Recensione
Il romanzo della Tartt di circa 900 pagine si lascia letteralmente divorare per le prime settecento. Lo stile dell’autrice, Premio Pulitzer 2014, è limpido e scorrevole. Le vicende di Theo Decker, che perde la madre in un attentato al Metropolitan Museum, sono quanto di più coinvolgente si possa leggere.
L'autrice riesce a far vivere al lettore la solitudine adolescenziale di Theo e il suo innamoramento per Pippa, un’altra ragazzina sopravvissuta insieme al protagonista all'attentato e che, provetta musicista con una brillante carriera davanti a sé, dovrà abbandonare i propri sogni per i traumi riportati nello scoppio dell'ordigno piazzato nel museo dai terroristi. Ci sentiamo coinvolti dalle preoccupazioni di Theo quando viene inserito nella famiglia affidataria e temiamo per lui quando, terminato l’anno scolastico, dovrà andare a vivere a Las Vegas con il padre, giocatore di professione, e la sua compagna.
In questa città conosce Boris, un ragazzo della sua età per metà russo e per metà polacco, che ha perso a sua volta la madre e che vive con un padre violento. Fra i due giovani nasce una di quelle amicizie come solo fra adolescenti può crearsi. I due si proteggeranno a vicenda e vorranno condividere le prime esperienze con l'alcool e la droga.
Quando Theo, dopo la morte del padre, ritornerà a New York e come professione abbraccerà quella del restauro e commercio di mobili antichi, quasi d’improvviso lo ritroviamo ventiseienne. E’ a questa età che incontra nuovamente Boris, il suo amico d'adolescenza, e che il libro, da classico romanzo di formazione, si trasforma in thriller. E' anche a questo punto che la storia raccontata da Donna Tartt, alla ricerca di un lieto fine originale, inizia a sfilacciarsi. Theo e Boris si mettono alla ricerca del quadro, The Goldfinch, sottratto da una gang di ladri internazionali di opere d'arte. Ma mentre Boris è un giovane sempre pronto all'azione sia nel bene che nel male, Theo, straziato da sensi di colpa, è pieno di incomprensibili titubanze. In altre parole Theo, così accattivante da adolescente, da maggiorenne appare avere cambiato totalmente personalità diventando noioso e petulante.
Le titubanze e le incertezze di Theo che da minorenne suscitavano tenerezza, diventano irritanti in età adulta.
Il ritmo del romanzo, sempre sostenuto nel narrare la vita del protagonista adolescente, si stempera nelle ultime centocinquanta pagine nel raccontare lo stato di crisi del protagonista divenuto adulto. Questi rimane chiuso in una camera d'albergo impegnato in una delirante autoanalisi da cui peraltro si risolleverà in modo tanto imprevedibile quanto improbabile alla fine del romanzo.
Ciò premesso, la descrizione dei rapporti di Theo con la madre, di Theo con la famiglia affidataria Barbour dopo la morte del genitore e, successivamente, di Theo con il padre e la sua compagna sono in assoluto fra i più belli mai letti. Interessante è anche il modo vagamente surreale di come nasce il rapporto fra Theo e Pippa, anche se troppo razionale il motivo per cui quest’ultima si rifiuta di corrispondere al sentimento del protagonista verso di lei.
Se Donna Tratt non avesse scritto le ultime duecento pagine, non avrei esitato a dare il giudizio più alto a questo romanzo.
Giudizio:
+4stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Il cardellino
- Titolo originale: The Goldfinch
- Autore: Donna Tartt
- Traduttore: Mirko Zilahi de' Gyurgyokai
- Editore: Rizzoli
- Data di Pubblicazione: 2014
- ISBN-13: 9788817072380
- Pagine: 893
- Formato - Prezzo: Rilegato con sovraccoperta - Euro 20,00
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