Recensione
Il sapore della vendetta è il quarto libro della Saga della Prima Legge, di cui abbiamo già recensito i primi due volumi nei giorni scorsi, qui e qui.
Della trilogia iniziale, che si conclude con il romanzo L'ultima ragione dei Re, appena pubblicato da Gargoyle, questo quarto episodio condivide solo l'ambientazione e qualche personaggio secondario, qualificandosi come uno standalone leggibile anche senza aver letto i volumi precedenti.
Il sapore della vendetta ha infatti una sua trama originale con un inizio e una fine ben definiti, sebbene i dettagli sulla situazione geografica e politica dell'immaginaria Styria inventata da Abercrombie siano lasciati abbastanza sfumati e non sempre siano chiarissimi per i lettori che non hanno letto la trilogia originale.
Inoltre tornano in quest'opera con dei piccoli camei personaggi già visti in precedenza come Vitari, Carlot e Jezal, mentre figure appena accennate nei primi tre romanzi, quali il mercenario Nicomo Cosca e l'uomo del nord Caul il Brivido, ricompaiono con ruoli di primo piano facendo gongolare gli affezionati della saga che potranno dire con soddisfazione "Ehi, ma lui lo conosco, era quello che...".
Il personaggio principale, Monza Murcatto, è però tutto una novità: una donna guerriero, capitano dei mercenari delle Mille Spade, dura, cruda, volgare, ma coraggiosa e dalla mente affilata. Tradita dal suo datore di lavoro, il Granduca Orso, e da coloro che riteneva più fidati, lanciata giù da una montagna e data per morta, a Monza rimane un'unica ragione di vita: la ricerca della vendetta per il tradimento che è costato la vita all'amatissimo fratello Benna.
Il suo punto di vista,che pur rimane sempre quello principale, si alterna a quello degli altri membri della scalcinata compagnia che costituisce il suo piccolo esercito privato in questa impresa disperata:un ex-mercenario ubriacone,un barbaro con dubbi esistenziali, un avvelenatore tanto bravo quanto vanesio e la sua (in)fedele assistente e un ex-galeotto con la fissa per i numeri.
Il leit-motiv di Abercrombie è sempre quello degli anti-eroi: ubriaconi, corrotti, spietati o codardi, tutti i suoi personaggi sfuggono all'ideale di eroe mosso da nobili sentimenti che ricerca giustizia per sé e per il mondo. Le motivazioni che spingono Monza e i suoi alleati sono assolutamente egoistiche e a volte irrazionali, eppure l'autore riesce a convincerci ad accettarli per quel che sono e a parteggiare per loro, nonostante i fatti dimostrino chiaramente che a nessuno di loro si applica l'immagine della vittima innocente.
La parola chiave della narrazione di questo scrittore è l'ambiguità, che è poi il punto forte della caratterizzazione dei suoi personaggi. Fin dalle prime pagine pensiamo di aver inquadrato Monza: la "serpe di Talinis", la "macellaia di Caprile", una che tutto sommato sembra meritarsi ciò che le è capitato e che probabilmente avrebbe fatto lo stesso se si fosse trovata dall'altra parte. Ma l'autore scava nel passato della protagonista, indaga sulle sue azioni, ne mostra una complessità e un'evoluzione nel corso del romanzo che le permette di uscire dallo stereotipo della donna guerriero, tecnica applicata a tutti i personaggi del racconto.
A volte funziona e a volte no. Caul il Brivido, ad esempio, si presenta come un personaggio interessante e complesso, un barbaro che vuole diventare una "persona migliore" senza sapere bene cosa significhi e che reagisce con perplessità alla sete di vendetta e al disincantato cinismo di Monza. Gli eventi ovviamene intaccheranno questo ingenuo ottimismo, ma la sua figura si perde un po' per strada, tanto che nella seconda parte del romanzo passa da co-protagonista a figura di secondo piano, lasciando spazio a altri personaggi più stimolanti come l'imprevedibile Nicomo Cosca, uno dei migliori dell'opera.
E proprio l'imprevedibilità è il secondo punto di forza dello stile narrativo di Abercrombie, che sembra essere specializzato nel creare situazioni di apparente calma e tranquillità improvvisamente interrotte d colpi di scena,voltafaccia e imprevisti che ribaltano la situazione nel giro di poche righe e,con essa la prospettiva del lettore che credeva ormai di aver capito quale sarebbe stato il corso degli eventi. Nonostante i molti personaggi e i numerosi intrighi, la trama appare a prima vista piuttosto lineare, ma lo scrittore riesce a conferirle mordente e vivacità senza mai permettere al lettore di rilassarsi nelle quasi 800 pagine di narrazione, anche grazie al giusto dosaggio delle sequenze di battaglia, per il quale Abercrombie è sicuramente portato e che riesce a descrivere con realistica brutalità, ma che si alternano in equa proporzione a episodi più discorsivi, in modo da non appesantire il racconto.
L'applicazione dell'etichetta fantasy a questo genere va sempre presa con le pinze: l'ambientazione simil-rinascimentale è del tutto opera di fantasia, ma la magia è quasi del tutto inesistente, cosa che personalmente non trovo negativa visto che l'accoppiata cavaliere-stregone è ormai un cliche fin troppo abusato. Al di là dell'ambientazione immaginaria, Il sapore della vendetta si colloca sulla scia dei romanzi d'avventura d'approccio "storico", come e ancor più delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di Martin a cui è stato spesso paragonato. Lo stile di Abercrombie manca del respiro epico dell'opera di Martin e la divisione del racconto in diversi punti di vista non è così ben congegnata, tanto che a volte la scorrevolezza della lettura ne viene intaccata, ma l'autore compensa con una maggiore dose di ironia e una maggiore attenzione alle implicazioni "etiche" delle azioni dei suoi personaggi, per cui alla fin fine il risultato è piuttosto diverso ma non meno interessante o coinvolgente.
Personalmente ho trovato Abercrombie una bella sorpresa e mi sento di liberarlo dal peso dei paragoni forzati con autori già diventati di culto; il romanziere inglese ha tutte le carte in regola per ritagliarsi un proprio posto nel panorama fantasy (cosa che peraltro nel mondo anglosassone sta già facendo): l'inventiva e la capacità di sorprendere garantiscono che il suo pubblico non si annoi mai.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il sapore della vendetta
- Titolo originale: Best served cold
- Autore: Joe Abercrombie
- Traduttore: Edoardo Rialti
- Editore: Gargoyle
- Data di Pubblicazione: 30 aprile 2014
- Collana: Extra
- ISBN-13: 9788898172306
- Pagine: 796
- Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta -24,00 Euro
"Personalmente ho trovato Abercrombie una bella sorpresa e mi sento di liberarlo dal peso dei paragoni forzati con autori già diventati di culto"
Sottoscrivo!
In realtà non ho letto nessuno dei romanzi successivi alla trilogia, ma leggevo che secondo molti è qui che dà il meglio. Ho visto che questo libro è appena uscito, ma se ne parla ormai dopo The Heroes (se non altro perché già ce l'ho).