Recensione
Viviane è una persona disturbata ed è convinta di avere ucciso il suo analista. Aveva l’arma: i coltelli che si era portata via da casa del marito; il movente, dal momento che odiava l’analista, che riteneva non riuscisse ad aiutarla a risolvere i suoi problemi; l’occasione, poiché la vittima, pur non nascondendo un certo fastidio, si era degnata di concederle un appuntamento quando lei, a seguito dell’abbandono da parte del marito, aveva sentito di essere in procinto di avere un crollo psichico.
Viviane, nel suo delirio, è convinta di essere invisibile al prossimo. Secondo lei ne è una prova il fatto che, nonostante i numerosi indizi a suo carico, la polizia non la ritenga colpevole. E’ proprio durante le pause di un suo interrogatorio di routine, quale persona a conoscenza della vittima, che viene a sapere che ci sono altri indagati per la morte dell’analista. Fra questi c’è la moglie da cui l’analista viveva separato, l’amante incinta dell'analista stesso, l'amante della moglie dell'analista e un paziente dell'analista che aveva in passato minacciato una ragazza con un coltello.
Viviane, in congedo temporaneo per maternità, alla ricerca di se stessa, segue le persone implicate e interloquisce con loro, talvolta amichevolmente e talvolta arrivando invece perfino alle mani.
Viviane verrà ricoverata in un istituto psichiatrico quando il marito, che ha notato sulle sue braccia segni di violenza, la denuncerà alla polizia per ottenere la custodia della figlia. A quel punto Viviane, vedendosi sottrarre la bambina, avrà un crollo psichico e si autodenuncerà.
Ma è veramente lei la colpevole della morte dell’analista? Lasciamolo scoprire al lettore. Da parte nostra possiamo solo dire che il romanzo è scorrevole e si legge volentieri. Si apprezza il ribaltamento del cliché che vorrebbe che siano i figli a uccidere il padre o la madre; in questo caso a essere ucciso è l’analista e il mezzo potrebbero essere i coltelli ricevuti in regalo dalla madre di Viviane il giorno in cui si è sposata (ma non si dice che siano da evitare i regali appuntiti o taglienti perché porterebbero sfortuna?).
La voce narrante del romanzo viene spesso trasformata dalla terza alla prima persona con l’intento di rendere il personaggio di Viviane meno definibile, più delirante, un soliloquio logico in mezzo al nulla, come lo definisce Julia Deck. Per quanto l’intenzione dell’autrice sia lodevole, tuttavia il cambiamento di prospettiva spiazza talvolta il lettore che, disorientato, deve tornare da capo nella lettura del capitolo.
Più che all’intreccio criminale, che non ha un grosso spessore, l'intenzione dell'autrice era quello di attrarre il lettore con il racconto della follia in cui cade il personaggio ed in questo riesce benissimo. Viviane spia le altre persone sospettate dalla polizia alla ricerca della propria identità. Potremmo definire questo romanzo un giallo, non tanto -o non solo- psicologico, quanto psicoanalitico.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Viviane Elisabeth Fauville
- Titolo originale: Viviane Elisabeth Fauville
- Autore: Julia Deck
- Traduttore: Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimondi Greco
- Editore: Adelphi
- Data di Pubblicazione: 2014
- Collana: Fabula
- ISBN-13: 9788845928628
- Pagine: 129
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00
0 Commenti a “Viviane Elisabeth Fauville - Julia Deck”
Posta un commento