante alla fine del libro egli, rispondendo ad un commento sentito casualmente circa la vita solitaria che conduceva, asserisca:
«Io ho amato» disse a quelle donne. «Cioè, voglio dire, vissuto. A modo mio.»
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Estate Artica
- Titolo originale: Artic Summer
- Autore: Damon Galgut
- Traduttore: Fabio Pedone
- Editore: E/O
- Data di Pubblicazione: 2014
- ISBN-13: 9788866325154
- Pagine: 360
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 19,50
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