7 giugno 2014

Il clan dei miserabili - Umberto Lenzi

Roma, primavera del 1947. Negli studi di Cinecittà sono in corso le riprese del film “I Miserabili”, diretto da Riccardo Freda e interpretato da attori del calibro di Gino Cervi e Valentina Cortese. Qualcosa, però, non va come dovrebbe. Sul set viene ritrovato il cadavere di Tiberio De Santis, un individuo equivoco, già sentimentalmente legato a una funzionaria della società cinematografica “Lux Film”. È un omicidio passionale come crede la polizia? Oppure c’è in ballo qualcosa di più grosso? Per risolvere il mistero, il produttore del film si affida al detective privato Bruno Astolfi, un ex pugile ed ex commissario di polizia radiato ai tempi del fascismo per la sua ostilità al regime. Tra labili indizi e false piste, l’investigatore si muove nel sordido sottobosco della malavita romana, senza trascurare il mondo patinato della cinematografia. Quando, però, vengono compiuti nuovi efferati omicidi, Astolfi comprende che l’inchiesta sarà molto più complessa del previsto. Una caccia caparbia e mozzafiato lo porterà finalmente sulle tracce del misterioso assassino e delle sorprendenti verità celate dai delitti. Sarà una partita molto rischiosa, però, per la quale il “detective dei divi” arriverà a mettere in gioco la stessa vita.

Recensione

Il Clan dei Miserabili è il sesto romanzo di Umberto Lenzi che ha come protagonista Bruno Astolfi, già commissario di polizia, costretto a lasciare il suo incarico in quanto antifascista, quando ancora il regime era al potere.

La storia si svolge nell’immediato dopoguerra partendo dal set di Cinecittà, teatro del primo di una lunga serie di delitti, in cui si sta girando il film tratto da I Miserabili -da cui il doppio senso del titolo- di Victor Hugo. Diversi sono gli attori di spicco che compaiono ad interpretare i vari personaggi, a cominciare dai protagonisti: Gino Cervi nella parte di Jean Valjean e Valentina Cortese in quella di Cosette. Ma sono molteplici le personalità del cinema e della cultura che fanno una veloce comparsa nel romanzo (De Sica, Moravia, Zavattini, Morante, Totò, eccetera) senza avere peraltro una parte significativa e con la sola motivazione di rendere la lettura più curiosa. Si ricorda, al proposito, che Umberto Lenzi ha fatto per lungo tempo il regista e che conosce bene l’ambiente in cui cerca di coinvolgere il lettore.
Vengono inseriti nel romanzo anche i ritornelli di molte canzoni di moda negli anni '50 che sentivamo canterellare dai nostri nonni (La vie en rose, Piemontesina bella, Serenata celeste, Cantando con le lacrime agli occhi, ...). Le canzoni e le automobili del protagonista - una Lancia Ardea prima e successivamente un’Aprilia - danno al romanzo un gusto volutamente retrò.

Il romanzo di Lenzi appare come una parodia dei gialli americani degli anni '40. A condurre le indagini, infatti, c’è un investigatore privato sul genere di Marlowe, il detective nato dalla penna di Chandler, pronto a usare i muscoli in caso di necessità e con la passione per il whisky e le belle donne. Il poliziotto privato italiano si chiama Bruno Astolfi, –ricordiamo che è un ex pugile-, vestito elegantemente come il suo illustre predecessore, ma che contiene le sue performance con il sesso femminile essendosi appena sposato. Per quanto riguarda poi gli alcoolici, dimostrandosi un poliziotto privato de noantri, beve solo Fernet.
A fare da spalla a Bruno Astolfi è l’ottuso commissario Patané, costretto suo malgrado per la soluzione del caso a dipendere dalle indagini del poliziotto privato verso di cui ha un debito di riconoscenza.

Le intuizioni di Astolfi non sono particolarmente brillanti: i suoi progressi nelle indagini dipendono prevalentemente da colpi di fortuna e, affrontando i rischi in prima persona, lascia che i cattivi lo prendano di mira, senza però mai riuscire a farlo recedere dalla ricerca della verità.

Il romanzo è vivace, a tratti divertente, ma dal punto di vista investigativo è piuttosto carente. Bruno Astolfi si limita ad agitare le acque con le sue indagini, facendo emergere per pura combinazione gli indizi che porteranno ad individuare il colpevole o i colpevoli. La prova più eclatante è quella derivante dalla scoperta di un diario, rinvenuto nella cassaforte di una delle vittime, in cui viene spiegato il concatenarsi degli eventi. Il diario in questione viene trovato proprio da Bruno Astolfi dopo aver forzato di soppiatto la serratura della sua abitazione. Da sottolineare che la cassaforte era stata lasciata casualmente spalancata dall’amante della vittima stessa quando si era premunita di sottrarne contanti e gioielli. Prove, pertanto, molto “telefonate”, che tolgono sostanza alla parte propriamente gialla del romanzo.

Giudizio:

+3stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Il clan dei miserabili
  • Autore: Umberto Lenzi
  • Editore: Cordero Editore
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • ISBN-13: 9788898130122
  • Pagine: 170
  • Formato - Prezzo: Brossura - Euro 14,00

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