Francesco Pecoraro è nato nel 1945 a Roma, dove vive e lavora come architetto urbanista. Ha esordito nel 2007 con la raccolta di racconti Dove credi di andare, pubblicata da Mondadori e vincitrice dei premi Napoli e Berto. Cura il blog Tashtego, di cui alcuni contributi sono stati pubblicati in Questa e altre preistorie, edito da Le Lettere.
L'ingegner Ivo Brandani è sempre vissuto in tempo di pace. Quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, Ivo ha sessantanove anni, è disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita. Lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del Mar Rosso: quella vera sta morendo per l'inquinamento atmosferico. Nel limbo sognante di un viaggio di ritorno dall'Egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni Duemila, i soprusi e le ipocrisie di un Paese travolto dal servilismo e dalla burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile, l'Egeo. E poi, ancora indietro nel tempo, le lotte studentesche degli anni Sessanta, la scoperta dell'amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo barbarico del dopoguerra, in cui Brandani ha vissuto gli incubi e le sfide della prima infanzia. Chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente, "La vita in tempo di pace" racconta, dal punto di vista di un antieroe lucidissimo, la storia del nostro Paese e le contraddizioni della nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo diventati.
Recensione
«Quelli come me sono organismi del Tempo di Pace, creature specifiche, con speciali adattamenti, come quegli insetti che si trovano nelle grotte, ciechi senza sapere di esserlo, bianchi per mancanza di luce eppure convinti che il mondo sia tutto lì. Non abbiamo idea di cosa voglia dire combattere per la patria, anzi la patria non sappiamo cosa sia, non proviamo nulla per la patria, se non fosse per un vago senso di amor proprio che ci scatta quando qualcuno dice pizza-mandolino-mafia-corna. [...]Il Tempo di Pace è solo una guerra silenziosa di tutti contro tutti.»
Non stupisce di trovare tra la cinquina finalista al Premio Strega un testo come questo. Si affollano ne La vita in tempo di pace i temi più amati dagli italiani: il relativo benessere del dopoguerra, il sapore di mare, sapore di sale delle estati degli anni Sessanta; il comunismo e il clima universitario del Sessantotto; il rappel à l'ordre e il rientro nella società capitalistica dopo il fallimento degli ideali giovanili: settant'anni d'Italia, insomma, narrati dall'alter-ego romanzesco di Francesco Pecoraro, Ivo Brandani, come lui romano (anzi, della «Città di Dio»), come lui nato nel 1945, come lui impegnato nel settore architettonico-ingegneristico.
A narrare a ritroso, dalla recente esondazione del Tevere - ai cui danni le istituzioni prive di mezzi non possono provvedere - ai primi anni di sfollamento nelle campagne romane, è l'ingegnere Ivo Brandani, figlio di un'Italia in tempo di pace, espressione (e titolo) evidentemente sarcastica perché non solo la cosiddetta pace vissuta dal mondo occidentale dopo la fine della Seconda Guerra è del tutto fittizia, ma Brandani stesso è perennemente coinvolto in conflitti di natura familiare, morale e ideologica, primo tra tutti quello con la prepotente figura paterna (l'onnipresente ombra del Padre, che grava sull'insicuro protagonista persino dopo la sua morte, e che si contrappone alla consolante figura della Madre andata via troppo presto, pervade ogni singola pagina del romanzo in una lunghissima Lettera kafkiana dei nostri tempi).
Agli archi narrativi, indipendenti tra loro, si intervallano le riflessioni dell'Ivo Brandani settantenne, incaricato di ricostruire l'agonizzante barriera corallina del Mar Rosso, durante l'apatica attesa nell'aeroporto di Sharm el-Sheik e il successivo volo che lo riporterà nella Città di Dio. L'ultimo giorno di lucidità prima del coma e della morte, come viene anticipato al lettore immediatamente all'inizio del romanzo.
Pecoraro sa scrivere, bisogna dirlo, e soprattutto sa adattare la sua scrittura all'andamento umorale della voce narrante: ora frasi brevi e spezzettate per restituire la concitazione, ora un periodare lungo e complesso, ora la prevalenza dei dialoghi sulla descrizione. Non ho apprezzato però certi vezzi, tra cui l'uso dell'arcaico non ostante al posto di nonostante, e - all'estremo opposto - l'ammiccante angloamericanismo & a sostituire la congiunzione e in certi contesti. Si notano peraltro alcuni refusi sfuggiti alla revisione, tra cui il divertente comparire di un bRanco di pesci.
Per concludere, dunque, questo romanzo non ha difetti se non la sua bulimica prolissità e la fastidiosa domanda persistente che genera: cosa c'è di nuovo? Veramente il Premio Strega, al di là dell'indubbio valore letterario di Pecoraro, non riesce ad affrancarsi un po' dalla solita solfa?
Giudizio
+3stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La vita in tempo di pace
- Autore: Francesco Pecoraro
- Editore: Ponte alle Grazie
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Scrittori
- ISBN-13: 9788862209670
- Pagine: 509
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16.80
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