Recensione
Dopo un avvio piuttosto lento, la storia riesce a catturare il lettore, nonostante una scrittura piuttosto ridondante per un romanzo giallo per cui, in genere, viene preferita una fraseologia più asciutta.
Per spiegare l’evoluzione della figlia adolescente, il protagonista, ad esempio, afferma:
Da un giorno all’altro tua figlia non è più la stessa. Non succede all’improvviso. Accade lentamente. Un fiume che scorre sotterraneo per chilometri e chilometri. Per mesi. Per anni. Te ne accorgi solo quando l’acqua, rabbiosa, abbandona la pancia della terra per conquistare all’improvviso l’aria aperta. L’onda ti travolge senza darti il tempo di mettere mano all’ombrello.Al di là del fatto che l’ombrello nulla può fare contro l’onda di un fiume in piena, siamo al limite della literary fiction. Non si nega, peraltro, che la similitudine in questione sia suggestiva, anche se personalmente preferisco quest’altra:
La mano destra, appoggiata con il pugno chiuso sotto il mento morbido, si aprì lentamente distendendo verso di me il palmo bianco e le dita sottili. L’effetto fu quello di un airone cenerino che dispieghi il folto mantello di piume rosa.Il racconto si svolge in prima persona e Caringella, sicuramente dotato di una buona vena ironica, crea un protagonista, Francesco Prencipe, che presenta molte caratteristiche, non tutte positive, tipiche dell’italiano medio. Prencipe è infatti un sentimentale con le lacrime in tasca. Si ricorda dei familiari solo quando sta per entrare in carcere con il rischio di subire l’ergastolo. Allora passa un giorno intero con la propria figlia, prendendosela con se stesso per non essere stato un padre presente nella sua vita e pretendendo di rimediare in un giorno al disinteresse di anni. Inoltre è un donnaiolo impenitente che asserisce di amare sua moglie della cui fedeltà non dubita un istante.
Lei non era una donna capace di amare più di un uomo nella vita. Io ero stato il primo. E sarei stato anche l’ultimo.Nonostante questo –o forse proprio per questo-, trascorsa la giornata con la figlia, va subito dopo dall’amante giovanissima con cui ha un orgasmo che, non definisce appagante, ma addirittura lacerante.
Una volta esaurire le sue incombenze con le donne più giovani, ribaltando il principio secondo cui si fa “prima il dovere e poi il piacere”, Prencipe si ricorda di telefonare a sua madre nel cuore della notte per rassicurarla (!) e si commuove al ricordo di quando era bambino e di tutto l’amore e la sicurezza che lei riusciva a infondergli. Naturalmente deve interrompere subito la comunicazione per non scoppiare a piangere.
Riesce difficile definire il genere in cui far rientrare questo romanzo anche se l’autore lo pone fra i legal thriller. Potrebbe anche essere annoverato fra i mafia story o i noir psicologici. L’unica cosa certa è che non è un romanzo d’azione e che tutti mentono, anche a se stessi.
Per quanto poi riguarda la parte più propriamente investigativa, l’accusa di omicidio, apparentemente senza alcun movente e che viene rivolta contro un vicequestore, richiederebbe indagini più approfondite. Quelle che svolge la polizia nel romanzo appaiono invece piuttosto superficiali, la stessa superficialità, peraltro, che talvolta si rileva nei casi giudiziari più eclatanti degli ultimi tempi. Il fatto che un ex commissario di polizia, ora magistrato, sorvoli su queste defaillances da parte delle forze dell’ordine non depone a favore della giustizia.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Non sono un assassino
- Autore: Francesco Caringella
- Editore: Newton Compton
- Data di Pubblicazione: ottobre 2014
- ISBN-13: 9788854169043
- Pagine: 282
- Formato - Prezzo: Rilegato con sovracoperta - Euro 9,90
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