14 febbraio 2015

Il paese dei poveri - Ivano Mingotti

''Il paese dei poveri'' è un romanzo di critica sociale, imperniato sul concetto di produttività, nonché una disamina, in un contesto distopico, del concetto dei lager e dei prigionieri.
In un mondo in cui l'economia e la produttività sono tutto ciò che conta, la popolazione è costretta a non essere povera: essere in miseria è un delitto, è rallentare la società, e dunque, per evitarlo, la società, sotto lo schermo dell'indifferenza dei suoi cittadini, interna in grandi istituti, chiamati ''paesi dei poveri'', coloro che vengono ritrovati in strada, nullatenenti e nullafacenti.
In questo lager per barboni si ritroverà il protagonista, costretto a viverne le regole, affini a quelle dei famosi lager di Birkenau e Auschwitz, e a essere così alienato dalla sua stessa condizione di umano, fino alle conseguenze più terribili che possano essere pensate.
In una disamina non solo della condizione di internato, ma anche della società che circonda questi luoghi di detenzione, e con un occhio critico, attraverso la similitudine con il nostro mondo, sempre più dedito all'economia e al guadagno come primo bastione, ci ritroveremo davanti a scenari difficili da sopportare, ritrovandoci, in parte, corresponsabili del dolore dei prigionieri.

Recensione

Il paese dei poveri si presenta come un romanzo vagamente distopico, che racconta la storia di segregazione e discriminazione di un uomo, Achille, la cui unica colpa è di essere povero e improduttivo. Una colpa inaccettabile in una società dedita alla produttività, all'esaltazione dell'occupazione, del lavoro, del guadagno, una società che non ammette sbavature di alcun tipo, e che prende come offesa l'esistenza ai margini di individui come Achille. Una società che evoca le più famose distopie, ma che senz'altro getta un'inquietante ombra sulla nostra attuale società e sul suo futuro.

La vicenda si presenta narrativamente breve, complici sia la ridotta dimensione del testo sia le particolari scelte stilistiche e narrative dell'autore, che anziché raccontare una storia scandita in eventi preferisce concentrarsi sulle sensazioni vissute dal protagonista. Facendo affidamento su un narratore che coinvolge il lettore, lo abbraccia in una prima persona plurale, in modo che entrambi, narratore e lettore, scoprano poco a poco la vicenda, si facciano testimoni silenziosi del destino di Achille, ci immergiamo nella storia di questo uomo, recluso in un centro chiamato non a caso "Il  paese dei poveri": evoca subito atmosfere da lager nazista, ma non solo (quel regolamento che viene ripetuto con spasmodica ossessione nel testo mi ha fatto pensare piuttosto a certi lager odierni, quelle case di riposo che spesso finiscono nella cronaca quotidiana). Achille conosce così la segregazione, la discriminazione, il disagio, la solidarietà e infine la lotta per la propria liberazione: ma attenzione, il finale sarà tutto meno che lineare e roseo.

Il topos distopico si fa così allegoria di una condizione sociale oltre che esistenziale, di un "uomo trasandato" che per questo "non è più padrone del proprio corpo", mentre a livello stilistico i rimandi sono molteplici. L'asettica assenza descrittiva di uno sfondo spaziotemporale, l'atmosfera onirica, surreale, mi hanno fatto pensare al teatro contemporaneo, soprattutto al teatro dell'assurdo: l'incipit del romanzo mostra una chiara costruzione scenica da teatro, che mi ha ricordato Beckett.
Questa singolare mescolanza di suggestioni è uno dei punti di maggior forza del romanzo, che d'altro canto può anche contare sulla scelta di un tema forte, denso di carica riflessiva, e su una sua elaborazione coinvolgente, capace di toccare molte corde.

Ciò che frena invece la lettura è quella pesantezza narrativa, quella ridondanza ossessiva che è un po' la cifra stilistica personale dell'autore: una preponderante attenzione alle emozioni, con virate liriche e accostamenti al verso poetico, a svantaggio della narrazione di eventi. Se questo dato si somma alle ridotte dimensioni del testo, si ottiene la sensazione di un romanzo sicuramente denso di contenuto, ma povero di trama, di sostanza narrativa; non c'è molto, in effetti, che accada, avrei gradito una maggiore sostanza, una storia, oltre che un'idea.

Giudizio:

+3stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Il paese dei poveri
  • Autore: Ivano Mingotti
  • Editore: R.E.I. France
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • ISBN-13: 9782372971324
  • Pagine: 130
  • Formato - Prezzo: ebook - 3,99 Euro

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