Julie and Julia è l'ultima opera della regina della romantic comedy Nora Ephron, scomparsa nel 2012, dopo aver completato la regia di questo film. Pur trattandosi anche in questo caso di una commedia, la Ephron sceglie qui di lasciare in secondo piano l'aspetto romantico per raccontare essenzialmente la storia di due donne, vissute a 50 anni e un oceano di distanza l'una dall'altra, ma che straordinariamente hanno qualcosa in comune: la passione per la cucina. Per farlo, la regista si è ispirata a due libri, entrambi di stampo autobiografico: My Life in France di Julia Child, la donna che ha insegnato alle casalinghe americane a cucinare, e Julie & Julia (Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen) di Julie Powell, anche se è solo quest'ultimo a essere solitamente indicato e venduto come romanzo ispiratore della pellicola.
L'opera della Powell è di fatto la versione cartacea del blog che la donna ha tenuto per un anno a partire dall'agosto 2002, quando decise di intraprendere una vera e propria maratona culinaria preparando le 524 ricette presenti in Masterig of the Art of French Cooking della Child in 365 giorni. Seguirono 52 settimane di aragoste sterminate, bourguignonne bruciate e aspic liquefatti, tutti raccontati con dovizia di particolari dalla Powell in un blog che riscosse inaspettatamente un successo tale da attirare l'attenzione di importanti testate giornalistiche e di conseguenza di diverse case editrici, portando alla pubblicazione del libro a esso ispirato nel 2004.
Se avete letto il libro vi sarete resi conto che, accanto ad alcuni aneddoti simpatici, vi è una pletora di sproloqui non troppo interessanti che hanno come unico scopo quello di permettere all'autrice di piangersi addosso dipingendo ogni aspetto della propria vita come una calamità che il fato malvagio ha voluto porle davanti. Deve essersene resa conto anche la Ephron che, al momento di realizzare la trasposizione, ha deciso di rendere le cose più frizzanti dividendo equamente la durata della pellicola fra le storie delle due donne, nel tentativo di costruire un parallelo fra gli alti e i bassi dei loro percorsi di vita.
Idea più felice non poteva venirle in mente, perché in tal modo ci ha permesso di conoscere una donna tanto stravagante, determinata e irresistibile come Julia Child che, nella meravigliosa interpretazione di Meryl Streep (The Iron Lady, Il cacciatore), vale da sola l'intero film e trasforma una storia dimenticabile come quella del libro della Powell in una pellicola gustosissima. La Child è in realtà un'istituzione negli Stati Uniti (la sua cucina è addirittura in mostra allo Smithsonian National Museum of American History), dove condusse negli anni '60 una trasmissione televisiva in cui proponeva ricette piuttosto complicate realizzate con metodi a dir poco stravaganti. Il film ritrae gli anni precedenti al ritorno in America, quando la donna viaggiò per tutta Europa al seguito del marito diplomatico che la introdusse prima ai piaceri della buona tavola e poi all'arte della cucina, lei che prima a malapena sapeva cucinare un uovo. In particolar modo ci si concentra sugli anni passati a Parigi, di cui la Child si innamorò e dove si trasformò in una cuoca provetta; sono queste le sequenze più belle dell'intera pellicola, piacevoli per gli occhi grazie alla riproduzione quasi favolistica degli angoli e delle botteghe più caratteristiche della città, e quasi esilaranti nel riproporre la caparbietà con cui questo donnone sempre ottimista riuscì a dominare un'arte raffinata come quella della cucina francese (il cui segreto, sappiatelo, sono chili e chili di burro), a dispetto della diffidenza con cui fu inizialmente accolta. Come si diceva, la rappresentazione che ne dà la Streep è impeccabile nel riproporre sia la figura un po' sgraziata della Child sia il tono giulivo e pratico della donna (e infatti le fruttò la sua sedicesima candidatura agli Oscar come Migliore Attrice); se ne avete l'opportunità guardatevi il film in lingua originale per gustarvi l'impagabile accento francese della sua interpretazione. A farle da contraltare un altrettanto bravo Stanley Tucci (Amabili resti, Hunger Games) con cui la Streep aveva già lavorato ne Il diavolo veste Prada, nella parte del mite Paul Child. I due riescono perfettamente nell'impresa di restituire l'idea di una coppia tanto improbabile quanto affiatata, agli antipodi fisicamente e caratterialmente eppure uniti e pronti a sostenersi l'un l'altra.
All'avventura della Child per padroneggiare la cucina francese, Nora Ephron contrappone quella di Julie Powell per padroneggiare le ricette della Child. Come accadeva nel libro, anche qui Julie è in una fase di stallo della sua vita, insoddisfatta del suo lavoro di impiegata e costretta a vivere in un appartamentino dalla cucina minuscola per venire incontro alle esigenze lavorative del marito. Rispetto al libro Julie è descritta come un'aspirante scrittrice invece che un'aspirante attrice, scelta probabilmente fatta sia per esaltare il paragone con la Child che lottò per far pubblicare il suo libro di ricette sia perché la regista deve essersi resa conto che definirsi un'aspirante attrice senza aver mai nemmeno tentato di fare un provino poteva risultare poco sensato. Il film tenta anche di addolcire il lato più lamentoso e pesante della ragazza (opera veramente difficile se si considera che l'intero libro della Powell è una sequela di lamentele sulle proprie supposte disgrazie) anche se il contrasto tra l'incrollabile ottimismo della Child e la tendenza a farsi scoraggiare della Powell è comunque evidente e rende il parallelismo fra le due un po' stiracchiato.
Inoltre, poiché nel romanzo l'autrice riesce nell'incredibile impresa di rendere antipatico qualunque personaggio secondario della sua esistenza, la Ephron fa piazza pulita praticamente di tutti affiancandole semplicemente la solita migliore amica comprensiva e il solito gruppo di ex-compagne del college di successo da contrapporre alla piattezza della vita della protagonista. Rimane invariato solo il marito, un santo sia nel libro che nel film, ben allenato a ignorare le continue crisi di pianto della moglie o ad alleviarle con un bel drink alla vodka. Al di là della poca simpatia di Julie Powell, il suo alter ego cinematografico Amy Adams (American Hustle, Il dubbio) è come sempre all'altezza della situazione e ben tratteggia una ragazza semplice e un po' pasticciona che ha perso il controllo della sua esistenza. Non pervenuto invece Chris Messina (Argo, Vicky, Christina, Barcelona) nel ruolo del comprensivo consorte Eric, del resto la parte zerbinesca offriva poco margine di espressione.
Per soddisfare i tempi di una commedia cinematografica dell'epopea culinaria della Powell vengono mostrati solo gli episodi più divertenti, come la famosa lotta per l'assassinio delle aragoste, e vengono esaltate le sequenze di preparazione dei cibi, gioia visiva per lo spettatore.
Il risultato è un film simpatico, ben ritmato e con una sua personalità, che si lascia rivedere volentieri ogni qual volta vi annoiate e abbiate bisogno di tirarvi su il morale con qualcosa di poco impegnativo. Ma ricordatevi che, come tutti i film dedicati alla cucina, vi farà venire una gran fame.
Non ho letto il libro, e non lo leggerò, ma il film ha due tra le attrici più brave in circolazioni; la promettente Amy Adams e la Streep che è un colosso. Stupenda.