14 ottobre 2014

L'ultimo Natale delle province - Massimo Cortese

“Accanto alla storia ufficiale ne esiste una minore”: una storia fatta di nomi ed eventi che esistono solo finché c'è un testimone a mantenerne viva la memoria. È il compito che si assume Cortese con un trittico di storie: quella dell'Assemblea dell'Unione delle Province, tenutasi a Roma nel 2013; quella del manicomio di Ancona bombardato durante la guerra e di una commemorazione che onora solo le vittime che preferisce; la cronaca di un giorno di tre anni fa, il 17 marzo 2011, centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. L'obiettivo delle tre storie è raccontare un'Italia diversa, dotata di grande senso civico e solidarietà e che trova nella memoria storica della guerra la forza di superare crisi e avversità, con la scrittura che si trasforma in testimonianza da ascoltare

Recensione

La mia insegnante di italiano delle medie diceva sempre che uno dei maggiori problemi dell'Italia è che la nostra bellissima Costituzione fu scritta da un'élite colta e civilizzata che purtroppo non rappresentava la maggioranza della popolazione, con la quale non è mai riuscita a dialogare. Non si trattava, a suo modo di vedere, di una questione di titoli di studio, quanto di una basilare educazione civica che andrebbe insegnata fin dalle elementari e che viene fin troppo spesso trascurata.
Massimo Cortese sarebbe piaciuto alla mia insegnante di italiano. Ogni volta che leggo un suo libro mi rendo conto di trovarmi di fronte a un membro di quella minoranza silenziosa che rispetta le regole e che a dispetto delle evidenti prove del contrario ha ancora fiducia nelle istituzioni e nel loro rispetto della Costituzione e nel trionfo del buon senso. Per questo motivo i suoi racconti suscitano sempre un misto di ammirazione e incredulità, e questo L'ultimo natale delle province non è da meno.

Conservando lo stesso spirito della sua Trilogia della speranza, della quale vi abbiamo parlato un paio di anni fa, l'autore propone un trittico di racconti che ruotano attorno alla paventata abolizione delle province la quale, come accade sempre nei libri di Cortese, non è altro che una scusa per esprimere alcune considerazioni sulla nostra quotidianità, tra passato e presente e con uno sguardo ironicamente ottimista verso il futuro. La passione per la storia e l'intimità del ricordo dominano “La Madonnina del piano” e “Alzabandiera a piazza Cavour”, nei quali due commemorazioni ufficiali (quella in memoria del bombardamento di Ancona e quella per il centocinquantesimo dell'Unità d'Italia) sono occasioni per raccontare al lettore un'Italia passata, all'apparenza più ingenua ma anche meno rassegnata, alla quale l'autore in qualche modo anela. "L’ultimo Natale delle Province”, che dà il titolo alla raccolta, è invece il resoconto di un percorso di ripensamenti che hanno portato lo scrittore a partecipare all'Assemblea dell'Unione delle Province del 2013, nel quale un po' a sorpresa emerge una realtà umana presente e motivata che oscura il vuoto e l'ignoranza dei vertici politici.

Chi conosce questo autore avrà piacere a ritrovare lo stesso linguaggio semplice e schietto, lo stesso tono combattivo e un po' polemico che a volte rende la narrazione un po' disordinata ma che arriva con forza al lettore, il quale, pur non essendo direttamente coinvolto nello specifico evento narrato, percepisce lo stimolo emotivo e il messaggio universale di fondo.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'ultimo Natale delle province
  • Autore: Massimo Cortese
  • Editore: Montag Edizioni
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • ISBN-13: 9788868920296
  • Pagine: 42
  • Formato - Prezzo: Copertina morbida - Euro 10,00

3 Commenti a “L'ultimo Natale delle province - Massimo Cortese”

  • 15 ottobre 2014 alle ore 21:41
    Unknown says:

    Anzitutto la ringrazio per la recensione. Sono contento che lei faccia riferimento alla sua insegnante di italiano della scuola media, perché ognuno di noi si forma presso le agenzie educative per eccellenza, quali appunto la famiglia di provenienza e gli istituti scolastici che abbiamo frequentato.
    Ritengo un diritto ed allo stesso tempo un dovere parlare di Istituzioni, del rapporto del Cittadino con i Pubblici Poteri, specialmente in un momento, come l'attuale, in cui il senso dello Stato è ridotto ai minimi termini, ed è ancora in caduta libera. Mi chiedo: come mai ? Ieri, all'interno della trasmissione televisiva Ballaro, il conduttore introduceva il dibattito con l'elenco delle tragedie dovute alle alluvioni, che ormai sono di casa nel nostro Paese. A parte i problemi tecnici, come mai accadono queste cose, perché presso ogni stazione ferroviaria francese vi è un pianoforte, a disposizione dei passeggeri che, mentre attendono il treno, suonano qualche pezzo, perché nel Nord Europa vi sono le edicole dove uno entra, mette i soldi in una cassettina e prende il giornale, mentre da noi, quando un distributore di benzina eroga gratuitamente il carburante, si forma una fila di automobili e nessuno pensa di avvertire il povero e distratto gestore? Perché non esiste un senso civico adeguato ? A mio avviso, questo accade in quanto è nel DNA degli Italiani il ricordo di quando lo Stato ha dimenticato la sua gente. Per farmi comprendere farò ricorso ad alcuni esempi. Ancora oggi, quando temiamo il peggio, facciamo riferimento a Caporetto, un evento accaduto quasi cento anni fa, a dimostrazione della risonanza nazionale di quella disfatta. Pensiamo a quanto è accaduto l'8 settembre 1943, al "Tutti a casa", con quella che qualche storico ha definito la morte della patria, per non parlare di altri eventi, quali le leggi razziali e via dicendo...: la risposta a queste cose è l'arte di arrangiarsi, di cui non dobbiamo andare troppo fieri. Una volta un Ammiraglio borbonico, dopo aver saputo dell'improvvisa visita alla sua nave da parte del sovrano, rilasciò il famoso ordine di servizio, che diceva: Tutti quelli che stanno a poppa vadano a prua, e quelli che stanno a prua vadano a poppa: faccimo ammuina (perdonatemi). Ecco l'arte dell'arrangiarsi codificata: in questo Paese, dobbiamo avere un maggiore senso dello Stato, a cominciare da lui, dallo Stato. Spesso lo Stato ci appare ingiusto, e allora quando c'è bisogno del senso civico, ognuno pensa per sé e non al Bene Comune, e poi arrivano le tragedie, come a Genova, a Grosseto e nel Gargano,
    Grazie ancora per la recensione del mio quarto libro "L'ltimo Natale delle Province". Chiedo scusa per essermi dilungato un po' troppo. Si tratta di un discorso da approfondire, per carità, qualche sassolino l'ho lanciato, dubito che servirà a qualcosa ma era necessario.
    Un cordiale saluto alle lettrici e ai lettori del Blog.
    Massimo Cortese

  • 16 ottobre 2014 alle ore 13:51
    Valetta says:

    Come sa Massimo, perché ne abbiamo già parlato in passato, sono perfettamente d'accordo con lei. A differenza sua però, io ho ormai perso le speranze, anche per questo ammiro sempre la sua voglia di discutere, interrogare in generale di non rassegnarsi.

  • 1 dicembre 2014 alle ore 20:46
    Unknown says:

    Gentile Valetta, sono Massimo Cortese. Dopo aver letto le sua recensione del mio libro "L'ultimo Natale delle Province", mi è venuta l'idea di presentarlo pubblicamente nell'ambito di un incontro dal titolo, ambizioso oserei dire, intitolato "Ha ancora senso parlare di politica e di rispetto per le Istituzioni ". Pensavo tuttavia di presentare il testo da solo, come è sempre accaduto, ma questa volta sarà diverso: circostanze imprevedibili mi hanno fatto incontrare il Direttore di un giornale locale, che ha scritto una bella recensione, per molti versi simile alla sua. che appunto parteciperò all'incontro in veste di relatore. Il padrone di casa sarà un mio amico avvocato. Ci vedremo domenica 14 dicembre, nella mattinata di domenica, ad un 'ora insolita, le nove e quaranta: speriamo che vada tutto bene. Se lei fosse delle mie parti, la inviterei, ma già lei ha fatto molto per me, con la pubblicazione della recensione.
    Grazie ancora. Se vuole, le farò conoscere quanto ci diremo.
    Un saluto alle lettrici e ai lettori del Blog.
    Cordialmente
    Massimo Cortese

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