16 aprile 2014

Speciale Premio Pulitzer: Olive Kitteridge - Elizabeth Strout

Elizabeth Strout nasce a Portland, nel Maine, da un professore di scienze e un'insegnante. Le coste e i boschi del Maine popoleranno la narrativa dell'autrice, che fin da giovanissima dimostra una spiccata sensibilità letteraria.
Nel 1982 pubblica la sua prima storia sulla rivista New Letters. Trasferitasi a New York, continua a scrivere racconti per riviste letterarie, lavorando nel frattempo al suo primo romanzo, che la impegnerà per più di sei anni: Amy e Isabelle (1998), cui segue Resta con me.

Nel 2009 la sua raccolta di storie Olive Kitteridge, finalista insieme a The Plague of Doves di Louise Erdrich e All Souls di Christine Schutt, viene premiata con il Premio Pulitzer. Nel 2010 l'opera riceve anche il premio italiano Bancarella.
Nel 2013 esce il suo (attualmente) ultimo romanzo, I ragazzi Burgess. Tutti i romanzi di Elizabeth Strout sono stati pubblicati in italiano da Fazi Editore.


In un angolo del continente nordamericano c'è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull'Oceano Atlantico c'è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un'insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell'animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull'altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: "Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi". Con dolore, e con disarmante onestà, in "Olive Kitteridge" si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana - e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un'alta pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo "romanzo in racconti", del Premio Pulitzer 2009.

Recensione

«Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi».

Olive Kitteridge non è un romanzo, ma una raccolta di tredici racconti scritti e pubblicati tra il 1992 e il 2007 che condividono l'ambientazione - Crosby, una cittadina costiera del Maine - e la presenza, in prima persona o come cameo, del personaggio di Olive Kitteridge, da cui prende il nome l'opera.
I racconti, ordinati cronologicamente e non per data di pubblicazione, narrano tredici storie autoconclusive. Sono storie di solitudine, racconti introspettivi quasi sempre di tono malinconico e non privi di una certa claustrofobia; lo sguardo acuto della Strout scatta istantanee di vita privata in diversi momenti di un arco trentennale, fotografando soggetti di ogni età, sesso e condizione sociale che si dibattono tra le grige onde della loro esistenza senza riuscire a emergere dalla loro joyciana paralisi. Giovani o anziani, tutti i personaggi patiscono un male di vivere che sembra accomunare l'intera comunità di Crosby.
I temi sono quelli piccoli e grandi della vita quotidiana: la solitudine, il tradimento, il matrimonio, la disillusione, l'incomunicabilità, la tristezza della vecchiaia che si appresta, la malattia, la depressione, la morte, ma soprattutto il difficile rapporto tra genitori e figli. Eppure, nonostante l'amarezza di fondo, non si può ignorare il disperato inno alla vita che traspare da questi racconti.

Nel mosaico di scene spicca Olive Kitteridge, donna energica e spesso sgradevole; fredda nel ritratto che ne dipinge il marito farmacista, a lei legato da un lungo matrimonio spesso difficile ma mai vacillante; tirannica per il figlio imbelle, sempre pronto a scaricare su qualcun altro la colpa dei propri fallimenti; mai dimenticata dai suoi ex studenti, ora per le sue dure lezioni di vita che talvolta li hanno segnati, ora con terrore per il suo occhio penetrante e i suoi giudizi lapidari; altrettanto rispettata e disprezzata dai suoi concittadini, che vedono in lei un robusto pilastro della comunità, ma anche una fastidiosa presenza che rivela scomode verità. Genuinamente religiosa senza per questo mancare di estrema praticità, Olive pecca spesso di prepotenza, convinta com'è dell'esistenza di due soli modi di far le cose: a modo sbagliato e a modo suo.

Qualcuno non ritiene Olive Kitteridge all'altezza del Pulitzer; ebbene, se il premio è dedicato agli scrittori che meglio sono stati in grado di cantare l'America, pochi lo hanno meritato come Elizabeth Strout, dotata di una capacità descrittiva eccezionale, di uno stile evocativo talvolta fin troppo crudo, e di una squisita sensibilità femminile in grado di penetrare a fondo nei propri personaggi e di restituirli al lettore senza alcun pudore.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Olive Kitteridge
  • Titolo originale: Olive Kitteridge
  • Autore: Elizabeth Strout
  • Traduttore: S. Castoldi
  • Editore: Fazi Editore
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • Collana: Le strade
  • ISBN-13: 9788864110332
  • Pagine: 383
  • Formato - Prezzo: Brossura - 18.50 Euro

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