Donald Richard DeLillo nasce a New York il 20 novembre 1936 da genitori molisani. Cresciuto in un quartiere italo-americano del Bronx, sviluppa l'interesse per la lettura piuttosto tardi - intorno ai vent'anni-, durante un lavoretto estivo come custode di un parcheggio. In questa sua «età dell'oro» della lettura, come la chiamerà lui stesso in una successiva intervista, legge soprattutto Faulkner, Hemingway, Joyce, O'Connor, che saranno i modelli dei suoi primi tentativi letterari.
Laureatosi nel 1958 in Arti Comunicative, DeLillo lavora per cinque anni come autore di testi pubblicitari. Nonostante avesse pubblicato una storia breve nel 1960, The River Jordan, la sua carriera di scrittore inizia propriamente negli anni '70 con la pubblicazione di Americana (1971), opera sul malessere esistenziale dell'uomo d'affari e sul potere del cinema. Al romanzo seguono in rapida successione End Zone (1972), Great Jones Street (1973), La stella di Ratner (Ratner's Star, 1976), strutturato sull'Alice di Carroll e ispirato dai lavori di Thomas Pynchon, Giocatori (Players, 1977) e Cane che corre (Running Dog, 1978). Nel 1978 viene anche insignito del premio Guggenheim Fellowship, con i cui proventi finanzia un viaggio in India e Medioriente per poi stabilirsi alcuni anni in Grecia con la famiglia (DeLillo si era sposato nel 1975).
Riguardandosi indietro a quegli anni, DeLillo riconoscerà l'eccessiva superficialità di alcuni di quei romanzi scritti troppo in fretta.
A Rumore bianco segue Libra (1988), un romanzo su Lee Harvey Oswald divenuto bestseller internazionale. L'opera narra la vita del presunto assassino di JFK fino a quel giorno del 1963, e divide la critica a causa delle speculazioni di DeLillo circa i veri moventi del delitto. L'autore dichiarerà in seguito di considerare l'assassinio di Kennedy, un vero e proprio spartiacque nella storia e nella cultura americane, come l'origine di molte patologie sociali ed esistenziali analizzate nei suoi romanzi.
Nel 1991, ispirato dall'intrusione della stampa nella vita del riservato J.D. Salinger e dalla fatwa su Versetti satanici di Salman Rushdie, DeLillo scrive Mao II, che dà voce alle preoccupazioni dello scrittore sull'influenza delle masse nella cultura. Dopo sei anni di ricerche e sperimentazioni, nel 1997 viene dato finalmente alle stampe il romanzo che viene tuttora considerato il suo capolavoro: Underworld, un monumentale labirinto di personaggi, temi ed eventi storici interconnessi.
Il successo di Underworld spinge inevitabilmente la critica a liquidare come deludenti le opere che seguono: la novella Body Art (The Body Artist, 2001); Cosmopolis (2003), sul collasso del dot-com; L'uomo che cade (Falling Man, 2007), sulla tragedia delle Torri Gemelle; Punto Omega (Point Omega, 2010).
Don DeLillo, che attualmente vive a New York nel sobborgo di Bronxville, è al lavoro sul suo sedicesimo romanzo.
Quasi tutte le sue opere sono state pubblicate in Italia da Einaudi.
Il "rumore bianco" del titolo è il suono che ossessiona il protagonista del romanzo: forse è una semplice emissione della "partitura panasonica" in cui siamo immersi ogni giorno, oppure un minaccioso messaggio in codice. Jack Gladney, studioso di Hitler e direttore di un dipartimento di studi hitleriani nella sua università, tiene un corso sul fascino ipnotico esercitato dai discorsi del Fuhrer, dai canti e dagli inni del Terzo Reich; e finisce per calarsi nella materia delle sue ricerche al punto di ricavarne una specie di nicchia da cui non vuole più uscire. Il romanzo è appunto lo studio di questa perversione. Sino al giorno in cui una nuvola di gas tossico lo costringe a uscire dal suo rifugio...
Recensione
"E se la morte non fosse altro che suono?"
"Rumore elettrico."
"Lo si sente per sempre. Suono ovunque. Che cosa tremenda!"
"Uniforme, bianco."
"A volte mi invade," disse lei. "A volte mi si insinua nella mente, a poco a poco. Io cerco di parlarle. «Non adesso, morte»."
Jack Gladney è il direttore del dipartimento di studi hitleriani - da lui stesso fondato - dell'università di una bucolica cittadina del Midwest. La serena routine delle sue giornate, divise tra un lavoro che adora e l'allargato nucleo familiare composto da Babette (la quarta moglie) e da una nidiata di ragazzini frutto dei precedenti matrimoni di entrambi, viene minata dall'aprossimarsi di una nube tossica generata da un disastro ferroviario.
Jack, esposto alla tossina e ignaro degli effetti che potrebbe avere a lungo termine sulla sua salute, viene brutalmente messo di fronte alla sua mortalità: il professore di successo viene strappato dalla sua privilegiata condizione borghese e gettato in un mondo che gli si disintegra addosso. La famiglia, rifugio e porto sicuro, gli appare adesso estranea, i figli sempre più indipendenti e distanti. Persino Babette, la roccia, il pilastro portante della casa, finisce per gettare la maschera rivelandosi per ciò che è: una donna debole terrorizzata dall'idea della morte, al punto di offrire favori sessuali a un industriale farmaceutico per avere accesso a uno psicofarmaco sperimentale che possa aiutarla.
Intrappolato nel rumore bianco di mille voci morte, un fruscio indistinto e assordante che sfugge al controllo delle percezioni, Jack non può far altro che arrendersi all'insensatezza della sua esistenza.
Rumore bianco è il romanzo che ha consacrato al successo Don DeLillo. Considerato una perfetta esemplificazione del postmodernismo, non deve pertanto stupire la quasi totale assenza di trama e la voluta incompiutezza, parzialmente riscattate da una prosa d'altissimo livello messa al servizio di temi tipici della corrente letteraria: il consumismo della società americana moderna, sottolineato da continui riferimenti a marche note e fittizie e dalle frequenti incursioni dei protagonisti in supermarket e centri commerciali; l'ingombrante e invadente presenza dei media - radio, tv, pubblicità - che interrompe dialoghi significativi, spezza le frasi, s'inserisce nei vuoti e distrae i personaggi; la vacuità dell'ambiente universitario, incarnata da vuote convenzioni e da intellettualismi fini a se stessi; l'egoismo alla base di qualsiasi relazione interpersonale, persino quelle familiari; l'emergere della violenza, muta o esplicita, nei soggetti più impensabili; le martellanti teorie complottiste, che ossessionano molti personaggi usciti dalla penna dell'autore. Temi e situazioni ancora spaventosamente attualissimi nonostante il romanzo sia datato 1985.
"Non c'è motivo di credere che la vita sia più preziosa perché fugge. Riflettiamo su questo. Bisogna che gli venga detto che deve morire, perché uno possa cominciare a vivere in tutta pienezza la propria vita."
Un'analisi a mente lucida, lontana cioè dal rumore bianco della prosa di DeLillo, vero virtuoso della parola, mi rivela la vacuità della lettura di Rumore bianco, pari a quella dell'american dream tanto additato e denunciato. Se i romanzi fossero fatti solo di parole, Rumore bianco sarebbe un capolavoro. Disgraziatamente c'è ancora chi desidererebbe trovarci anche un po' di trama.
Giudizio:
n/aDettagli del libro
- Titolo: Rumore bianco
- Titolo originale: White Noise
- Autore: Don DeLillo
- Traduttore: Mario Biondi
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2005
- Collana: Einaudi Tascabili
- ISBN-13: 9788806173913
- Pagine: 394
- Formato - Prezzo: Brossura - 14,00 Euro
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