Recensione
L'idea di base di Inferno che apre una trilogia dei Canti delle Terre divise è semplice, ma non semplicistica: usare come modello di riferimento immediato la Divina Commedia, che tutti hanno perlomeno studiato a scuola (particolare non secondario, visto che il pubblico di Gungui è formato soprattutto da quelli che il libro definisce giovani adulti, cioè quelli che senza leggi di marketing si chiamano ragazzi), adattandola però ad un mondo futuro o futuribile, quasi post atomico, un po' Blade Runner e un po' Fuga da New York. Il tutto condito con una storia d'amore dove Alec, il giovane protagonista, va a cacciarsi nell'Inferno - mondo e prigione allo stesso tempo – pur di far fuggire la sua amata Maj, ingiustamente rinchiusa là.
Ora,
l'idea dell'andare all'Inferno (letterale) pur di salvare la propria
amata non è del tutto originale (pensiamo ad esempio ad Al di là
dei sogni, film con il premio Oscar Robin Williams, dove il
protagonista scende negli Inferi pur di salvare la sua donna), ma non
per questo deve essere considerato a tutti i costi un limite.
Il
limite vero risiede invece nell'affrontare aspetti importanti del libro come
la nascita della storia d'amore tra i due giovani con una velocità
eccessiva, talmente disarmante da lasciare un po' perplessi. Più o
meno si prova la stessa sensazione di quando si guardano le scene
importanti di un bel film, scene che si intuisce subito devono essere
importanti, schiacciando però il tasto dell'avanzamento veloce.
Tutta quella cura usata per descrivere in modo bello, sicuramente
affascinante, quello strano mondo in cui si dipana la storia in
questo caso sembra così sparire di colpo. Inevitabilmente, alcuni
tasselli della psicologia dei personaggi si perdono o non vengono
neppure presi in considerazione, tanto che alla fine appaiono un
po' contraddittori. E d'accordo che al cuor non si comanda,
soprattutto da giovanissimi, ma anche la determinazione di Alec nel
scendere all'Inferno pur di salvare Maj rischia così di apparire
una scelta, come dire?, forzosamente eccessiva o poco supportata. Ed
è un peccato.
Si alternano così descrizioni e spunti avvincenti (ad esempio la prigione) a momenti troppo frettolosi; per dirla tutta, momenti che ti lasciano un po' di amaro in bocca perché il romanzo riesce a trascinarti, per poi ricadere, salvo poi risollevarsi. Ci si trova così su un ascensore che continua a salire e scendere, ti porta in un mondo assolutamente originale e inquietante (anche se mancano le indicazioni, magari sommarie, su come diavolo sia stato possibile arrivare a quel punto), poi si aggroviglia in fatti molto, molto più banali (o forse cerca di strizzare l'occhio, non so dire, ai potenziali lettori, alle loro emozioni, al loro quotidiano). Inferno, come detto, è il primo libro di una trilogia. Vedremo se, dopo questo inizio un po' faticoso e incerto, saprà decollare come l'idea e le potenzialità a tratti espresse meriterebbero.
Giudizio:
+2stelle+Dettagli del libro
- Titolo: I canti delle Terre divise: Inferno
- Autore: Francesco Gungui
- Editore: Fabbri
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Crossing
- ISBN-13: 9788845194344
- Pagine: 430
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 14,90
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