18 maggio 2014

L'ultima ragione dei re. Ultima ratio regum - Joe Abercrombie

La fine è vicina. La battaglia infuria, il Re degli Uomini del Nord non accenna a cedere, e c'è solo un uomo che può fermarlo. Il suo più vecchio amico, che è anche il suo più vecchio nemico. Per Novedita il Sanguinario è ora di tornare a casa. Con troppi capi e troppo poco tempo, il Superiore Glokta sta combattendo un altro tipo di guerra. Una lotta segreta in cui nessuno è al sicuro e il tradimento è sempre in agguato. Anche se i giorni della spada sono ormai lontani, almeno il ricatto, le minacce e la tortura non passano mai di moda. Jezal dan Luthar ha deciso che combattere per la gloria è troppo doloroso, così volta le spalle alla vita da soldato per dedicarsi a un'esistenza più tranquilla. Ma la gloria ha la cattiva abitudine di coglierti alle spalle quando meno te lo aspetti. Mentre il Re dell'Unione è sul letto di morte, i contadini si ribellano e i nobili si accapigliano per rubargli la corona. Eppure nessuno crede che l'Unione stia per essere colpita al cuore. Solo il Primo Mago ha un piano per salvare il mondo, ma ci sono dei rischi. Dopotutto, non c'è rischio peggiore della violazione della Prima Legge...

Recensione

Con L'ultima ragione dei re si conclude la Trilogia della Prima Legge di Joe Abercrombie, iniziata con Il richiamo delle spade e proseguita con Non prima che siano impiccati. Una conclusione che - paradossalmente - manca del ritmo del secondo volume, che reputo tra i tre il migliore, ma che colpisce per l'anticonvenzionalità della sorte destinata ai personaggi.

Ma andiamo con ordine. Gli eventi de L'ultima ragione dei re (stavolta il titolo è una traduzione della locuzione latina fatta incidere da Luigi XIV sui suoi cannoni: ultima ratio regum, "[la forza] è l'ultima ragione dei re") si riallacciano direttamente alla fine del volume precedente. Il viaggio di Bayaz ai confini del mondo in compagnia del barbaro Logen Novedita, dello spadaccino Luthar e dell'ex schiava Ferro, guidati dal navigatore Piedelungo, si è concluso con una débâcle: il pericoloso artefatto che il mago cercava, il Seme, non si trovava dove avrebbe dovuto essere, e la compagnia si rimette in viaggio per Adua su cui incombe la turba dei barbari di Bethod dal nord e lo sterminato esercito dei Gurkish da sud. Lo spadaccino inquisitore Sand dan Glokta ha il suo daffare per onorare i suoi doveri non solo verso l'Arcilettore Sult, che da sempre lo controlla, ma anche verso la banca Valynt&Blank, che gli ha fornito un'ingentissima somma di denaro per erigere le difese di Dagoska e che ora pretende da lui cieca obbedienza. West si ritrova suo malgrado a ricoprire la massima carica dell'esercito e di guidare le truppe nelle ultime fasi della battaglia contro Bethod.
Al ritorno del gruppo principale ad Adua, le strade dei protagonisti tornano a dividersi: Luthar, grazie alle manovre di Bayaz, sempre più attivo dietro le quinte per perseguire scopi solo a lui noti, viene riconosciuto quale bastardo reale e incoronato re di Adua; Logen si dirige a nord per unirsi a West nella battaglia contro Bethod; Ferro, risoluta nella sua ricerca di vendetta contro i Gurkish, rimane a fianco del mago, mentre Piedelungo scompare nelle mani dell'Inquisizione che vorrebbe saperne di più sui piani di Bayaz.

I capi dei molti fili si riannodano nel finale rocambolesco e amaro di questa tutto sommato soddisfacente trilogia: avevo lamentato l'eccessiva rigidità dei personaggi, che nei volumi precedenti (meno nel secondo) risultavano pressoché piatti nel loro aderire a perfetti stereotipi al contrario; questa sensazione svanisce quasi del tutto ne L'ultima ragione dei re.
Luthar, ad esempio, riesce a non scivolare nella svenevole trappola del vanesio nobilotto che un viaggio periglioso trasforma in impavido eroe; tutt'altro: nonostante il viaggio ai confini del mondo operi in lui un lieve e temporaneo cambiamento, lo spadaccino resta sostanzialmente pusillanime come promesso già dalla presentazione. Abercrombie fa calare su Luthar un sipario ben poco lusinghiero, come a voler rimarcare che un cambiamento netto, anche se desiderato, quasi mai è possibile.
Tale morale sembra permeare il finale di tutte le storie individuali dei personaggi: Logen Novedita, che per tre volumi continua a ribadire di desiderare la pace, è un assassino (nonché un berserker) e come tale è destinato a farsi attorno terra bruciata nonostante i buoni propositi di diventare un uomo migliore; Ferro, probabilmente il personaggio peggio caratterizzato, non abbandonerà la sua ansia di vendetta nemmeno dopo un bagno nel sangue dei suoi nemici; persino Glokta - che, nonostante sia apparentemente il personaggio più amato dai lettori, continuo a trovare eccessivamente ricalcato su Tyrion Lannister - dimostra che un cambiamento è impossibile: per quanto egli cerchi di affrancarsi dal suo ruolo di marionetta dei potenti, scopre infine di essere incastrato da molto in un giogo invisibile ben più indistruttibile di quello che lo legava all'Arcilettore Sult. Ma è a West che tocca il finale più amaro di tutti, forse per rimarcare ancora una volta che non esiste giustizia e che i sacrifici sono inevitabili.
Lascio infine al lettore il piacere di (ri)scoprire Bayaz, il personaggio che più ha da offrire nella saga di Joe Abercrombie, come d'altronde Il richiamo delle spade aveva lasciato presagire.

In conclusione, il mio giudizio complessivo sulla saga rimane soddisfacente, sebbene questa - mi ripeterò - non si sia rivelata all'altezza del tanto parlare che se ne è fatto in rete. Resta comunque a un livello superiore rispetto alla maggior parte del ciarpame di genere sfornato in Italia ogni anno.

Giudizio:

+3stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: L'ultima ragione dei re. Ultima ratio regum
  • Titolo originale: Last Argument of Kings
  • Autore: Joe Abercrombie
  • Traduttore: B. Tavani
  • Editore: Gargoyle
  • Data di Pubblicazione: aprile 2014
  • Collana: Extra
  • ISBN-13: 9788898172269
  • Pagine: 811
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - 19.90 Euro

1 Commenti:

  • 19 maggio 2014 alle ore 12:07

    A me è piaciuta molto la svolta finale, soprattutto intorno agli "esiti" dei singoli personaggi. Persino Luthar, noiosissimo in tutti i libri, mi riesce simpatico. Però nel complesso condivido il tuo parere. In realtà io ho sempre trovato giudizi contrastanti sulla serie, non tutti positivi; e giudizi migliori invece sui libri successivi, autoconclusivi e forse meno ridondanti.

    Per inciso, anche a me Glotka ha ricordato molto Tyrion. E' strano, perché per il loro vissuto dovrebbero essere personaggi diversissimi. In Glotka a volte emerge quella follia da cui è scampato per un soffio, ma quando indossa vesti più civili è in effetti simile al nanetto, ma solo, credo, perché Tyrion ormai mi accompagna da 10 anni e passa, ed è diventato una sorta di modello. Non credo che questa vicinanza faccia bene ad Abercrombie, paragonato a Martin anche quando il raffronto si regge su pochissimi appigli.

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